Peter Godfrey-Smith, Altre menti, tr. Isabella C. Blum, Adelphi, pp. 304, euro 22,00 stampa, euro 12,99 eBook
Polpi. Alieni? Esseri coscienti arrivati, in ère remote, su astronavi inimmaginabili? Niente di tutto questo. L’origine comune fra cefalopodi e vertebrati è un verme piatto lungo un millimetro, abitante il fondo marino 600 milioni di anni fa. Strade che poi si biforcarono dando origine alla nostra specie e a queste meravigliose creature, prudenti e attente, capaci di riconoscere le persone, e di darsela a gambe (per così dire) non appena qualcuno volta loro le spalle. Polpi soprattutto, ma anche calamari e seppie, sono possessori di un sistema nervoso e di un cervello “esteso” a dir poco sorprendenti. E studiati in laboratori, ma purtroppo condannati a morte da massaie e chef di tutto il mondo.
Godfrey-Smith da anni li osserva sul campo, con fitte immersioni, fotografando e filmando la loro vita: soprattutto nel sito (battezzato Octopolis), scoperto quasi casualmente in una baia lungo la costa australiana, nei pressi di Sydney. Decine di polpi sembrano vivere in comunità, girovagando intorno per cacciare o accoppiarsi, senza particolari curiosità verso i propri simili. Polpi al tempo stesso di tutti i colori, sopra e sotto sporgenze rocciose, il cui interesse tattile verso il sommozzatore ha del prodigioso. Godfrey-Smith veniva scambiato per un probabile pranzo? Oppure assisteva al tentativo di un contatto ultramarino?
Lo scienziato spiega, con particolari narrativi di grande efficacia (aiutato dalla brava traduttrice), come i tentacoli dei cefalopodi attuino qualcosa per noi difficile da immaginare: vedere la realtà circostante con l’atto del toccare, dell’assaggiare. La complessità mentale di questi invertebrati è unica nel mondo della natura, mostra un’evoluzione totalmente indipendente dal resto di tutti i cervelli presenti sul pianeta Terra. La forma indefinita dei cefalopodi (di cui tutti abbiamo esperienza quando li vediamo sul punto d’essere catturati fra gli scogli delle nostre coste, o cadaveri – ahimè – sui banchi dei mercati ittici) racchiude una coscienza la cui cauta curiosità si esplica nel tendere un tentacolo, attaccare le ventose alla mano dello scienziato, addirittura attirando Godfrey-Smith verso le conchiglie del fondale, presumibile tana. I grandi occhi rotondi fissano con attenzione, il crogiolo di sensori “vede” l’umano, si fa una precisa idea del bipede immerso che gli sta di fronte. Questa è una delle prime esperienze narrate dallo studioso, senza alcun dubbio un inatteso atto conoscitivo da aggiungere alla variegata somma di comportamenti: posture, cambi repentini e complessi dei colori che fanno pensare a un vero e proprio linguaggio.
Durante le successive immersioni, nelle settimane trascorse a osservare la condotta di quella comunità, allo scienziato sembra che la maggior parte del tempo i polpi lo trascorrano oziando: si accoppiano, girovagano senza mete precise, difficile dire dove vadano durante le loro perlustrazioni. E poi scompaiano quando è brutto tempo. Mistero. Bisogna altresì precisare che la stragrande maggioranza dei neuroni è localizzata nelle braccia, non nel cervello. E quello che sono capaci di fare, quando li si osserva in laboratorio, probabilmente ha origine proprio da questa caratteristica. Se la cavano benissimo risolvendo labirinti, imparano a ottenere cibo manovrando una leva. Ci sono racconti, al limite dell’aneddoto, in cui vengono descritte reazioni alquanto curiose: per esempio scagliare potenti getti d’acqua, attraverso il loro sifone, verso qualunque cosa dia loro fastidio, come la luce violenta. La capacità di adattamento, durante i periodi di cattività, è notevole, sembrano addirittura riconoscere e distinguere le persone, e accorgersi delle distrazioni per poter effettuare certi loro intenti. Prima di tutto, fuggire da un acquario o da un secchio.
Ma Octopolis, il sito studiato da Godfrey-Smith con alcuni colleghi, riserva sorprese che lasciano di stucco chi considera i cefalopodi materia prima di gourmandise. Il disagio è inoppugnabile, anche se non è certo la prima volta che puntiamo il dito verso incontrollate stragi animali compiute in nome di supremazie culinarie o, peggio, estetiche. Ora scopriamo quelle a discapito di questi insondabili, misteriosi e tutto sommato simpatici abitanti marini. Sarà un caso che gli alieni eptapodi (portatori di un messaggio di salvezza) visti nel film Arrival di Villeneuve assomiglino così tanto ai polpi, creature lontanissime dalle nostre linee evolutive? Leggiamo Altre menti, meditiamo con l’autore sul significato della nascita della coscienza, impariamo a considerare la molteplicità mondiale e le diverse visioni, distanti dal comune sentire, che ne derivano.
Lo stesso mare è l’origine di tutti noi, non soltanto l’ambiente maltrattato da volgari scorribande estive e luogo di raccolta di plastiche e altri micidiali detriti. Questo libro espone una ragione in più per apprezzarlo e prendercene cura.