Un’antologia, generalmente, si ritiene riuscita quando ospita almeno il trenta per cento di racconti qualitativamente superiori alla media. Ne L’amore in una strada buia di Irwin Shaw, che ne contiene dieci scritti dal 1949 al 1965, ripubblicata recentemente da Mattioli 1885, la percentuale è senz’altro maggiore.
Il racconto è una forma letteraria, come ho ripetuto più volte, che richiede un’attenzione e un talento particolari, maggiori secondo me del romanzo. È un gioiellino da cullare, perfezionare, leggere e rileggere, scrivere e riscrivere, limare e lasciare ancora decantare. E in questo libro, tutto funziona alla perfezione perché curato fin dai titoli, che sono bellissimi. Nella prefazione dell’autore possiamo leggere che “in America ci sono storie da raccontare a ogni angolo di strada”. Afferma ancora Shaw: “In un romanzo o in un dramma devi essere un uomo completo. In una raccolta di storie puoi essere tutti gli uomini o frammenti di uomini degni e indegni, che in ogni stagione si susseguono in te. È un lusso da non sottovalutare”.
I personaggi dello scrittore statunitense (1913–1984) sono diversi, ma in ogni racconto il protagonista è l’amore di coppia, stanco, ancora vivo o non ancora troppo definito: incontri fortuiti, conversazioni inaspettate, telefonate non fatte o inattese cambiano le prospettive, dando a questi sentimenti visuali impreviste. Nel racconto che apre l’antologia, “L’uomo che sposò una ragazza francese”, una donna incontra a Parigi un suo ex e il marito teme l’infedeltà della moglie: i due, di conseguenza, si aprono a considerazioni e confessioni che erano rimaste sopite. In “L’amore in una strada buia”, un americano affacciato a una finestra di un hotel a Parigi, mentre sta aspettando di essere messo in contatto telefonico intercontinentale con una donna per dirle che la ama, ascolta fortuitamente delle conversazioni in un vicolo buio che lo fanno desistere dalle sue intenzioni. L’incontro in un bar con un altro uomo in attesa che il violentatore e omicida della moglie sia giustiziato, in “Rumori in città”, fa considerare al protagonista il rapporto con la proprio consorte da un punto di vista differente.
Sono solo alcune delle situazioni con cui Irwin Shaw affronta il sentimento più celebrato in letteratura, con una sensibilità e una delicatezza, con un mestiere e una profondità che s’incontrano di rado. Tutti i racconti dell’antologia – la classifica di gradimento dipenderà dai gusti personali e dal background del lettore – fanno parte della migliore tradizione della letteratura breve americana: come Andre Dubus, Shaw sembra essere personalmente coinvolto dai protagonisti, come se soffrisse e gioisse con loro, come elaborasse letterariamente momenti della sua esistenza.
Racconti solo in apparenza datati, che lo scavo psicologico e sociale profondo, fino alle radici dell’animo umano, rendono immortali, buoni per tutte le epoche: l’amore sembra essere il solo sentimento che permette all’umanità di raggiungere la felicità o di trovare una redenzione. Lo stile è essenziale, diretto, e le descrizioni degli ambienti e dei gesti sono istantanee di una società post bellica che, in quegli anni, non era ancora riuscita a riprendersi né economicamente né socialmente. Sono racconti che lasciano il segno e rimangono vividi nella mente; situazioni ordinarie che il punto di vista dell’autore rende uniche.