Diabolik, tra i personaggi italiani più celebri e longevi della storia del fumetto e non solo, ha ben 57 anni di vita. Lontana dalla mania diffusa di pubblicare qualcosa solo quando si avvicina un anniversario, la casa editrice Nona Arte dà alle stampe una nuova edizione di un libro fondamentale per la storia del fumetto ma anche, direi senza esagerare, per la storia della cultura italiana.
Le regine del terrore. Le ragazze della Milano bene che inventarono Diabolik uscì per la prima volta per Edizioni BD nel 2007 e poi, ampliato, nel 2009. Ebbe un’ulteriore edizione per un allegato in edicola e un’edizione digitale. Tutte versioni aggiornate o rimaneggiate nel contenuto e nella forma. Ora Nona Arte, che considero la più affidabile casa editrice del fumetto italiano (con un’encomiabile passione per il fumetto franco-belga), lo ripropone in una forma decisamente più bella e ancora più ricca, probabilmente definitiva. Basta dire che, rispetto alla prima edizione, ci sono centinaia di illustrazioni a colori e che le pagine passano da 215 a 400!
Ma di cosa parla questo libro? E, ancora più importante, come ne parla?
L’autore del saggio, in primo luogo, è Davide Barzi, sceneggiatore di molte, diverse e pregevoli storie, tra cui, per citarne solo alcune, Dylan Dog, Nathan Never, i racconti fuori serie pubblicati su Le Storie sempre di Bonelli, i premiati adattamenti a fumetti di Don Camillo, pubblicati anche all’estero, nonché alcuni libri a fumetti dedicati a Giorgio Gaber, Giacinto Facchetti e Giorgio Strehler. Non è da meno la sua attività come critico e storico del fumetto; vorrei citare almeno il suo Carta Canta – I fumetti nella musica, la musica nel fumetto (Ed. Cartoon Club, 2002), realizzato con Stefano Gorla e Paolo Guiducci, che ha vinto il premio Franco Fossati come miglior saggio sul fumetto.
In questo Le regine del terrore, un saggio che l’autore ha amato, curato, corretto e integrato per anni, Barzi ci racconta per la prima volta l’incredibile e anomala storia di due sorelle milanesi che nel 1962 ebbero un’idea che avrebbe influenzato e cambiato enormemente non solo l’editoria ma l’intero immaginario italiano.
È la storia di Angela e Luciana Giussani, due belle, intelligenti e molto curiose signore della borghesia milanese. Angela, nata nel 1922 come il fondatore omonimo di Comunione Liberazione (ma non sono parenti…) e Luciana, nata nel 1928. La prima, a 27 anni, sposò uno dei re dell’editoria popolare italiana: Gino Sansoni. Anch’egli non apparentato all’altro, più “rispettabile”, editore, fu un uomo dall’incredibile creatività e capacità imprenditoriale e contemporaneamente uno dei più folli e imprevedibili personaggi dell’epoca, fuori dal comune e dalle regole. Questa figura, davvero bigger than life per pensiero, modi e idee, viene gustosamente ritratta in un’illustratissima appendice del libro da qualcuno che lo conobbe benissimo, ovvero il grande Alfredo Castelli (devo ricordarvi che è il creatore di Martyn Mystère e di molto, molto altro?).
Ma il cuore del libro è dedicato al percorso creativo e lavorativo di Angela e Luciana. Barzi ha un grande talento e qui lo dimostra al meglio: sa raccontare una vicenda assolutamente unica e significativa nella cultura italiana senza trasformare mai il libro in qualcosa per appassionati o per addetti ai lavori. L’autore si è posto proprio questo obiettivo: scrivere un libro che ricostruisse una storia, quella delle Giussani e di Diabolik, che è straordinaria e dovrebbe essere patrimonio di tutti. Un libro, paradossalmente, non su Diabolik, ma anche su Diabolik. Un libro che raccontasse una vicenda familiare e un’avventura editoriale senza paragoni.
