Gianpaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Sperling & Kupfer, pp. 382, euro 17,00 stampa
Un conto è fare la storia, un altro è esprimere un’opinione, riportare una voce. E infatti questo non è un libro di storia, non sono verificabili le fonti, il contesto è ricostruito superficialmente, ma quanto racconta è verosimile. Certamente dopo che le truppe di occupazione alleate decisero che ci sarebbe stato un armistizio qualcuno ha continuato a praticare una guerra sporca. La tesi di Giampaolo Pansa è poca cosa: fascisti e antifascisti si sono ammazzati a vicenda, e slealmente. Agguati, linciaggi, rapimenti, come se esistesse un modo morale e leale di fare la guerra, come se, ancora oggi, gli uomini, quando uccidono, non mettessero in campo armamenti e addestramenti spesso sbilanciati, forze numeriche differenti, non sparassero alla schiena o non si mimetizzassero.
E oggi, in Irak, ci sono stati duelli come tra i nobili dei film in costume, come li vediamo in TV o qualcosa d’altro?
A parte questa ingenuità di fondo, che risponde ad anni di disinformazione sulla Resistenza e sui suoi reali obiettivi, ben venga un libro che racconta di partigiani che uccidono i fascisti, perché così è stato, anche se, in venticinque anni di dittatura, il numero di anarchici, socialisti, comunisti e democratici uccisi sia stato estremamente più alto.
E per primi i fascisti uccisero i civili e infierirono sui bambini e i vecchi. Fascisti tedeschi e italiani (come sono stati fascisti i serbi in Bosnia), naturalmente, e non fa differenza, perché una grande ipocrisia del Dopoguerra è stata di dire che gli italiani, comunque, erano un po’ meglio degli altri.
Purtroppo, quando anche l’ultimo partigiano sarà morto, saremo in balia degli opinionisti, ma quand’ero bambino i vecchi mi continuavano a ripetere che troppi l’avevano scampata, e mi facevano i nomi e mi raccontavano cosa avevano fatto quegli altri vecchi che a volte passavano per il lato opposto della strada. Molte di queste persone erano ancora convinte che la Guerra civile non avrebbe dovuto finire il 25 aprile, con un fischio da arbitro di una partita di calcio, ma continuare… Sarebbe ora che qualcuno scrivesse veramente la loro storia.
Uscita su PULP LIBRI 2003