“Col senno di poi non si sa mai definire quale sia stato il momento in cui qualcosa di te è cambiato. Manipoliamo i nostri ricordi e attribuiamo quell’istante a qualcosa di romantico o epico o comunque giustificato dagli eventi, fosse anche una cosa stupida, minore. Ma il realtà il momento in cui cambi avviene a tua insaputa, è la scollatura del picciolo dal ramo prima che la mela cada, è la crepa che si apre da un’angolazione irreparabile, è la frattura di un filamento infinitesimale di tessuto prima che il cuore ci pompi dentro l’emorragia”.
Dopo Bilico, Mani nude e Il filo rosso (Rizzoli), Paola Barbato torna in libreria con un nuovo thriller, che ha visto la luce già nel settembre 2016 sulla piattaforma Wattpad, per essere poi pubblicato a giugno dalla Piemme. Non ti faccio niente è una storia cupa, emozionante, molto articolata: nomi, date, intrecci serrati tra le vite dei personaggi, mille dettagli grazie ai quali la trama prende vita e si snoda tra le ombre del confine labile tra bene e male.
Vincenzo, un uomo solitario, tra il 1982 e il 1998 ha rapito trentadue bambini: dopo qualche giorno tra giochi e regali, la liberazione, senza averli feriti in alcun modo. Il suo scopo, “migliorare le cose”: sceglieva bambini piccoli, trascurati e riportarli a casa significava concedere alle famiglie una seconda occasione dopo il terrore della perdita. Vincenzo è un’anima semplice, per certi versi infantile, sicuro di aver aiutato così i suoi piccoli ostaggi: per gran parte di loro, il ritorno in famiglia ha segnato l’inizio di una nuova vita e ora quei bambini rapiti sono madri e padri.
Ma dopo più di vent’anni i loro figli vengono rapiti a loro volta e uccisi: in una corsa contro il tempo per fermare l’assassino, le azioni passate di Vincenzo si trasformano in un fardello insopportabile. Tra i “suoi” bambini, saranno i più fragili a tornare da lui, per ricucire ciò che si è strappato. Nelle loro vite si è insinuato un malessere strisciante, la cui origine però non risale a quei tre giorni trascorsi assieme al “mago buono” che li portava alle giostre: come nel celeberrimo romanzo di Stephen King, It, gli adulti di oggi sono contaminati da qualcosa che ha radici profonde e deve essere affrontato assieme, in nome del legame che li unisce, perché solo in questo modo potranno ottenere quella felicità che Vincenzo sperava di poter donare. Daniele, Giacomo, Mariangela, Bianca, ma anche Michela e Alda: adulti che hanno perso la piccola fiamma che brillava nei loro cuori e ora sono paurosi, nevrotici, depressi, soli.
Paola Barbato ha uno stile coinvolgente: molto “non detto”, ma fatto intuire attraverso i particolari, per una storia che parla tanto di incomunicabilità. D’altronde Non ti faccio niente non è un romanzo “facile”: scava in luoghi che non dovrebbero esistere, mette a nudo le paure, il dolore, la rabbia degli adulti che macchiano il candore dei bambini, piccoli testimoni e “giudici spietati”, perché “il loro semplice stare al mondo ci condanna alle nostre miserie”. Non a caso, l’infanzia appare come un sogno, una favola nella quale trovavano spazio l’innocenza, la bontà, la capacità di fidarsi di un uomo biondo che tendeva la mano e sussurrava: “Non ti faccio niente”.
2 Ottobre 2017