Hervé Le Tellier ama Calvino e le serie TV

Hervé Le Tellier, L’anomalia, tr. Anna D’Elia, La Nave di Teseo, pp. 368, euro 20,00 stampa, euro 9,99 epub

Questo romanzo del francese Hervé Le Tellier è stato un caso letterario in patria, con una tiratura di 820.000 copie e il conferimento del premio Goncourt 2020: una piacevole sorpresa, un’esplosione di idee che coniuga avventura a tinte fantascientifiche (ma ci sono anche thriller, noir e altro) con una struttura complicata e ricca di rimandi e citazioni colte, e che si nasconde sotto una formula apparentemente ricalcata dalle serie TV. È infatti abbastanza palese la strizzata d’occhio a Lost, con il disastroso volo aereo e le storie del passato dei protagonisti che si intrecciano prima e dopo l’incidente.

Non stupisce che Le Tellier, nato nel 1957, sia membro dell’OuLiPo, Ouvroir de Littérature Potentielle, ampio gruppo di scrittori soprattutto francesi che ha il comune obiettivo di percorrere nuove potenzialità del linguaggio: lo scrittore è diventato il quarto presidente dell’Officina nel 2019, raccogliendo l’eredità, come dimostra anche in questo romanzo, di membri come Italo Calvino, Georges Perec e Raymond Queneau. Non stupisce quindi che i titoli delle tre parti in cui è diviso L’anomalia siano citazioni da altrettante poesie di Queneau, e che Calvino sia chiamato espressamente in causa quando, nelle pagine del testo, si ipotizza la scrittura di un romanzo intitolato Se una notte d’inverno 243 viaggiatori.

I 243 in questione sono i passeggeri di un volo Parigi-New York del marzo 2021, che passa attraverso una violenta turbolenza sull’Atlantico e poi atterra regolarmente sul suolo statunitense. Centosei giorni dopo, a giugno, lo stesso aereo con i medesimi passeggeri e equipaggio ricompare nei cieli americani, provocando un allarme di livello elevatissimo e l’intervento dell’FBI: a bordo ci sono davvero gli stessi passeggeri, cioè copie identiche di gente che negli scorsi due mesi ha fatto la propria vita, esseri umani duplicati allo stato in cui si trovavano nel marzo precedente.

Le Tellier ci presenta un gruppo di undici protagonisti di pari importanza, dieci passeggeri e un esperto di situazioni emergenziali estreme (e finora ipotetiche), raccontando stralci della loro vita nei due mesi al primo atterraggio, e scampoli di passato. Questi brevi capitoli si alternano con l’evento traumatico, con il calvario dei protagonisti praticamente sequestrati dall’Fbi, e infine con una specie di epilogo: più o meno da metà trama in poi quindi i personaggi raddoppiano, perché seguiamo gli uni e gli altri.

L’esposizione della trama potrebbe spingere ad accostare il romanzo a quelle opere, diciamo, su una “seconda possibilità”, o su un destino che si biforca: un famoso esempio nel cinema è il film Sliding Doors. Altro tema portante e vecchio come la letteratura è quello del doppio. Tralasciando l’allure cinematografico (la struttura di un film è già tutta lì, quasi a facilitare il compito di un futuro sceneggiatore), il senso della storia è più profondo, e un suo significato sottratto a un’interpretazione puramente estetica è rintracciabile tra l’ipotesi estrema che più viene accreditata per spiegare l’evento, e gli ulteriori sviluppi negli ultimi capitoli, compreso il finale piuttosto criptico (e tra l’altro la traduzione, stranamente, invece di mettere in italiano le ultime frasi si limita a tradurre ciò che è facilmente comprensibile, lasciando in francese quelle più ardue, a causa delle lettere mancanti, ma non impossibili da rendere).

Il romanzo ha una conclusione narrativa, se non una soluzione dell’enigma – o per lo meno, la soluzione potrebbe essere implicita. Se L’anomalia ha l’ambizione di presentare un’ipotesi filosofica che comprende tutto, una specie di teoria unificata della metafisica (trascendenza, origine dell’universo, significato della vita), è apprezzabile che quest’ipotesi non sia data come assodata, ma rimanga un’ipotesi appunto: soprattutto narrativa e non ontologica, considerato il suo radicalismo.