Fra gli scrittori che hanno alle spalle opere degne di costante menzione, Cordwainer Smith (alias Paul Linebarger Jr, 1913-1966) è uno dei meno frequentati dagli appassionati nazionali; ogni epifania delle sue opere quindi diventa motivo di gaudio, sopratutto trattandosi di Quest of the Three Worlds, un testo del 1966, qui riproposto nella traduzione del 1979 di Ugo Malaguti, dal titolo, bellissimo ed evocativo, di Sabbie, tempeste, pietre preziose.
Il volume raccoglie tre racconti (un quarto,” Volare insieme verso una stella”, presente nella vecchia edizione, è stato omesso perché solo parzialmente legato al ciclo), nei quali il protagonista Casher O’Neill, nipote del dittatore del pianeta Mizzer, va alla ricerca di aiuto per combattere il colonnello Wedder, che egli stesso ha aiutato a spodestare lo zio. Ma nelle migliori tradizioni odoporiche non è importante la meta ultima del viaggio, la liberazione di Mizzer (che avviene in modo libero da ogni retorica bellica e quasi incidentalmente), ma ciò che il protagonista incontra nei tre mondi in cui opera.
Il primo mondo è il pianeta delle pietre preziose, Pontopidda, dove Casher affronta l’enigma dell’esistenza di un ente che gli abitanti non riescono a decifrare, un cavallo praticamente immortale, e viene aiutato da C’Alma, la donna-cane; il secondo è Hendriada, il pianeta delle tempeste, dove viene assoldato per uccidere T’Ruth, la ragazza-tartaruga, che ha impressa in sé la personalità della sua defunta padrona, e quella della “Strega dello spazio”, l’Hechizera di Gonfalon. Il terzo infine è il natio Mizzer, il pianeta delle sabbie, dove affronta il colonnello senz’armi, col solo apporto delle qualità di T’Ruth che ha incorporato, trasformando il dittatore in un uomo di pace.
Ma raggiunto il suo scopo, per Casher inizia un nuovo pellegrinaggio, che lo porterà, aiutato da C’Alma, in un cammino iniziatico per trovare la pace in un luogo edenico, assieme a Celalta, una Madonna del Grande Ausilio. Come sempre nei lavori di quest’autore il mondo è abitato dai sub-umani (gli underpeople), creature per metà umane e per metà animali, e dall’altro estremo dalla Strumentalità (in questa traduzione, appunto il Grande Ausilio), la casta dei reggitori dell’universo conosciuto; e l’atmosfera è inquietante, oscura, e molto raffinata. La narrazione segue la forma di un mito lontano, e il suo tessuto è quello di un sogno, con una simbologia assai particolare; gli enti che abitano i mondi sono capolavori di psicologia aliena, posti dinnanzi a enigmi che paiono irrisolvibili, succedendosi l’uno all’altro, per sconfinare in un’etica, in una metafisica, in una teologia in cui si incrociano le temperie spirituali dell’oriente e la fede cristiana. Un testo imperdibile di un autore eccezionale.
24 Settembre 2017