Giulia Niccolai, esploratrice della poesia italiana, dentro l’avventura della poesia internazionale, nella cosmica provincia che fa del nostro paese un capolavoro di resistenza ed esistenza. La vita al Mulino di Bazzano negli anni Settanta, con Adriano Spatola, era un vortice idraulico dentro la macchina della poesia sperimentale e della poesia come “via d’elezione” verso il mondo stranito e linguisticamente spinoso del Jabberwocky creato da Lewis Carroll. Giulia Niccolai, madre americana, padre italiano, non si è mai fermata lì, passeggiando in lungo e in largo, ma anche in alto e in basso, nella geografia “completa” del mondo. Che per lei è sempre stata una porta spalancata sull’universo terrestre del gioco, a occhi bene aperti, assecondando rivelazioni improvvise, coincidenze ed epifanie, e mai sotto il potere dell’improvvisazione. Tutte cose raccontate, con pregevoli particolari, in libri come Esoterico Biliardo, Foto & Frisbee, nella serie dei Frisbees (poesie da lanciare) e in altri avvincenti libri.
Giulia fotografa e fotografata (da Nini Mulas alla biennale di Venezia del 1964, per esempio): di lei, prima che ritornassero molti suoi scatti in questo bel volume Einaudi, si ricorda un famoso ritratto ad Alberto Arbasino con impermeabile nel 1963, colto in un mezzo sorriso alquanto malizioso. Romanziera, con Il grande angolo, quando Feltrinelli negli anni Sessanta rivoluzionava lo stile delle copertine e dei contenuti e finalmente poteva, con i fervori del Gruppo 63 (ma Bassani lasciava la direzione editoriale), accendere fuochi al cospetto dei ducati della contemporanea pubblicistica. Oggi agli interessati è finalmente facilitato il compito, ed è impressionante ammirare in unico volume gran parte di un percorso fotografico iniziato frequentando il bar Jamaica a Milano dove negli anni Cinquanta e Sessanta si riunivano fotografi come Mulas, Dondero, Castaldi. Fotografie rimaste chiuse (in gran parte inedite) in tre valigie, per decisione dell’autrice che temeva la manipolazione dei media.
La prefazione di Silvia Mazzucchelli ha il gran merito di compiere un’intensa divagazione nella storia del costume italiano dai tempi di Volare in poi, raccontando come Niccolai vi si inserisca a pieno merito, e come la modernità improvvisamente esplosa ai tempi del boom non potesse fare a meno di cronache, fotoreporter e scrittori divisi fra denunce sociali e profondità giornalistiche. Chi aveva vent’anni negli anni Cinquanta capitalizza una gran massa di beni culturali e sociali e anche di contrapposizioni al conformismo. Risulta chiaro come a Niccolai, al pari di Italo Calvino e Oriana Fallaci, non interessi la scena mondana ma alimentare la propria curiosità per il mondo, in un gioco “serio” che l’accompagnerà per tutta la vita. L’esplorazione del mondo viene messa in risalto dalla postfazione di Marco Belpoliti, dove si scopre come Giulia Niccolai fotografa e Giulia Niccolai poetessa, ma anche redattrice e monaca buddista, siano perennemente innamorate dell’immagine, fino a un “intenso sentimento di stupore”: la meraviglia mai distaccata dalle rivelazioni improvvise emerse dal mondo e dagli amici. Ogni immagine ha questo al suo centro, così come ogni poesia “lineare” e “visiva” di Giulia lo ha. I Viaggi del suo viaggio sono qui, in questo volume. Grazie, Giulia.