Garth Ennis non dovrebbe necessitare di presentazioni: lo sceneggiatore dell’eccezionale serie (o romanzo grafico) 303 (con i disegni di Jacen Burrows), pubblicata in Italia da Magic Press nel 2008 (e vergognosamente fuori stampa), si è ampiamente qualificato come vero maestro del fumetto di guerra, uno dei pochi a mia conoscenza che regga bene il confronto con Hugo Pratt. Più che lodare Ennis, mi sembra giusto elogiare Saldapress, che con questa uscita inaugura una serie in otto volumi per raccogliere storie ambientate durante la Seconda guerra mondiale. Unica eccezione l’ultima puntata in programma, nella quale troveremo una storia che si svolge sulle alture del Golan durante la guerra dello Yom Kippur (anno 1973). Doveroso aggiungere che si tratta di una ristampa della prima edizione italiana, pubblicata da MagicPress a partire dal 2003, e ormai materiale da remainder…
Leggendo queste storie è inevitabile, per un lettore della mia età, riandare con la memoria ai “giornaletti” di guerra della mia infanzia, prima tra tutte la serie Super Eroica, edita dalla Dardo, che riproponeva fumetti britannici della Fleetway: era lì, più che sui libri di storia, che ci facevamo un’idea di quella guerra che negli anni Sessanta era ancora passato recente, e arrivava anche attraverso i racconti dei nostri genitori che l’avevano vissuta. E in quei fumetti rigorosamente in bianco e nero imparavamo che la guerra l’avevano vinta gli inglesi con un modesto aiuto degli americani; dei russi quasi nessuna traccia, e gli italiani apparivano (occasionalmente) solo nel deserto. Erano fumetti manichei, i buoni erano i britannici, i crucchi erano tutti belve naziste (o vigliacchi); i piloti degli Spitfire e degli Hurricane erano mediamente imbattibili (solo dopo scoprii che i più grandi assi di quel conflitto erano tutti tedeschi e alcuni, accidenti, nazisti senza se e senza ma); su Dunquerque si glissava (ma non sempre, va detto).
A confrontarli con le storie di Ennis c’è da rimanere scioccati. A parte la superiore qualità delle illustrazioni (a colori), affidate a un artista spagnolo come Ezquerra e a un argentino come Tomas Aira (e qui buon sangue non mente, è sempre il paese di Breccia e Muñoz…), colpisce la complessità delle due storie incluse in questo bel volume, il loro spessore artistico ed emotivo.
La prima è “Condor”, ambientata durante la guerra civile spagnola: quattro combattenti, un pilota di caccia tedesco, un fascista irlandese (esistevano, garantisco), un volontario socialista inglese e un miliziano iberico originario di Guernica, si ritrovano accidentalmente tutti insieme nel cratere scavato da un proiettile d’artiglieria, e sono costretti, essendo disarmati, a convivere in quella buca per sopravvivere a un fitto cannoneggiamento. Per ingannare il tempo, raccontano uno alla volta la storia della propria vita, quale concatenazione di avvenimenti li abbia portati lì a combattere, due dalla parte dell’Asse, due dalla parte della Repubblica. Nella sua simmetria narrativa, questo fumetto ha qualcosa di brechtiano, e riesce a rendere abbastanza bene l’atmosfera di quella guerra dalla feroce carica ideologica, che a tutti gli effetti dobbiamo leggere oggi come prologo della seconda guerra mondiale a venire.
Segue “Lo squadrone dei vampiri”, una storia che si concentra su una vicenda tutt’altro che nota, quella dei piloti della caccia notturna inglese. Dopo la Battaglia d’Inghilterra la Luftwaffe comprese che insistere con i bombardamenti diurni era impossibile, e passò a quelli notturni; questo costrinse la RAF a organizzare reparti di caccia notturna per sbarrare la strada agli aerei con la croce uncinata. Ma volare di notte nel 1940, senza radar, senza GPS, senza tutte le tecnologie di oggi, era già di per sé un’impresa tutt’altro che facile; combattere di notte, una scelta per aspiranti suicidi. Ennis e Aira rievocano le imprese di uno squadron di caccia notturna (per questo i suoi piloti si considerano vampiri), e riescono anche a fare dei loro personaggi figure tutt’altro che piatte e stereotipate; senza esaltazioni della guerra, e spiegando anche che i Bolton Paul Defiant sui quali volavano quegli aviatori erano delle autentiche baracche (le carrette non le costruivamo solo noi, all’epoca). Dai tempi di Super Eroica si sono fatti dei passi avanti, quanto a obiettività…
Concludo facendo i complimenti a Saldapress per la qualità di stampa, design e rilegatura di questo volume. C’è ancora un’editoria che produce bei libri in tutti i sensi dell’espressione, ed è una cosa che fa piacere, in tempi di fabbricazione industriale di volumi che invece sono – da tutti i punti di vista – decisamente brutti.