Essere (o non essere) Romeo Marconato

Heman Zed, Zodiaco Street Food, Neo Edizioni, 2020, pp. 232, euro 15,00 stampa

Il ritorno di Heman Zed avviene ad alcuni anni di distanza dalle sue ultime pubblicazioni – oltre ai romanzi usciti per il Maestrale tra il 2007 e il 2010, Zed aveva firmato Lo scrittore deve morire (Guanda, 2012) insieme a Gianluca Morozzi – con un libro che affonda a piene mani nel tessuto sociale, culturale e politico di quel Nordest che costituisce territorio di elezione, ma anche di caccia, in senso letterario, per lo stesso autore.

Zodiaco Street Food, infatti, è una narrazione costantemente sopra le righe, spesso sconfinante nei territori del grottesco, di una certa porzione di Nordest – tra Padova e Venezia, approssimativamente – cui si aggiungono poi alcune sortite al di fuori da questi confini, ma che resta essenzialmente legata, e a doppio filo, a una certa storia culturale ed economica delle province settentrionali del nostro Paese.

A questo si deve aggiungere che, a livello temporale, la storia del rodomontesco protagonista del romanzo, Romeo Marconato, trova le proprie radici nelle vicende della mala del Brenta, ma si sviluppa, poi, soprattutto nel presente. O, al limite, in un passato prossimo molto vicino a noi, dominato da quei processi economici, nonché da quell’immaginario culturale, che della realtà hanno fatto reality e, in un secondo momento, contest fino all’ultimo sangue.

Da questo contesto esce, rimanendo sempre ben al di sopra delle righe, un Romeo Marconato che è un antieroe, a tratti molto simpatico, e che non può che essere la figura cruciale di questa transizione da un certo tipo di storia, e di violenza, a un’altra. Attorno a lui si muovono altre figure, alcune molto complesse e altre sulla soglia della caricatura, come accade, del resto, e com’è giusto che sia in ogni narrazione che intenda flirtare con i toni del grottesco: in questo caso, si tratta di un coacervo di mogli infedeli, ex agenti del KGB, autori televisivi d’assalto e di molti altri malavitosi, più o meno riciclati.

Questi personaggi costituiscono il mondo di Romeo Marconato, ma anche l’ambiente dal quale, a tratti, il protagonista vorrebbe fuggire, una volta di più, a gambe levate. Ovviamente, per realizzare questo suo intento, ogni mezzo, lecito e soprattutto illecito, è giustificato, ai suoi occhi. Anche il lettore, tuttavia, si sente piuttosto invischiato in questa melma, non potendo che provare empatia per alcune movenze del Marconato, e scoprire, al fondo di questa affinità, una complicità di fondo, che è non tanto etica o politica, ma si gioca, piuttosto, sul piano dell’immaginario.

È qui, infatti, che si gioca la partita più nobile di questo romanzo, ovvero il tentativo di usare alcune convenzioni letterarie e una serie di stereotipi, virati al grottesco, per puntare dritti verso le deficienze politiche e culturali che si sono alternate nella destrutturazione e ristrutturazione di un immaginario che appariva fortemente debilitato, se non agitato da perverse tentazioni, già a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Ed è pensando a questa sfida che possono passare in cavalleria alcune campiture testuali piuttosto grevi, tanto a livello linguistico quanto in merito ad alcune soluzioni narrative, perché la posta in gioco nel romanzo di Zed è, in fondo, un’altra.

Lo hanno capito molto bene gli instancabili e lodevoli animatori del progetto Neo Edizioni, inserendo Zodiaco Street Food in una collana, “Dry”, che vanta, tra le sue precedenti uscite, titoli come Vinpeel degli orizzonti di Peppe Millanta e Le affacciate di Caterina Perali. Quello che chiede Zodiaco Street Food – nelle pieghe meno visibili delle sue pagine per altro chiarissime, godibilissime e spesso esilaranti – è se anche chi legge non sia un po’ come Romeo Marconato. Una domanda che urge farsi e rifarsi, ridendo grazie a una buona dose di dark humor, anche in questi tempi bui.