La normalità è una grossa bugia

Francesca Ceci, Possiamo essere tutto, illustrazioni di Alessia Puleo, Tunué, pp. 96, euro 12,50 stampa

“Sii chi tu sei e dì ciò che senti, perché quelli a cui importa non contano, e a quelli che contano non importa. Dr. Seuss” 

È una tematica complessa quella affrontata nel graphic novel Possiamo essere tutto pubblicato recentemente da Tunué e realizzato in collaborazione con Amnesty International. Si parla infatti di integrazione, un argomento su cui si è detto la qualunque. La prefazione firmata da Renata Pepicelli (professoressa associata all’Islamic Studies and History of Islamic Countries, Department of Civilizations and Forms of Knowledge dell’Università di Pisa) è molto accurata e rende noti alcuni aspetti poco conosciuti, come i dati ISTAT aggiornati al gennaio 2018 secondo cui i minori figli di famiglie migranti sono 1.316.000 rappresentando il 13% della popolazione minorenne complessiva d’Italia. Tre su quattro sono nati nel nostro paese e l’ostacolo maggiore che riscontrano è legato alla legge italiana sulla cittadinanza basata sullo ius sanguinis, legge che nessun governo è stato disposto a modificare nonostante crei enorme disparità negando loro la cittadinanza anche se nati in territorio italiano.

È quello che emerge dalla storia della famiglia Fares proveniente dal Marocco e trasferita a Roma da quindici anni. Le figlie Amal (diciassettenne) e Raja (ventiduenne) sono nate in terra marocchina, mentre il fratellino Hadi è nato in Italia undici anni prima, ma nessuno di loro è davvero cittadino italiano e agli occhi estranei rappresenteranno sempre gli stranieri. Questo pregiudizio si scontra con l’obiettivo originario di famiglie come questa che partono, spesso percorrendo viaggi che sembrano essere infiniti, con la speranza di raggiungere una sorta di terra promessa in cui trovare opportunità e possibilità di costruirsi un futuro migliore. 

Ciascuno di loro affronterà, seppur in ambiti differenti, lo stesso sguardo diffidente di persone che ignorando la storia avranno la presunzione di giudicare. Indossare un velo può apparire un segnale di sottomissione e la volontà di nascondere qualcosa di non ben precisato, quando invece può rappresentare semplicemente l’attaccamento al paese d’origine. Una donna di colore dev’essere obbligatoriamente una prostituta e una madre marocchina è impensabile sappia guidare. Un confine labile quello di due culture che può confondere chiunque non abbia il coraggio di chiedere e approfondire. Le nuove generazioni, o come vengono definite le “seconde generazioni”, vivono a metà tra ciò che sono realmente e ciò che la società si aspetta da loro, e questo albo è un focus su riflessioni e questioni su cui ci soffermiamo assai raramente per poter avere davvero un’opinione.

Occorre pensare anche a chi emigra dall’Italia, non solo chi in Italia ci arriva. Il Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes spiega che tra il 2009 e il 2019 la presenza italiana all’estero è aumentata del 70%. Nel 2006 gli italiani iscritti all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero erano poco più di 3,1 milioni e al primo gennaio 2019 risultavano essere 5,3 milioni, rappresentando una percentuale praticamente identica  a quella degli stranieri stabiliti in Italia.

Senza ipocrisie un immigrato, pur ottenendo la cittadinanza italiana, verrà sempre discriminato per il colore della pelle o per la religione e quante porte gli verranno chiuse in faccia a causa di pregiudizi o di stereotipi. Eppure è innegabile che rappresentino un’opportunità di crescita e un valore aggiunto ma quando raggiungeremo la necessaria apertura mentale sarà sempre troppo tardi.

Francesca Ceci afferma “Il fumetto può raccontare, in maniera lieve, temi scottanti e scomodi. Può aprirci al confronto.” L’autrice collabora con svariate riviste come Flanerì, Altri animali, I Libri degli altri e ha pubblicato articoli e racconti su Senza rossetto, Il tascabile, Tre racconti, Oblique8x8 e Firmamento. La giovane illustratrice Alessia Puleo esordisce brillantemente con questo graphic novel, rendendo giustizia all’argomento con immagini in stile cartoon, riconoscibili a tutte le fasce d’età e senza fastidiosi tecnicismi che possano rallentare la lettura.