Il senso di Michail per la neve

Michail Bulgakov, Memorie di un giovane medico, tr. Paolo Nori, Marcos y Marcos, pp. 203, euro 13,00 stampa

Potendomi scegliere un compagno d’avventura con cui ritrovarmi al bar per fare quattro chiacchiere, quel qualcuno sarebbe senza alcun dubbio Michail Bulgakov. Poi chiamerei Paolo Nori a fare da interprete, anche perché io il russo confesso di non averlo studiato a scuola.

La coraggiosa casa editrice Marcos y Marcos nella collana MarcosUltra sceglie di ripubblicare questo piccolo gioiello della letteratura russa in un’edizione veramente elegante e piccina, tradotta e curata da Paolo Nori, affermato scrittore e appassionato conoscitore della letteratura russa. Otto racconti, otto aneddoti che vengono raccolti nel 1917 dall’autore, pubblicati tra il 1925 e il 1926, e che segnano l’inizio della sua carriera di scrittore. Appena uscito dalla facoltà di medicina con il massimo dei voti, un ventitreenne Michail Bulgakov si ritrova catapultato in un piccolo villaggio sperduto nella neve che ricopre tutto, implacabile. Lì, in mezzo al nulla, dovrà fare i conti con i malati, quelli veri, i poveri del popolo con le loro credenze e diffidenze. Unici aiuti due ostetriche e un infermiere, ma il giovane dottore incredibilmente riesce non solo ad affrontare con la giusta lucidità i vari casi che gli vengono sottoposti ma anche – con una forte dose di fortuna – a rendersi apprezzato e quasi indispensabile.

Il Michail che esce da questi racconti è un Michail che spiazza: ironico, brillante ma anche dal lato umano molto forte. Immaginate dunque una situazione difficile in cui si presenta al dottore una ragazza caduta nel maciullo del lino e con una gamba in condizioni critiche. La scelta è dura ma Bulgakov opererà la sua prima amputazione salvando la vita alla paziente. Quella che si dice una partenza col botto. Oppure un caso di parto con rivolgimento. È vero, alcuni termini sono tecnici e senza troppe spiegazioni ma il lettore rimane comunque incantato a seguire l’evolversi della situazione senza distrarsi minimamente.

E poi ernie, denti cariati, malaria, altre amputazioni…sono molti i casi che il giovane Dott. Bulgakov deve affrontare, in cui la bravura e la capacità d’adattamento dànno dimostrazione di essere ben radicati in lui, ma è con un paziente in particolare che si ride. Questo paziente infatti risolleva inizialmente il morale del dottore. che non avendo giorni di riposo deve visitare un centinaio di persone al dì. L’analfabetismo era però ancora molto diffuso tra il popolo, per cui quando in ospedale si presenta un mugnaio colto a Bulgakov si stringe il cuore. Il risvolto della situazione è però tragicomico: la cura che prevede una dose di chinino ogni quattro ore, viene ingerita per intero in un’unica soluzione dal mugnaio; “per evitare di perdere tempo” è la giustificazione, riportando così il medico alla realtà dei fatti.

Ovviamente traspare anche il lato umano di un giovane laureato senza una vera e propria esperienza sul campo, per cui quando Bulgakov cerca di far nascere un bambino ma nella fase finale gli rompe un braccio, poco importa se il feto era già morto. Sarà lui a dover fare i conti con il rimorso, perché avrebbe potuto fare di meglio. Oppure combattere con l’ignoranza di un paziente malato di sifilide al secondo stadio che crede che un semplice sciroppo per la gola possa alleviargli le sofferenze, per sentirsi dire “è giovane, cosa vuole saperne”.

Insomma un’ora lieta in compagnia di un ottimo narratore che sa appassionare anche chi di medicina non ne sa poi molto – per non dire niente.

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