Nessuno può uccidere Medusa è il nuovo libro di Giuseppe Conte, poeta, scrittore, traduttore, drammaturgo e critico letterario; vincitore di numerosi premi tra i quali, per la poesia, il premio Viareggio e, per la narrativa, il premio Mondello. Sicilia, pendici dell’Etna, una ragazza universitaria, Amedea, soprannominata Med, rimasta orfana di genitori, vive con le due sorelle nella casa di famiglia. Med è avvenente, spigliata, a tratti sognatrice, ama la letteratura greca grazie agli insegnamenti del suo ex professore Homer Grant. È quello il percorso universitario che ha scelto, l’apprendimento e l’erudimento delle lettere antiche, la passione per i parallelismi della mitologia.
Med, ammirata da tutti non solo per i tratti dicotomici del suo carattere ma anche dalla ipnotica lucentezza dei suoi capelli, durante gli studi incontra Esmeralda – ragazza di stirpe nobile, principessa siciliana con un padre in disgrazia finanziaria. Med ed Esmeralda si innamorano, si capiscono nella fragilità e nella incertezza tipica di quegli anni: «Erano diventate inseparabili. A vent’anni è facile, normale. Ma non era quella tra loro una vicinanza soffocante: tutt’altro. Era una prossimità che le aiutava a fiorire ognuno per contro proprio».
Vittorio Ventura, l’imprenditore più facoltoso della Sicilia, per una sorta di riscatto legato alle proprie origini umili, decide di sposare Esmeralda, senza la piena volontà di quest’ultima ma con il totale e indiscusso benestare del padre. Ventura pensa di poter vivere nel suo palazzo con lei e così “regolare” alcuni conti del passato, sciogliere diversi nodi del suo presente; ma Med lo esaspera per il fascino che emette, di cui lui è ammaliato, e l’attrazione che prova per lei lo divora diventando un’ossessione piena di malvagia cupidigia. «Lui si vantava di aver capito quello che a suo padre, alla sua onesta vita da pescatore non era mai passato per la mente: che il mare non è l’infinito, è la spinta a possedere l’infinito». Ventura compie un atto abominevole, disgraziato, crudele ed efferato: il cuore di Med non si spezza, sarà però la pietra a trasformare ogni parte pura di lei, la freddezza e la durezza muteranno ogni sua emozione, tutto sarà teso nel perpetuare una vendetta mirata.
Conte, con una prosa corposa e fluida come la lava che scivola sulle pareti dell’Etna da lui descritta, racconta attraverso il mito di Medusa sentimenti vivi e forti, ma anche riprovevoli e conturbanti. Le emozioni provate da Ventura e Med sono primordiali e diventano cardini inseriti a base e a sostegno dell’intreccio – ricordano la narrazione di D.H. Lawrence, le cui opere da sempre Conte traduce. Il riscatto, la vergogna, l’ossessione, la vendetta, ma anche la generosità e la benignità di due personaggi estremamente positivi, (Padre Grant e Abdelnur), sono tutti elementi che si innestano nell’archetipo del mito, in cui i personaggi si riflettono, inseguendo o deviando un destino che pare già tracciato.
Violenza, sostenibilità dei territori e rispetto della natura, legalità, tutti temi sempre presenti nei libri dello scrittore: «La vita erano quei fili d’erba. Quegli alberi giganteschi che avevano sconvolto il terreno con le loro radici andando a sprofondare nel buio della terra, ma con le fronde puntavano dritte al cielo, al culmine della luce del sole e della luna, e che si rinnovavano in tenere foglie dal verde pallido». Il romanzo è disseminato di descrizioni liriche e poetiche che fanno da cornice a una tensione narrativa costante. Conte ha saputo raccontare e reinventare un’icona di fierezza dove la fusione fra mito e contemporaneità sicuramente saranno apprezzati da lettrici e lettori.