Claude Debussy, Monsieur Croche. Tutti gli scritti, tr. Anna Battaglia, Il Saggiatore, pp. 334, € 24,65 stampa
di RAFFAELE GUIDA
Monsieur Croche è una raccolta di articoli scritti da Claude Debussy tra il 1901 e il 1912 per riviste quali Le Figaro, Gil Blas, Mercure Revue e Revue blanche, per citare le più famose, impreziosite dai contributi di grandi personalità tra le quali Marcel Proust, André Gide e Guillaume Apollinaire. Una prima uscita editoriale di questa collezione vede la luce nel 1921, mentre dobbiamo la prima traduzione in italiano al compositore Luigi Cortese, nel 1945.
L’edizione del 2018 de Il Saggiatore, oltre che un omaggio per il centenario della scomparsa del musicista francese, si rivela un compendio dettagliato e illuminante grazie al contributo di Enzo Restagno e al lavoro di traduzione da parte di Anna Battaglia.
Nelle intenzioni di Debussy questi articoli avrebbero dovuto essere la mostra di un lavoro critico atto a illustrare le più disparate idee e teorie sulla musica e sui rapporti che questa intrattiene con le altre arti, dalla letteratura alla pittura, passando per la danza e il teatro, registrandone le evoluzioni, le singole varietà percettive, fino a tessere una sintesi tra poetica individuale e visione estetica, in una prospettiva metacritica.
Debussy in questi articoli esprime in modo ampio e argomentato le proprie idee sui temi relativi alla creazione, alla creatività e alla percezione di un artificio artistico, reinterpretando una figura cara al primo estetismo (significativamente formulato da Oscar Wilde nella prefazione del suo Dorian Gray) ovvero quella dell’artista come unico vero critico, di se stesso e non solo; ruolo che Debussy non pretende, ma esercita. In questa veste affronta temi quali i taciti compromessi che avvengono tra pubblico e artista e che fanno scaturire ciò che chiamiamo cultura. Non manca una cifra spiccatamente polemica, attraverso la quale il compositore si interroga sulla funzione delle istituzioni culturali e dell’educazione delle masse all’arte.
A questo atteggiamento si accosta la sincera ammirazione verso i Beethoven, i Wagner, i Saint-Saëns, gli Strauss, di cui ci illustra la poetica. Passando alle analisi dei concerti, Debussy esprime a tutto tondo la sua visione magnificente di spettacolo, soffermandosi sulle scene, gli interni dei teatri, i direttori d’orchestra, gli spettatori stessi, in un gigantesco vortice in cui tutto è messo in relazione e in cui l’equilibrio degli elementi è cruciale ai fini della rappresentazione. Tramite questi articoli possiamo conoscere molti autori coevi e poco conosciuti, da lui stimati, quali George Hüe, André Corneau, Eduard Lalo.
Il registro è intimo e cronachistico; la scrittura è impressionistica, ispirata e nervosa, pensosa, snella e scattante, sorella gemella del suo stile musicale, intercalata da aneddoti maliziosi e vigorose sferzate – Debussy paragona il Palazzo Garnier che ospita l’Opéra a un bagno turco. Ma non basta, per dire anche più di quel che vuol dire, il compositore crea dal nulla Monsieur Croche, presenza fantastica che prende posto nella sua casa e con la quale Debussy dialoga giungendo a rivelazioni sorprendenti. Un intelligente alter ego attraverso cui esercitare la più nobile delle arti, la maieutica.
Scorrendo via via gli articoli riusciamo a ricostruire come veniva promossa, fruita, percepita la musica del tempo, assistendo da vicino, anzi, da dentro, a ciò che animava la vita artistica della Parigi della Belle Epoque nella quale recalcitravano le suggestioni di fine Ottocento. Così, una semplice raccolta di articoli diventa materia letteraria e spaccato di vita quotidiana grazie al quale Debussy ci permette di stargli accanto: nei concerti cui assiste, durante gli eventi cui prende parte, nelle città che visita, e nei momenti di raccoglimento che si concede nel suo salotto.
Sincero ammiratore della tradizione classica francese, definisce la sua cifra, la clarté, ovvero una sintesi espressiva fra tradizione e gioco che per lui è tutto. Il rispetto della forma difatti è cruciale ed è l’unica prospettiva dalla quale è possibile costituire un punto di fuga verso la creazione del nuovo. Il proponimento estetico che racchiude tutto il pensiero di Debussy è creare un’arte che concili elementi intellegibili con altri primigeni, antidialettici. È doveroso infatti, riservare all’interno di un’opera d’arte uno spiraglio di incomprensibilità, di indecifrabilità, di volontaria rinuncia comunicativa.
Da grande visionario arriva ad immaginare la musica delle generazioni future e ne teorizza una tale da poter essere suonata en plein air: che riesca a dialogare con gli elementi della natura circostanti, aprendo così le porte a implicazioni nuove tra spazio, suono, ambiente, strumento ed espressione, indicando la via a un’arte che nasca attraverso lo studio dei fenomeni naturali.
Sul piano teorico, infine, il compositore non si limita ad analizzare le influenze reciproche tra le arti, ma anche quelle relative alle tradizioni musicali europee e ai generi (da quello popolare, alla sinfonia, all’opera buffa) realizzando un’operazione tanto comparatistica che semiologica. In questo lavorìo trova spazio la messa in relazione tra simbolo letterario e leitmotiv musicale, soprattutto all’interno de L’ouragan di Bruneau, scritto sui versi di Zola, aprendo così a uno squarcio che destinerà l’attenzione ai rapporti della musica con poesia e prosa.
Ma filtrano anche riflessioni filosofiche ed esistenziali. Per metterle meglio in luce Debussy le affida al già nominato alter ego: Monsieur Croche.
È un grande individualista, Monsieur Croche; il suo individualismo, atipico, pone al centro del mondo l’individuo tutto in quanto irriducibile manifestazione di una singolarità. Il senso recondito che plasma il ‘vero individualista’ spinge verso un profondo panteistico legame con le cose e le persone; ma quando l’individualista prende consapevolezza che tale visione non è condivisa da gran parte dell’umanità, converte tale sentimento nel suo opposto. Questo scarto costringe l’individualista a vivere in un mondo che sembra volersi svilire, costringendolo a svilirsi suo malgrado. Ma Monsieur Croche non desidera altro che assistere al più grande spettacolo del mondo che è la vita stessa, e questi articoli non saranno che un alibi per poter donare allo spettatore un pezzo tangibile dell’entusiasmo creatore.