Fabiano Massimi / I demoni nella Storia

Fabiano Massimi, I demoni di Berlino, Longanesi, pp. 448, euro 18,00 stampa, euro 9,99 epub

Che neppure lo scorrere degli anni possa dare le giuste risposte ad alcuni avvenimenti storici, è un dato di fatto; che non si sappia esattamente cosa accadde tra le mura del Parlamento tedesco quando nel febbraio del 1933 scoppiò il rogo che alimentò l’ascesa del nazismo, è una realtà. Su questo particolare accadimento si svolge il libro di Fabiano Massimi, che non è un saggio, come lui stesso sottolinea, ma un romanzo che, rappresentando fedelmente gli eventi storici, li allarga in una visione personalizzata e del tutto soggettiva, al fine di darci la sua prospettiva e la sua interpretazione di quel particolare avvenimento. Piace al lettore questa personale teoria perché la lettura diventa sempre più avvincente e, mentre il racconto storico si sviluppa divenendo un racconto giallo, sui fatti narrati il lettore è obbligato a soffermarsi e riflettere. E ha un compito: deve riuscire a guardare negli occhi tutti i personaggi per vederne il fondo, pur sapendo che non avrà mai la certezza di poterlo trovare, E di capire davvero le intenzioni di ciascuno di essi.

Stiamo infatti parlando di demoni, demoni che, a partire dal titolo scelto per questo romanzo, gettano le loro lunghe ombre nelle pagine del libro: cercano di confondere, cercano di ammaliare, sono ambigui e arrivisti e si muovono spesso in modo imprevisto e inaspettato. Molti dei personaggi narrati sono uomini poliedrici che compongono un gioco di specchi di cui non ci si può fidare. E si ritrovano perciò a dubitare di tutti, talvolta anche dei loro stessi compagni, quelli che nella Guerra erano stati al loro fianco.

Demoni che per essere sconfitti hanno bisogno della nostra presa di posizione, della nostra scelta consapevole, della nostra coerenza che deve necessariamente sottendere un’ideale; e anche una linea politica, che si trasformi in una ideologia umana, più umana che mai.

L’autore desidera darci un monito e desidera condividere le sue paure e le sue tensioni interiori perché, mentre analizza questo particolare momento storico, si accorge di avere l’animo preoccupato al solo pensiero che la Storia possa ripetersi. Ci invita così a stare vigili, attenti, e ci chiede di leggere la nostra attualità con occhio critico, perché come egli scrive: “Era presto. Era tardi. Era tutto il tempo del mondo, concentrato in un istante, dilatato all’infinito”. È in questo infinito che Massimi non vuol più che l’umanità scivoli.