E ci è splendidamente riuscito. In questa quinta e, forse, definitiva versione, il libro è una porta spalancata sugli anni Sessanta e Settanta, anni in cui la cultura del nostro paese stava cambiando. E, non è azzardato affermarlo, in questa rivoluzione culturale, Diabolik fece la sua parte. Un eroe cattivo, un ladro eroe, un eroe nero. Creato da due donne borghesi (ma libere, anticonformiste e per nulla conservatrici; si veda, per esempio, la loro propaganda per il divorzio). Ma questa è la superficie. Barzi non si ferma qui, ma prosegue nello scavo, nell’esplorazione di un periodo e di una storia editoriale che ha molte zone oscure. E certi misteri, come quello riguardante il disegnatore del primo numero, uscito nel 1962, permangono e forse rimarranno per sempre. E chissà, è giusto che non tutto si possa sapere… Ma molto altro è emerso negli anni grazie al libro di Barzi, nelle lunghe ricerche e nei mesi di inquieto sfogliare le mille pubblicazioni di cui oggi non conserviamo memoria e che invece allora traboccavano dai chioschi delle edicole. Dopo l’uscita di Diabolik in edicola escono un numero incredibile di imitazioni o di variazioni sul tema, più o meno riuscite. Vorrei, tra le mille deboli copie carbone, ricordare due personaggi con la K ben al di là delle semplici contraffazioni: Kriminal e Satanik di Max Bunker e Magnus.
Attraverso una messe di fotografie e documenti, molte riproduzioni a colori di copertine e disegni, attraversiamo gli anni in cui la giovane Luciana posava per la pubblicità, gli anni in cui il marito, grande tifoso, fondò Forza Milan!, il suo periodico più longevo e diede la breve luce cartacea ad altre meteore da edicola. Tra le geniali trovate di Sansoni voglio ricordare le cosiddette “edizioni chiuse” (per sapere a che punto poteva arrivare la furbizia e la sfacciataggine di un editore anni Sessanta dovete comprare il libro!). Intanto, parallelamente all’attività del marito, Angela insieme alla sorella Luciana inizia anch’essa a pubblicare in proprio. È l’origine della casa editrice Astorina, così chiamata per distinguersi dalla più grande Astoria, uno dei tanti marchi di Sansoni. Non c’è da sottolineare che la piccola Astorina ancora vive oggi, nelle mani di Mario Gomboli, molti decenni dopo la fine dell’impero del coniuge…
Nel 1962 poi, grazie a un’intuizione che non si magnificherà mai troppo, la creazione di Diabolik, un vero e proprio brand universale che non ha paragoni nella storia italiana. E, non dimentichiamolo, fin dal terzo albo, l’apparizione di Eva Kant, forse la vera ragione nascosta di un successo immarcescibile.
La scintilla scatenante (il treno, i pendolari), l’ideazione del formato tascabile, le fonti d’ispirazione, la progettazione, le idee grafiche, gli autori più celebri come Sergio Zaniboni e Enzo Facciolo, le infinite battaglie legali con la censura, i molti processi per oltraggio al comune senso del pudore (degna di nota l’eccezionale ricostruzione della vera e propria caccia alle streghe da parte del Procuratore lodigiano Francesco Novello!), la lunghissima gestazione del film a lui dedicato, poi passato nelle sapienti mani di Mario Bava; nulla manca nella ricostruzione di Barzi che sa tenere il lettore attaccato alla pagina, cosa rara, di norma, nei saggi e nelle biografie!.
Pochissimi libri sul fumetto sono belli e ricchi di informazioni come questo Le regine del terrore. Anche solo per i molti e gustosi aneddoti inediti (davvero incredibile, per esempio, l’angosciante vicenda del giovane Mario Gomboli e del suo compagno di viaggio nelle carceri turche, drammaticamente anticipatrice di quella di Fuga da mezzanotte).
Una nota per i collezionisti. Il libro esce con due copertine e grafiche differenti, la prima per la distribuzione nelle librerie di varia e la seconda, in tiratura limitata, per le fumetterie, le fiere e il Diabolik Club.