Se si dà uno sguardo alle uscite editoriali degli ultimissimi anni, il tema del “camminare” è diventato improvvisamente, curiosamente di moda. Non si tratta di semplici guide al trekking, ma di veri e propri inviti a una nuova filosofia che fa del camminare, anziché del muoversi velocemente con mezzi meccanici, un autentico atto rivoluzionario. Francesco Verso, pluripremiato scrittore di fantascienza, deve aver colto questo zeitgeist quando ha iniziato a lavorare al suo ultimo romanzo in due parti, I camminatori. D’altronde, quando si cerca di immaginare come sarà il futuro prossimo, si deve sempre partire dal cogliere i segnali deboli che sono nell’aria; e in questo Verso è maestro, avendo anticipato nelle sue opere diverse tematiche di attualità, dai “sex dolls” (con e-Doll, suo primo successo) al disastro ambientale (in Livido). Con I camminatori, prima opera italiana di solarpunk, nuovo genere nascente nella fantascienza internazionale che intende contrastare la tendenza alla distopia catastrofista immaginando l’impiego di tecnologie in funzione di nuove utopie possibili, Verso scatena la sua immaginazione futuristica ed elabora un affresco utopico, ma al tempo stesso credibile, di un domani in cui la fine della civiltà stanziale e la ripresa del nuovo nomadismo sarà il segnale di un cambio di paradigma.
I camminatori è innanzitutto un romanzo. Impossibile non affezionarsi ai protagonisti, a partire dal triangolo Alan, Silvia, Nicolas, e poi ai personaggi solo apparentemente secondari che affollano le pagine di questo magnus opus. Come nella tradizione dickiana, i protagonisti dei romanzi di Verso sono dei derelitti, degli sconfitti, potremmo dire addirittura degli sfigati: è il mutare delle circostanze che fa emergere la loro vera personalità, a suggerire che, finché il mondo sarà questo, l’espressione del nostro vero io, il senso della nostra autentica missione sulla Terra, resterà sepolto sotto le macerie del turbocapitalismo. Ma I camminatori è, appunto per questo, soprattutto un grande romanzo utopico che dimostra come si possa scrivere una storia coinvolgente e avvincente anche senza dipingere scenari apocalittici.
Le invenzioni di Verso sono continue e sbalorditive, dai naniti agli eliotroni, strumenti nanotecnologici destinati a produrre la nuova postumanità, dal concetto di ecoluzione agli smartfume, che producono e diffondono odori e profumi personalizzati, dalla Nave Verde che incarna l’ideale anarchico di un mondo senza frontiere (nel romanzo il blocco navale vagheggiato dai sovranisti odierni si è concretizzato in una gigantesca barriera nel Mediterraneo) ai risciò umani che sostituiscono i taxi romani (i pulldogs). Alla base c’è la riflessione che per trasformare in modo radicale la società sia necessario liberarla dal bisogno di nutrirsi e dal bisogno di acquistare merci. Secondo Verso, la nanotecnologia e la stampa 3D possono realizzare entrambi gli obiettivi. A questo punto inevitabilmente sorgerà un nuovo modello di vita che cercherà di recuperare il contatto con la natura lasciando i grandi centri urbani e riprendendo il nomadismo dei nostri progenitori.
I camminatori è anche un messaggio politico: è possibile immaginare un mondo alternativo a quello odierno anche senza abbracciare le teorie della decrescita e il luddismo tecnologico, ma sfruttando le nuove tecnologie e accettando l’idea di un’evoluzione umana in sinergia con l’ambiente. I pulldog, che in origine non sono altro che degli squatters romani, gli scarti della società del benessere insostenibile, intuiscono per primi che è possibile conciliare ritmo lento e veloce, tecnologia e sostenibilità, multietnicità e legame con le proprie radici. Le antinomie del nostro tempo sono tutte risolte in questo romanzo che, come un tempo fu Straniero in terra straniera di Robert A. Heinlein, potrebbe diventare il manifesto di una nuova controcultura.
Una recensione di Pulldogs, il primo volume dei I camminatori di Francesco Verso, è stata pubblicata su Pulp Libri a questo indirizzo: https://pulplibri.it/article/aria-di-roma-domani/