Houellebecq e il Tutto

Michel Houellebecq, Cahier, tr. Fabrizio Ascari, La Nave di Teseo, pp. 390, euro 30,00 stampa, euro 9,99, epub

Bastano passi come quello che riporterò fra poco, nella loro cruda e desolata lucidità, nell’esercizio caustico fino alla spietatezza dell’analisi sociale e psicologica, a rendere la personalità letteraria e filosofica di Michel Houellebecq, indipendentemente da tutte le critiche che a torto o a ragione gli sono state mosse, indispensabile nel panorama artistico contemporaneo, oltre che cara al cuore di chi scrive queste righe come a quello di molti altri.

A un questionario sulla pedofilia che gli viene proposto lo scrittore, tra l’altro, risponde: “Il pedofilo mi pare il capro espiatorio ideale di una società che organizza l’esacerbazione del desiderio senza fornire i mezzi per soddisfarlo. In un certo senso è normale (la pubblicità, l’economia in generale poggiano sul desiderio e non sul suo soddisfacimento); ritengo comunque utile ricordare questa verità evidente: nelle condizioni attuali dell’economia sessuale, l’uomo maturo ha voglia di scopare, ma non ne ha più la possibilità; non ne ha nemmeno più veramente il diritto. Non ci si deve dunque meravigliare troppo che questi si rivolga all’unico essere incapace di opporgli resistenza: il bambino. Il pedofilo ideale ha cinquantadue anni, è calvo, ha la pancia. Ingegnere commerciale in un’impresa in difficoltà, vive spesso in una periferia semi-residenziale, in mezzo a una regione sinistra; non ha affatto il senso del ritmo. Sposato da ventisette anni con una coetanea, è cattolico praticante e stimato dai vicini. La sua vita sessuale è ben lontana dall’essere un fuoco d’artificio. In un primo tempo, il pedofilo scopre la pornografia, diventandone un consumatore accanito; così aggrava considerevolmente i propri tormenti, diminuendo il potere di acquisto della famiglia. La prostituzione non gli apporta che un sollievo limitato; insufficienti e brevi, le sue erezioni sono per lui uno scoglio: benché paghi, il disprezzo della prostituta gli fa un po’ paura. Più generalmente non ha torto ad avere paura delle donne; sa invece che non ha nulla da temere dal bambino. Vorrebbe tanto essere anche lui un bambino. Il bambino è innocente, è realmente innocente, vive in un mondo ideale, il mondo anteriore alla sessualità (e del resto pure il mondo anteriore al denaro). […] L’incontro fra questi due esseri, il pedofilo e il bambino (l’uno il più fortunato del mondo, poiché non conosce ancora il desiderio; l’altro il più disgraziato dl mondo, poiché conosce il desiderio senza conoscerne l’appagamento), determinerà le condizioni di un melodramma perfetto. Alla fine del confronto, il bambino sarà definitivamente sporcato. Gli avranno rubato quei pochi anni d’innocenza, di mondo anteriore al sesso. Il pedofilo, dal canto suo, sarà sprofondato ancor di più nella spirale del disgusto di se stesso. È con gioia che accoglierà la propria cattura, che viene a confermare ciò che presentiva: è l’essere più mostruoso e più ridicolo del mondo. […] Ha infine capito ciò che tutti, attorno a lui, sapevano: quando non si è più desiderabili, non si ha più il diritto di desiderare”.

Passi come questo, francamente indimenticabili come molte pagine dei suoi romanzi e delle sue poesie, si possono trovare in numero rilevante nel corposo Cahier, da poco uscito per La Nave di Teseo. Un dossier dettagliatissimo che accorpando testi inediti, in poesia e in prosa, interviste e interventi dello stesso Houellebecq e saggi, testimonianze e memoriali sull’autore raccolti fra collaboratori, colleghi, ammiratori e familiari, segue lo scrittore da Prima del 1991: gli inizi, fino al Caleidoscopio houellebecquiano delle più recenti esternazioni letterarie di e su di lui.

Non tutto, in una massa così cospicua ed eterogenea di materiali, è ovviamente allo stesso livello di interesse, ma si possono trovare, fra le quasi quattrocento pagine del tomo, innumerevoli ragioni che pienamente giustificano l’acquisto del volume da parte di chiunque sia interessato, a qualunque titolo, alla figura e all’opera dello scrittore francese. Ognuno scoprirà il proprio percorso ideale fra i molteplici testi messi a disposizione; personalmente ho apprezzato particolarmente gli interventi houellebecquiani sulle riviste: quello sulla pedofilia che ho ampiamente riportato o quello altrettanto icastico sulle feste o sull’anno 2010 e, più avanti, i due diari/confessioni autobiografici Morire e Morire II, e l’alfabeto houellebecquiano, in cui dall’A alla Z, lo scrittore ci fornisce un lessico, un thesaurus di una serie di definizioni, non altrettanto sintetiche ma ugualmente abrasive, sulla falsariga del Dizionario del diavolo di Ambrose Bierce. Fra i contributi di altri autori invece mi hanno intrigato l’intervento di Salman Rushdie, che difende lo scrittore dalle accuse di antislamismo, e il successivo commento di Houellebecq stesso; le considerazioni, sempre molto fru-fru, di un autore che amo assai poco, Emmanuel Carrère, Il laboratorio Houellebecq a Phuket; la conversazione con Bret Easton Ellis Ovunque immagini di sesso perfetto; la testimonianza di Bernard-Henry Lévy, coautore con Houellebecq di Nemici pubblici, Un buon uso del suicidio; l’intervento filosofico di Michel Onfray L’assoluta singolarità. Specchio del nichilismo; l’intervista con Yasmine Reza, Non addomesticato; il saggio di Marc Atallah Raccontare il presente, sullo stretto rapporto fra l’opera houellebecquiana e la fantascienza; quello di Jacques Henric, Da una solitudine all’altra, sulle impensabili analogie fra due personalità antitetiche come Georges Bataille e Houellebecq; quello di Bruno Viard, L’opera instabile: Situazione politica e storica di H., che discute e contesta l’inadeguata etichetta di reazionario affibbiata allo scrittore da polemisti e gazzettieri frettolosi; e infine il commento del regista Guillaume Nicloux, scopritore dell’inaspettato potenziale di attore comico di Houellebecq, presentato come una sorta di nuovo Buster Keaton nello straordinario falso documentario L’enlèvement de Michel Houellebecq del 2014, seguito nel 2019 dall’ancor più stralunato ed esilarante Thalasso, in cui il “vero” Houellebecq incrocia il “vero” Gérard Depardieu in un esclusivo centro estetico-salutistico (si consiglia vivamente la visione di entrambi i film).

A questo proposito risultano particolarmente interessanti gli interventi che vanno a individuare le strette relazioni fra lo scrittore/personaggio e il cinema o quelle ancora più strette con la musica. Houellebecq dichiara esplicitamente il suo ineguagliato amore per cantautori come Neil Young o Leonard Cohen e per rocker come Iggy Pop, che ricambia l’omaggio con il suo breve contributo The Elephant in the Room (il musicista aveva però già dedicato il suo penultimo disco, Préliminaires, allo scrittore, ispirandosi al romanzo La possibilità di un’isola).

Insomma il volume, per quanto imponente, si presta a una lettura variegata e multiforme che può accontentare lettori molto diversi colmando le loro più minute curiosità su una delle figure letterarie maggiormente controverse del mondo contemporaneo.