Pedinare la vita

Giulia Corsalini, Kolja. Una storia familiare, Nottetempo, pp 250, euro 16,00 stampa

Giulia Corsalini è una delle scrittrici più interessanti del panorama letterario italiano. Il suo esordio è avvenuto solo un paio di anni fa con La lettrice di Čechov (Nottetempo, 2018), un romanzo che le è valso il riconoscimento di diversi premi letterari, il premio Mondello, il Premio Bergamo e il Premio Gli asini, tra gli altri.

Docente e critica letteraria, Giulia Corsalini vive a Recanati con il marito e due figli. Ha conseguito una laurea in lettere e un dottorato in Italianistica. Insegna al liceo classico Leopardi di Recanati e all’Università di Macerata. È anche autrice di saggi di critica letteraria: ha pubblicato, tra gli altri, Il silenzio poetico leopardiano (Centro Nazionale Studi Leopardiani, 1999), La notte consumata indarno (Eum, 2014). Leopardi e i traduttori dell’Eneide (Eum, 2014).

Forte di questi studi e della competenza acquisita in anni di lavoro, qualche tempo fa, Corsalini ha deciso di fare il salto, smettere (almeno parzialmente) di seguire i libri degli altri per dedicarsi a una scrittura tutta sua.

Proprio il libro di esordio ci aiuta a capire di che tipo di scrittrice stiamo parlando. La vicenda letteraria che vede la protagonista del libro essere un’appassionata lettrice di Čechov diventa per noi un indizio importantissimo. Chi conosce i racconti e le novelle del grande scrittore russo, ha provato il piacere della scrittura cristallina, semplice e chiara, capace di arrivare sempre al punto cullandoci in una melodia che non prevede scossoni.

La stessa scrittura caratterizza i romanzi di Giulia Corsalini e, in particolare, il suo secondo romanzo: Kolja, Una storia familiare. In questo secondo impegno, Corsalini mantiene le caratteristiche salienti della sua scrittura, ma aggiunge un forte e intenso approfondimento sui sentimenti dei protagonisti insieme a un’attenzione mai banale ai fatti storici che li definiscono.

La prima particolarità ci è data dal fatto che la prima persona del libro è un uomo, un maschio, si chiama Marcello e da anni vive un rapporto “a distanza” con la moglie Natalia, da cui è separato, ma insieme alla quale decide di ospitare alcuni bambini ucraini in vacanza in Italia per un progetto umanitario.

L’arrivo dei ragazzini, Nataša e i fratelli Kolja e Katja sembra poter essere un modo per dare nuova vita al rapporto di coppia avvizzito nel tempo. Ma non sarà così.

La relazione è ormai stanca e da tempo esaurita. Si fonda su compromessi e su sentimenti che si sono pian piano appannati. Neanche il riferimento alla religione funziona più di tanto. A volte, Marcello e Natalia raggiungono un equilibrio che spesso si rivela insoddisfacente.

L’arrivo dei bambini è un fatto deflagrante. Loro si trovano in Italia non per vacanze, ma perché il progetto che li coinvolge cerca di salvarli dalla guerra nel loro paese.

Un elemento di guida e di ricchezza sono i titoli che la scrittrice attribuisce alle tre parti del romanzo: Vacanze di risanamento, Bambini nella guerra e Tu sei suo padre?

Messi di fronte al dramma dei ragazzini, Natalia e Marcello si ritrovano di nuovo nelle loro vite poco comunicanti. Per un certo periodo tutto ruota intorno alla figura di Kolja, bambino fragile e irrequieto, di cui si perdono le tracce.

La vita solitaria e assorta di Marcello, filologo, viene radicalmente messa in discussione perché egli non si è mai avveduto con chiarezza di quello che accadeva nel mondo. La scrittura “morbida” di Corsalini ci fa vedere come tutto si rimescola in un gioco di presenze e assenze. Di fughe e di ricerche. Natalia ha anche una relazione con un altro uomo. La vita di ieri e quella di oggi lottano per ricavarsi degli spazi se non proprio per sopraffarsi a vicenda.

Poi i fili si riannoderanno. Altri situazioni e altri sentimenti si avvicenderanno. Il libro si chiude con il ricordo dei riferimenti letterari di cui il romanzo è contrappuntato e lascia al lettore un forte apprezzamento per una scrittrice che come poche altre è in grado di “pedinare la vita”.