Ci sono scrittori e critici, storici e studiosi che posseggono capacità di sintesi e approfondimento, intelligenza d’indagine e ricchezza di prospettive. Goffredo Fofi è uno di questi, e da sempre faccio tesoro dei suoi consigli e delle sue opinioni. Sono innumerevoli i libri, saggi, romanzi, fumetti e film che negli anni il suo lavoro di critico militante mi ha fatto scoprire. Parlo in prima persona, come forse non bisognerebbe fare in una recensione, perché con Fofi ho da sempre un rapporto di intimità, nonostante non abbia mai avuto l’occasione di parlarci direttamente.
Film classici o poco conosciuti, libri introvabili o celebri, tutto sta insieme nella visione ampia e al contempo precisa e netta che caratterizza il lavoro di Goffredo Fofi fin dagli inizi. Se da una parte il suo lavoro si concretizzò presto nell’impegno politico attivo (ricordo la sua vicinanza a Danilo Dolci nella Sicilia degli anni Cinquanta e in generale la sua partecipazione alla “questione meridionale”), dall’altra fu immediatamente attratto dalle riviste e dal ruolo che esse hanno avuto fino alla fine del Novecento in Italia. Insieme ad altri intellettuali, come Grazia Cherchi e Piergiorgio Bellocchio, ha fondato periodici come Quaderni Piacentini, La Terra vista dalla Luna, Ombre rosse, Linea d’ombra e successivamente Piccione viaggiatore, Nino domani a Palermo e Dove sta Zazà. Negli ultimi anni (1997-2016) ha curato la rivista Lo Straniero e ora dirige la rivista Gli asini ed è il direttore editoriale delle Edizioni dell’asino. I suoi molti libri hanno riguardato temi diversi, che vanno dalla sociologia e dalla pedagogia all’interpretazione della società contemporanea, da sempre legati dal filo conduttore di un tentativo di costruire o di sottolineare alternative esistenti alla cultura dell’omologazione culturale e del consumismo. È con questo pensiero che Fofi da sempre guarda il cinema e cerca di individuare in esso il rapporto con la realtà del mondo e della società. Ogni suo libro è stato una testimonianza di uno sguardo duro sulla realtà e al contempo forte dell’amore per l’uomo.
Sono molti i libri di Fofi che ritengo straordinari (uno per tutti L’avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti in tre volumi: insuperata, gustosissima e ricchissima storia orale) ma alcuni non sono più in catalogo e quindi bisogna ringraziare la Cue Press e il suo direttore Mattia Visani per aver riedito due volumi davvero preziosi: Più stelle che in cielo. Il libro degli attori e delle attrici e Cinema e teatro nel Fronte Popolare negli anni Trenta del Novecento in Francia.
Se il secondo è un breve ma preciso saggio sull’esperienza del Fronte Popolare e del suo ruolo capitale nel “nuovo Rinascimento” culturale del dopoguerra, raccontato con attenzione filologica da un intellettuale che visse da vicino gli eventi del dopoguerra francese, il primo, già uscito nel 1995 per E/O ma qui riveduto e ampliato, è un florilegio di brevi e perfetti ritratti di alcuni degli attori più iconici del cinema internazionale.
Oggi che il fenomeno del divo sembra tramontato e gli attori di Hollywood, nonostante la bravura e la celebrità, sono solo l’ombra di quello che furono le “stelle” negli anni d’oro dell’industria cinematografica, è intensamente emozionante leggere le pagine dedicate da Fofi alle stars del passato. Cary Grant, Marlon Brando, Marilyn Monroe, Ingrid Bergman, Katherine Hepburn, Paul Newman, Humphrey Bogart, James Cagney, sono solo alcuni dei nomi leggendari rievocati con aneddoti e efficaci ritratti e che oggi rifulgono di luce ancora accecante e non accennano a perdere attrazione in coloro che subiscono il fascino del cinema.
E se qualche nome è appannato dal tempo e dall’oblio, Fofi è capace, con poche frasi, di riportarlo al suo splendore originario, come se un sipario venisse aperto e svelasse con tutta l’evidenza possibile il carattere e la personalità di questi uomini e queste donne che seppero trasformarsi in stelle, anche a spese della propria stessa vita.