Bisogna ammettere una cosa: ultimamente il mito sembra aver abbandonato la letteratura, ma vi dirò che non è sparito affatto. Ha semplicemente cambiato casa, e s’è insediato con gran disinvoltura in una forma d’arte molto meno antica di quella che fa affidamento solo sul linguaggio verbale; mi riferisco (ovviamente) al fumetto. Basterebbe questo graphic novel a dimostrarlo, nella misura in cui rimette in scena l’antichissimo mito del Minotauro, con tanto di labirinto, costruito da Dedalo per volere di Minosse; non manca neanche l’eroe che verrà a dar battaglia al mostro, e cioè Teseo, né tanto meno Arianna a dargli una mano.
Certo, Pasetto e Cantamessa non sono fedelissimi alle versioni più tradizionali del mito. Non voglio entrare troppo nei dettagli, ma posso anticipare che Arianna non è solo una fanciulla ingegnosa e innamorata, ma diventa in questa vicenda una vera combattente, che ha molto di Diana cacciatrice; inoltre, l’origine del Minotauro non sta nell’unione contronatura di Pasifae, moglie di Minosse, con lo splendido toro bianco donato al re di Creta nientemeno che da Poseidone. No, qui la provenienza della mostruosa creatura è ben più distante, e tutto sommato spiega assai meglio (nella logica dell’immaginario, ovviamente), la stranezza dell’abitatore del labirinto.
Ma queste infedeltà, tutto sommato, non è che non facciano parte del gioco. Il mito s’incarna, come ci hanno spiegato i grandi studiosi della mitologia del secolo passato, in sempre nuove narrazioni; come spiegava Furio Iesi in uno dei suoi saggi più densi, «La festa e la macchina mitologica» (raccolto in Materiali mitologici), il mito in sé è irraggiungibile, racchiuso com’è nella macchina mitologica «che, funzionando, produce mitologie: racconti ‘intorno a dèi, esseri divini, eroi e discese nell’Ade’» (p. 112). In ultima analisi anche Kill the Minotaur appartiene a queste mitologie, con tanto di eroe, di esseri (creduti) divini, dèi (che forse ci sono forse no) e una discesa non tanto nell’Ade quanto in un labirinto che Ketner e Beaulieu hanno reinventato in modo del tutto convincente.
Beninteso: è una storia d’avventura, e inframmezzata da combattimenti all’ultimo sangue, e non priva di momenti che potremmo anche definire splatter. È un fumetto del XXI secolo, e il sangue scorre a fiumi. Ma tutto sommato non è che le civiltà antiche non grondassero sangue (rileggere l’Iliade, prego), e gli storici ci insegnano che le battaglie dei greci e dei romani antichi avevano più a che fare con Profondo rosso che con le loro eleganti raffigurazioni classiche e rinascimentali. Insomma, è una mitologia dei nostri tempi questa, eppure dentro senti in qualche modo ancora pulsare l’irraggiungibile cuore oscuro del mito.
E si legge e si guarda che è un piacere, mettiamoci anche questo. In attesa dell’adattamento cinematografico, che verrà diretto dallo stesso Cantamessa, ma ho qualche dubbio che conserverà l’energia selvaggia e brutale del fumetto…