Era il 1981 e in edicola, in mezzo ad altre pubblicazioni, c’era un Millemondi estate, edito da Mondadori e conteneva quattro romanzi di James G. Ballard, ovvero la possibilità di incontrare uno dei più grandi scrittori contemporanei. Molta acqua (e tempo) è passata sotto i ponti, altri generi hanno contribuito alla nostra formazione, e ora lo shock del futuro arriva invece da questa nuova antologia edita da Delos, una casa editrice sempre più attiva in campo fantascientifico. Assalto al sole, a cura di Franco Ricciardiello, uno dei nomi più conosciuti e prestigiosi della narrativa di genere del nostro paese e collaboratore storico di Pulp Libri, è infatti la prima raccolta italiana di racconti solarpunk.
Nel corso degli anni nella letteratura di fantascienza si sono succeduti movimenti e correnti che hanno cercato di dare impulso a un genere che ciclicamente si è trovato di fronte a periodi di stanca: è stato il caso della new wave negli anni Sessanta e del cyberpunk negli Ottanta, per citare forse i casi più noti. La novità programmatica del solarpunk sta nel fatto che si lascia alle spalle la distopia per sposare l’utopia, e un modo diverso di immaginare il futuro rispetto alle tendenze precedenti. Ma forse citare l’originale Solarpunk Manifesto del Movimento internazionale è il modo migliore e più diretto per capirne gli intenti.
“Il solarpunk può essere utopico, ottimista o interessato alla lotta per un mondo migliore, mai distopico. Il nostro mondo arrostisce a fuoco lento, abbiamo bisogno di soluzioni, non solo di avvertimenti.[…]
Il solarpunk è allo stesso tempo una visione del futuro, una provocazione ponderata, un modo di vivere e una serie di proposte realizzabili per arrivarci; è una visione di futuro che incarna il meglio di ciò che l’umanità può raggiungere: un mondo post-scarsità, post-gerarchia, post-capitalismo in cui l’umanità vede se stessa come parte della natura e l’energia pulita sostituisce i combustibili fossili. […]
Il solarpunk riconosce che la fantascienza non è solo letteratura d’intrattenimento, ma anche una forma di attivismo. Immagina, tra le altre cose, un ambiente costruito o adattato in modo creativo attorno all’energia solare, utilizzando tecnologie diverse. L’obiettivo è promuovere l’autosufficienza e vivere entro limiti naturali.”
Tra gli undici autori dei dieci racconti dell’antologia, tra i più attivi della scena italiana, cinque sono autrici, a riprova di come un ambiente nato con frequentazioni esclusivamente maschili e nerd, abbia lasciato cadere nel frattempo molte remore e pregiudizi sessisti. Inutile fare classifiche di merito in una antologia senza dubbio riuscita. I racconti ci portano in un mondo diverso, a volte rinato da una catastrofe, altre cambiato da un’umanità che si è resa conto che lo sfruttamento senza freno delle risorse avrebbe portato alla distruzione del pianeta. Il rapporto individuo/collettività è mutato, ora tutto è connesso e interconnesso, c’è un rapporto diverso con la tecnologia, diventata amica e di facile gestione, ci sono concetti di morale rinnovati, che si sono adattati a un’epoca diversa, e soprattutto il rapporto l’ambiente mette al centro la “naturalità” di strategie autosufficienti e compatibili.
Ricciardiello con “Solstizio”, ci fa attraversare parte dell’Europa descrivendoci l’ambiente del nuovo mondo seguendo il viaggio che fa Amaranta, da Venezia a Parigi, per ricongiungersi a Giunio, un ragazzo diciassettenne nato lo stesso giorno e anno con cui ha stabilito un rapporto quasi simbiotico; “Nutopia”, scritto a quattro mani da Stefano Carducci e Alessandro Frambini, ci narra un mondo dove il passaggio dall’adolescenza all’età adulta passa per una prova solitaria su un satellite che orbita intorno a una nuova terra. E, ancora, Nino Martino, che con “L’ora blu”, ci parla della rivolta delle periferie, le Banlieu, dove gli abitanti sono costretti a lavorare per garantire il benessere dei residenti delle città; Lukha B. Kremo che ambienta la sua storia – una speculazione politico sociale – in un’Antartide diventata vivibile per gli umani a causa dello scioglimento dei ghiacci; o ancora “Il libro di Flora” con cui Giulia Abbate ci porta in una realtà dove lo sfruttamento e la prevaricazione, specialmente sulle donne, vengono usati per fare di Marte il luogo dove coltivare le piante per garantire cibo a pochi eletti.
Un’inversione netta di tendenza, da parte degli autori, che scelgono una letteratura politica, schierata e militante per un mondo più etico, equilibrato e autosufficiente, dove la giustizia sociale, l’allargamento dei diritti e la parità effettiva uomo/donna non siano un optional ma uno stato di cose consolidato.
Sul Solarpunk potete anche leggere su Pulp Libri una recensione del libro: Verso e Fernandes (a cura di), Solarpunk, Future Fiction Edizioni