Gli scienziati, la realtà e il gioco delle palline

Terry Rudolph, Quanti, tr. Matteo Polettini, Adelphi, pp. 229, euro 14,00 stampa, euro 7,99 epub

Cosa hanno a che fare Einstein, Dirac, Schrödinger, Bohr, Born & soci con una quantità di palline bianche e nere? E quante vaghezze occorre affrontare (senza per lo più risolverle) quando ci inoltriamo, a più e diversi livelli, nel tunnel di questa dannata realtà che non è affatto “come ci appare” (copyright Carlo Rovelli)? L’eminente (e simpatico) scienziato italiano, creatore di una delle linee principali di ricerca nella gravità quantistica, ha dato molto alla cosiddetta divulgazione, offrendo agli aficionados almeno tre libri di grande successo, e una serie di articoli giornalistici che negli ultimi anni hanno disegnato panorami impensabili sulla struttura dello spazio in cui siamo immersi. Tutte cose che s’intersecano, anche troppo, con la filosofia più classica, ma intendiamoci, ai nostri livelli non si può sfuggirne. La confusione regna sovrana, quando si affronta l’avventura che spinge a capire cosa sia il tempo, se esiste, e se l’uomo possa sperare d’illuminare la schiuma agitatissima dei quanti di spazio, e dei quanti di energia che proprio Einstein contribuì a ideare. Salvo, in seguito, rifiutare strenuamente le successive intuizioni (convertite in equazioni e soprattutto in applicazioni usate ogni giorno da ognuno di noi) di Heisenberg, Planck e la compagnia (mai più eguagliata) di scienziati che cambiò per sempre l’idea di come sia fatto l’universo.

Che le particelle elementari esistano soltanto quando qualcuno o qualcosa si accorge della loro esistenza, e cioè che le vada a individuare, è un concetto mica facile da digerire. Che il principio di indeterminazione sconvolga i coerenti concetti newtoniani è altrettanto paradossale. Ma bisogna arrendersi alla realtà. I cellulari, i gps delle auto, i satelliti, i computer sulle scrivanie e nei più sofisticati laboratori, la risonanza magnetica, così come i “vecchi” transistor, funzionano grazie alla meccanica quantistica. Non esiste forse teoria, come quella dei quanti, che abbia superato innumerevoli test sperimentali. Il grande Einstein, probabilmente, se ne dev’esser fatta una ragione. Nel mondo dei quanti l’incertezza trionfa in onore della probabilità. Non conosciamo il futuro di un fotone, una volta sparato fuori dalla finestra. L’equazione d’onda di Schrödinger insinua dubbi etici perfino nel suo ideatore. Ma è ineluttabile, a livello atomico ogni particella esiste secondo regole probabilistiche. Quello che più fa impazzire è l’idea che uno stato quantico di una particella atomica possa cambiare all’improvviso in tutto l’universo come unica conseguenza della nostra osservazione. Un bel grattacapo, che nemmeno Einstein riuscì a confutare. Nessun esperimento può registrare le conseguenze del “collasso” istantaneo di uno stato quantico, l’osservatore ne è inconsapevole, ma la realtà, conclude Bohr, è sempre condizionata dall’atto del misurare.

Ebbene cosa accade oggi? Terry Rudolph, nipote di Schrödinger, scrive un libro dove le “questioni quantiche” vengono affrontate e spiegate attraverso semplici modelli strutturati attraverso palline bianche e nere, evitando il gergo specialistico e le diaboliche equazioni ideate dai precursori, parenti o no. In modo scanzonato, il docente di fisica all’Imperial College di Londra osserva le sferette entrare e uscire da scatole in luogo di elettroni e altre particelle: questo gli serve a descrivere i fenomeni alquanto misteriosi della meccanica quantistica, a iniziare il lettore ai concetti chiave di una teoria che, occorre precisare, ha superato da quasi un secolo lo stato di teoria. Che sia ormai un dato di fatto, e visione oltremodo provata del mondo fisico, è certo. Ma non tutti sono bravi in matematica, per di più essere bravi non basta in questo campo. Ecco perché le regole fissate nei disegni contenuti nel libro, opera dell’autore, sono ben più di un gioco, e non si pensi che introducendosi nel folto dell’opera le cose da affrontare risultino simpatiche e amabili. Avremo ugualmente bisogno di una grossa mole di concentrazione. Ma l’autore è sempre pronto a sfoderare dialoghi lievi e battute capaci di alleggerire la tensione.

In ogni caso risiederemo sempre in quel campo di bellezza di cui tanto ha scritto Paul Dirac nei suoi celebri saggi. L’evoluzione della sua mente, e delle menti a lui coeve, ci ha portato fin qui, dove nipoti e nuove generazioni sanno come porci la questione. Un fatto è certo: le leggi quantistiche saranno sì misteriose e sfuggenti, ma contengono quanto di più profondo e affascinante gli studi umani abbiano raggiunto nella loro continua indagine sulla straordinarietà del mondo.

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