Il cuore di Asia Argento

Asia Argento, Anatomia di un cuore selvaggio, edizioni Piemme, pp. 248, euro 17,95 stampa, euro 9.99 epub

Quando abbiamo deciso di fare questa rubrica –  Libri Merdavigliosi – ci siamo detti che non andiamo alla ricerca delle qualità letterarie in una improbabile classifica dei libri migliori per nobilitarli ma di quelle qualità che li rendono appetibili perché soddisfano il piacere segreto che ognuno di noi prova nel leggere e guardare film o programmi televisivi nonostante – anzi proprio perché – sono trash. E poveri quelli che si privano di questo piacere basso perché troppo ideologicamente corazzati.

Da questo punto di vista il libro di Asia Argento è davvero perfetto.  La sovraesposizione dell’attrice e regista, le sue prese di posizione pubbliche, il fatto di essere figlia di due grandi artisti, di avere una carriera internazionale, di essere spigliata e sexy, spingono il lettore in una sorta di gara: trovare conferma di quel che già sa, la possibilità di riconoscere qualche nome leggermente occultato, la curiosità di sapere qualcosa non ancora noto, il confermarsi o meno dei propri pregiudizi su una figura così chiaroscurata e con un rilevo artistico di spessore.

Il piacere del gossip c’è tutto e ci sono tutti gli elementi: amore, dolore, creatività, stupri, droga, lutti ripetuti e terribili, sesso (compresa qualche misura dell’appendice maschile) e moderata autoflagellazione temperata da indulgenza e innamoramento di se stessa.

Il libro è organizzato in tre parti l’origine, la giovinezza e l’età adulta e la prima sezione è incentrata su ciò che non era noto mediaticamente vale a dire il rapporto con la madre, l’attrice Daria Nicolodi; un rapporto a detta di Asia Argento estremamente violento (per capirci botte da orbi fin quando la nostra era bimbetta infante). A una madre così terrificante fa da contraltare il celebre padre evanescente ed assente e la figura di una Asia bambina che fa la spola attraversando la città  da sola con gatto e zainetto sulle spalle da una casa all’altra dei genitori sostanzialmente abbandonata a se stessa.  Ambedue le figure genitoriali sono però alla fine reinglobate nella vita affettiva di Argento e pacificate in una sorta di happy end.

Ai lettori decidere se l’uscita di un libro con accuse siffatte (stile Mammina cara scritto dalla figlia di Joan Crawford) a ridosso della morte della propria madre sia un atto eticamente corretto o no, in ogni caso tutta questa parte del libro funziona benissimo per solleticare lo sguardo dal buco della serratura soddisfatto dalle disgrazie altrui specialmente se hanno una vita che i comuni mortali non possono permettersi.

Meno avvincenti la seconda e terza parte del libro perché i fatti e le vicende riportate sono già a conoscenza di tutti e come la maggior parte delle cose che riguardano le star o sono in continuazione rinfocolate o inevitabilmente scolorano e perdono di interesse appena finito di ascoltarle o leggerle.

Così è per la vicenda dello stupro di una giovane Asia Argento da parte del produttore Harvey Weinstein chiamato il porco e descritto insistentemente nei suoi particolari fisici più disgraziati (a rinforzo e corrispondenza delle sue mancanze morali) ogni volta che la sua figura fa capolino nella narrazione di Argento fra una presentazione di un film, un party, una premiazione…

La vicenda di Harvey Weinstein e delle accuse di decine e decine di attrici, assistenti, e altre donne che lavorano nell’industria del cinema sarà una delle ragioni della nascita del movimento #metoo del quale per un breve periodo farà parte anche Asia Argento alla quale bisogna riconoscere il coraggio della denuncia pubblica delle reiterate molestie e aggressioni sessuali del produttore durante il festival di Cannes nel 1997.

La vicenda di Weinstein si intreccia con molte altre storie e vicende  – alcune decisamente surreali –  fra le quali un’accusa di molestie sessuali in cui l’imputata è Asia Argento stessa e la tragica fine dell’ultimo compagno. Niente di nuovo come detto sopra, il lettore se lo desidera, può confrontare le diverse versioni dei vari protagonisti attingendo in rete. Forse troppo veloce e troppo piena la vita di Asia Argento per lasciar spazio a una postura più riflessiva e meditata. Anche il suo rapporto con il cinema e la regia trova nel libro solo uno spazio di risulta.

Bisogna comunque dare atto ad Argento da una parte di rivendicare la propria sessualità disordinata e libera e dall’altra di aver tutelato i due figli e le storie con i rispettivi genitori di cui sono stati pieni di pettegolezzi i giornali: non ne scrive se non in termini equilibrati ed eludendo diatribe penose.

Giunti alla fine della lettura sticazzi chioseranno i lettori citando Asia Argento che apre con questo mantra ripetuto più volte nel libro. Ma in che senso sticazzi? Da locuzione olofrastica (a Roma sua patria) sticazzi diffondendosi è divenuta enantiosemica; se originariamente significava “non me ne importa niente” adesso può significare anche stupore e meraviglia.

Ai lettori scegliere il proprio significato mentre stranamente la romana Asia Argento – facendo sussultare sulla sedia i suoi concittadini più filologicamente avvertiti – disinvoltamente la usa nei due sensi!