Steve Yarbrough è un nome nuovo in Italia: di lui non ci sono tracce in libreria oltre a questo Il regno delle ultime possibilità, titolo evocativo e a tratti fuorviante. Complice la lungimiranza di Nutrimenti, andiamo a scoprire prima di tutto un ottimo romanzo, poi un autore di cui speriamo di proseguire nella conoscenza dell’opera.
Nato in Mississippi nel 1956, Steve Yarbrough ha scritto finora sette romanzi e tre raccolte di racconti. Ha studiato in Mississippi e in Arkansas. La prima fase della sua carriera ha visto romanzi e racconti ambientati nel Sud degli Stati Uniti, figlia della tradizione novecentesca che vede in William Faulkner e nella Flannery O’Connor alcuni dei principali interpreti. Da questo Il regno delle ultime possibilità l’ambientazione è mutata, andando a coinvolgere zone degli Stati Uniti e del mondo distanti dalla formazione dell’autore.
La storia è apparentemente canonica: una coppia di mezza età, senza figli, con legami familiari deboli o recisi, si sposta da una costa all’altra degli Stati Uniti, dalla calda e chiassosa California al regno del nulla del sud di Boston, a distanza di sicurezza dai centri della costa Est più noti al mondo.
Un trasferimento voluto, cercato, a tratti forzato dalle necessità lavorative della donna, Kristin, alle prese con uno scarto verso il basso della propria carriera di funzionario amministrativo universitario. Dopo aver subito un licenziamento, la donna raggiunge un’assegnazione in un’università di rango inferiore, assente dalla topografia dei nomi che contano: una sconfitta, forse, ma non fatale. Con Cal, il marito, Kristin decide di accettare il posto e cambiare vita sotto ogni punto di vista: il clima, la casa, i vicini, le tiepide relazioni create nell’ultimo decennio.
La relazione sempre più stretta con Matt, vicino di casa con un ingombrante segreto da gestire, la proietterà verso una possibile risoluzione della propria vita, provando a non urtare la complessa sensibilità del marito.
Evitando di svelare particolari della trama, il nucleo della prosa di Steve Yarbrough è la delicatezza con cui si apposta nel seguire da vicino, con grazia e compassione, le vicende dei suoi personaggi: non calano giudizi morali o etici, le vicende del passato che emergono con fervida capacità di metafora sono una parte rilevante della narrazione, propria di molti grandi autori. Yarbrough è un grande scrittore perché dimostra con una trama non particolarmente pirotecnica una sensibilità non comune nel tracciare le vite dei personaggi, primari o secondari che siano, senza sminuire le scelte, i vincoli, i retaggi del passato, le minuzie. Un grande scrittore non si impone sul lettore né sui personaggi, semplicemente ne dipinge le vite evitando pareri futili, lasciando al lettore la sintesi finale.
Il regno delle ultime possibilità è destinato a risuonare a lungo dopo la fine dell’ultima frase perché parla un linguaggio universale, il linguaggio delle persone comuni, con una leggiadra precisione nell’appuntare frasi intense, rifinite, meticolosamente lavorate per raggiungere lo scopo, cioè raccontare senza spiegare o giudicare