Confesso che prima di leggere questo libro sapevo ben poco del Movimento dei Focolari. Una naturale idiosincrasia verso sette religiose, confraternite esoteriche e fratellanze varie non mi porta ad approfondirne la conoscenza, benché non di rado dietro tali movimenti si celino misteriosi e ramificati intrighi di potere e vorticosi giri di affari: in tal caso, il discorso da antropologico e religioso vira sul politico e sul sociologico ed è doveroso averne contezza. Per questo risulta imperdibile l’ultimo lavoro di Ferruccio Pinotti: giornalista e saggista di comprovata professionalità, è tra i rari intellettuali che dedicano la vita a scandagliare con ammirevole senso civico le tenebre del malaffare, i bui meandri del potere (in ogni sua forma) che strutturano la società in cui viviamo. Quest’opera, altra perla del giornalismo d’inchiesta cui ci ha abituati, lo vede impegnato nella prima ricerca sistematica sul nebuloso mondo dei Focolari e nella prima ricostruzione storico-critica della controversa figura della fondatrice e del suo pensiero.
Corredato di una lucida prefazione di Pierre Vignon (sacerdote e canonista francese) e realizzato in collaborazione con l’agguerrito e competente collega Stefano Mazzola, il volume ripercorre la nascita e l’evoluzione di un movimento ecclesiale “per molti aspetti misterioso e sconosciuto al grande pubblico”, fondato nel 1943 da Chiara Lubich (all’anagrafe Silvia, scomparsa nel 2008), e con alcune peculiarità: è l’unica formazione cattolica ad avere sin dall’origine – e in seguito obbligatoriamente, per statuto – una leader donna. Si tratta di un gigantesco “laboratorio umano”, “un brillante esperimento di gestione della psicologia individuale e di massa”. Secondo i numerosi “fuoriusciti”, le vittime di abusi, teologi e psicologi il movimento è “un’infernale macchina di annientamento delle persone al servizio di un ambizioso progetto manipolativo, che macina senza tregua esistenze e destini, ma anche soldi e potere”. L’indagine assume grande significato anche per la rilevanza del potere economico e politico dei Focolarini, a cui non mancano sponsor di primissimo piano, a cominciare dal Presidente della Repubblica Mattarella, che ne conobbe il cofondatore, Igino Giordani, e vantano legami saldi e qualificati all’interno della Curia; e non da ultimo perché per Chiara Lubich è in corso, pur tra allarmati contrasti, un processo di beatificazione.
Nella prima parte del volume si ricostruisce la realtà complessa e la crescita imperiosa di un’organizzazione potentissima e ben ramificata nel mondo (è diffusa in 182 Paesi – persino nella Corea del Nord di Kim Yong-un – e vanta due milioni di aderenti), sui suoi molti lati oscuri. Nei quasi ottanta anni di vita, il movimento è stato infatti attraversato da gravi scandali: dalle circostanziate accuse di pedofilia e abusi sessuali ad alcuni altissimi focolarini consacrati, a quelle mosse a un suo potente protettore, il cardinale Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il dicastero deputato a condurre Chiara Lubitch sugli altari. Si analizza la sua simbologia, il ruolo segreto avuto nella battaglia al comunismo, le potenti reti di contatti, le diramazioni economiche e operative, “complesse come la tela di un ragno”, fatte di migliaia di sotto-organismi dediti a programmi, iniziative e opere sociali il cui fine è sempre quello: “raccogliere soldi, facendo appello alla fede”. Si tratteggia il percorso biografico della fondatrice, sulla base di ricerche storiche e di un “ritratto collettivo” scritto da ex Focolarini che l’hanno conosciuta personalmente. Nulla sfugge al vaglio critico: il mistero delle sue allucinazioni mistiche (che la posero in sospetto di eresia e fanatismo e le costarono processi presso il Sant’Uffizio, fino al riconoscimento di Paolo VI), le amicizie (per lo più con personaggi ricchi e influenti), le frequentazioni equivoche, i ricoveri nelle cliniche per disturbi psichici, le sue “carte segrete”, testi occultati persino ai membri interni, di cui qui si riportano illuminanti passi, commentati da noti teologi e psicoterapeuti interpellati dall’autore, fondamentali per comprendere la genesi, lo sviluppo e la “patologia del movimento”, la sua “mitologia allucinata”.
