Giampaolo Simi, Come una famiglia, Sellerio Editore, pp. 432, €15,00 stampa, €9,99 ebook
recensisce ROBERTO STURM
Nonostante segua da tempo e abbia sempre apprezzato Giampaolo Simi, non avevo ancora avuto l’occasione di recensire un suo romanzo. Ho avuto la possibilità di incontrare lo scrittore toscano durante l’ultima presentazione del suo precedente romanzo, La ragazza sbagliata, in un paese dell’entroterra marchigiano, pochi giorni prima che uscisse questo libro. Durante la cena si è parlato del più e del meno, dalla politica allo sport, dal cinema alla letteratura e Simi non si è risparmiato: dotato di profonda cultura, possiede una capacità di chiarezza straordinaria e una disponibilità che ne fanno una persona speciale. Non è difficile annoverarlo tra i migliori scrittori italiani: la semplicità quasi disarmante con cui mette in pratica il suo talento è propria dei grandi.
Difficile relegarlo dentro un’etichetta, perché se è vero che scrive noir, è anche vero che lo fa con un orizzonte narrativo molto ampio. I metodi di indagine sulla società odierna precisi e profondi, i personaggi calibrati nelle loro singolarità, lo stile limpido e scorrevole, la ricerca incessante del vocabolo giusto, l’evidente documentazione sui temi che tratta concorrono a formare testi che col tempo si sono sempre più arricchiti di qualità.
La storia decolla subito con un incipit straordinario, e porta il lettore in una Versilia dove Simi si muove con naturalezza, una provincia che potrebbe essere in qualsiasi parte d’Italia, tra persone comuni che potremmo incontrare in ogni momento della giornata o essere noi stessi.
In Come una famiglia tornano personaggi del romanzo precedente e se ne aggiungono di nuovi. Dario Corbo è un ex giornalista, separato dalla moglie Giulia e con un figlio, Luca, diciottenne, che sta per fare il grande salto nel calcio professionistico. Dario adesso lavora per la fondazione di Nora Beckford, figlia di uno scultore inglese scomparso. Ha scontato quindici anni di reclusione per l’uccisione di una ragazza anche a causa dei servizi giornalistici di Dario, che oggi non è più convinto della sua colpevolezza. Le dinamiche delle coppie in questione non sono chiare, e il coinvolgimento del figlio Luca in un grave episodio di violenza contro una ragazza, durante i festeggiamenti per i risultati della squadra in cui milita, rende esplosivi alcuni sentimenti latenti da tempo. La madre della vittima accusa Luca della violenza, e l’inchiesta assume contorni inquietanti e oscuri, tanto che anche Dario, a un certo punto, dubita dell’innocenza del figlio.
Da qui in poi assistiamo al disfacimento di famiglie di diversa estrazione sociale; alla solidarietà di gruppo, in questo caso omertosa, dei giocatori della squadra di calcio; alla necessità di filmare e condividere le proprie gesta per mero esibizionismo; all’obiettivo del successo come lasciapassare per una vita facile senza troppi sacrifici. Non mancano personaggi ambigui, che sfruttano i ragazzi più talentuosi per i loro tornaconti personali, che non esitano a passare sopra le vite degli altri per concludere i loro loschi affari, che instillano nei giovani giocatori l’idea che il successo personale, che una vetrina da cui farsi ammirare sia la cosa più importante da raggiungere. Non importa con quali mezzi.
Anche e soprattutto Dario Corbo indaga, tornando per necessità al suo lavoro di giornalista di inchiesta: si scontrerà con interessi economici, sotterfugi giuridici, corruzioni e depistaggi che lo porteranno a scoperchiare un mondo, quello del calcio giovanile, che anziché fucina di talenti si rivelerà una replica della società di oggi. Una società che Giampaolo Simi non tiene ai margini, ma che è la vera protagonista del romanzo, con tutti i limiti che la ricerca del successo facile – sia economico che sociale – può imporle, con tutte le deformazioni che allontanano soprattutto i giovani da un percorso formativo virtuoso. Una realtà che, a ben vedere, non ha proprio niente di invidiabile.