L’estensore di questa noticina scriveva: «Francesco Permunian, scrittore e poeta di Cavarzere, dopo il Polesine ha esteso la propria ‘Waste Land’ fin dove la sua verve errabonda di viaggiatore “discorde” gli ha valso i cari saluti e così sia ai burocrati letterari dal facile passeggio serale». Sempre nel torbido a parer nostro fa capolino il fascino del racconto umoristico, che fra “beati” sollievi (di cui si ha di questi tempi perennemente bisogno) e irritazioni varie consente varie antologiche di pensieri altrimenti vietati, tra il frivolo e la privata irrisione. Come distanziarsi dalle collane editoriali sempre più simili a succursali di Facebook (lo dice, commendevole, un amico di vecchia data), dalle confezioni per famiglie seriamente inchiodate alle offerte speciali, se non annunciando appena si riesce notevoli frammenti d’ironia e abbeverandosi al destino del sarcasmo – poco socievole quest’ultimo, fondandosi sul vietato (Manganelli docet) e, si potrebbe suggerire, sulle capacità predatorie di un killer.
Si tratterà di passeggiare nei pressi del folklore, nei teatri falsamente ingenui di cui l’Italia abbonda, fra mitologie regionali e fanfaluche paesane. Non sarà un caso che il nostro ultimamente abbia dato alle stampe una serie di volumetti dove si ricompongono schiumature, cianfrusaglie esistenziali, reperti umani e varietà gastronomiche, e sessualità turgide sempre al limite del tracollo. “Vite di qualche riga o di qualche pagina”, annuncia Foucault in esergo. Nei luoghi della Valpadana, dove “sguattere e regine” s’avventurano nei paradisi del pettegolezzo, delle salse e dei tortellini in brodo. La chiacchiera ha il suo tributo fin sul bordo delle caraffe di lambrusco servite alle veglie funebri.
L’assortimento dei cimeli di Permunian, richiamati all’onore della cronaca, non trascurano certo i fasti (sic) dell’oggi e le conferme di gratitudine per antichi fascini non più in rodaggio: Kantor, Parise, Campo, Bernhard, Benn, Buzzi. Ma luci e tenebre stanno sullo stesso letto, e lo scrittore in momenti di affabilità riguardosa verso il lettore e se stesso si chiede quand’è che gli spettri se ne torneranno nel loro buco. Ma tant’è lui sa benissimo che le visite non sono solo il frutto d’antiche paturnie. Come esperto della lingua, con cui da sempre discute, investe su immagini ora solenni ora (illegalmente, per fortuna) giocose tanto che un ilare teatro non disdegna a noi di presentarsi dando una leggera carezza al caos – nostro e vasto, che di più probabilmente (il diavolo lo sa) non si può.