La seconda parte presenta le drammatiche testimonianze degli adepti fuoriusciti, rese con grande coraggio e senso civico, in clamoroso conflitto con l’immagine edenica che il movimento offre di sé. Emergono da esse inequivocabili forme di abuso e sfruttamento, e vi si riscontrano tutti gli elementi della deriva settaria, sintetizzati da Vignon: censura su frequentazioni, letture, film; impossibilità di accedere a esperienze o incontri che consentirebbero un approccio libero e personale; ingiunzione di pensare solo al presente, separandosi dal passato e dalla famiglia; adorazione acritica della fondatrice e culto della personalità; offerta sacrificale perpetua di se stesso; soffocamento di ogni manifestazione di critica e della ragione; sfiancamento nello svolgimento di compiti materiali; manipolazione psicologica; infantilizzazione diffusa; pressione per donare i propri beni e captazione dell’intero stipendio dei membri; mancato versamento di contributi previdenziali per il lavoro prestato. Rivelazioni alle quali il movimento ha reagito con la logica dei grandi apparati di potere, quella dei panni sporchi lavati in famiglia, piuttosto che affrontare in maniera trasparente ed eticamente pulita i suoi problemi. Criminali vicende a cui anzi ha opposto una sofisticata operazione d’immagine, a riprova della sua potenza di fuoco: la fiction Rai sulla fondatrice, andata in onda con gran successo il 3 gennaio 2021, Chiara Lubich. L’amore vince tutto, “un ‘santino’ agiografico e carico di semplificazioni storiche che ha provocato una tempesta di proteste tra gli ex Focolarini vittime di abusi”. D’altra parte, il movimento è operosissimo in ambito culturale e di immagine, con pubblicazioni di libri e riviste, centri di produzioni audiovisive (“fortissima” la sua presenza sulla rete nazionale Tv2000 della Cei), istituti universitari e centri di formazione, scuole di partecipazione e così via, oltre all’attivismo politico, concretizzato da infinite iniziative a livello locale, caratterizzato dall’anonimato in termini di militanza (cosa che garantisce una maggiore libertà di azione trasversale), e realizzato attraverso appositi organismi, che recentemente è sfociato con la presentazione di propri candidati alle ultime elezioni amministrative del comune di Milano.
La terza parte è dedicata alle tragiche vicende dei suicidi degli adepti e alle auto-eliminazioni, la quarta all’evoluzione del movimento e alle sue criticità, analizzate con l’ausilio di documenti riservati che ne svelano i dissidi, frutto di un dibattito interno stimolato dall’esplosione degli scandali per pedofilia, dal consistente fenomeno dei fuoriusciti, dall’individuazione di nuove leadership. Molto interessante il capitolo sul processo di beatificazione di Chiara Lubich, “tra scandali vaticani e riserve dottrinali”, che rientra nel più ampio tema delle procedure riguardanti beatificazioni e canonizzazioni, non di rado influenzate dal versamento di tangenti: un autentico business sotto la cupola di San Pietro, con tanto di tariffari e giri di denaro di decine di milioni di euro: “un mondo tutto da scavare”, chiosa Pinotti col suo fine fiuto da segugio.
Illuminanti, poi, le impressioni dell’autore ricavate dalla visita fatta a Loppiano, la prima cittadella fondata dal movimento, sui colli toscani a sud di Firenze, sui ricchi terreni coltivati a viti e ulivi donati da Vincenzo Folonari, e la documentazione della dimensione economica di questa realtà. Impresa complicata, poiché non esistono cifre, bilanci, rendiconti ufficiali, con grande nocumento della trasparenza e della possibilità di verifica. Pinotti tuttavia si dimostra abilissimo a fare i conti in tasca ai Focolarini: si parla di “numeri giganteschi” quanto a beni mobili e immobili, “una realtà che vale almeno 5 miliardi di euro”, cifra reputata “molto al di sotto della realtà e dei mille rivoli di finanziamento del movimento”. Morale: questo gruppo ecclesiale è una vera e propria “multinazionale della fede, una macchina da guerra che muove soldi, affari, voti, consensi, in Vaticano come nella società civile e nella politica”, ovvero, “l’avidità come sistema collettivo”.
L’inchiesta si chiude con le interviste all’attuale presidente, Margaret Karram, e al co-presidente Jesús Morán Cepedano, e con la prefigurazione di quattro scenari possibili per il futuro del movimento, a seconda delle scelte programmatiche che i suoi dirigenti intraprenderanno. Poiché, alla luce di quanto è emerso da questa inquietante ricerca, appare ormai ineludibile per gli stessi Focolarini, per i vertici del Vaticano e per la società civile una profonda riflessione su tali realtà, che da presunti paradisi possono trasformarsi in autentici inferni.