Enzo Fileno Carabba / Vita e opere

Enzo Fileno Carabba, Vite sognate del Vasari, Bompiani, pp. 254, euro 18,00 stampa, euro 11,99 epub

“Questo libro nasce dal matrimonio di studio e invenzione […] Ho scritto dei racconti ‘tratti’ dalle Vite vasariane. Li ho scritti nella nostra lingua e ho inventato rispettosamente nuovi episodi che germogliano in modo plausibile (questa sarebbe l’idea) da quelli vecchi, come foglie da un ramo. Chiamerò questo modo di procedere archeologia narrativa. Infatti, come l’archeologo trovando una scodella rotta deduce una serie di cose sulla vita della comunità di cui si occupa, da un accenno presente in Vasari, ho visto episodi rimasti nell’ombra”.

Ecco come addentrarci in questa ultima opera di Enzo Fileno Carabba, scettro di diamante tra gli scrittori italiani per una lingua – una visione del mondo – che fa perdere gravità a chi legge, regalando storie deliziosamente strambe quanto spaventosamente sagge. Giovanissimo vincitore del premio Calvino con Jacob Pesciolini (Einaudi 1992) continua a spiazzarci con libri diversi fra loro per originalità di contenuto, e per l’umorismo poeticamente scanzonato, dove fisica e metafisica giocano a nascondino, si rincorrono, e ci rapiscono in mongolfiera alla volta di un mondo surreale, verissimo e affettuoso. Leggendo Carabba si ritrova lo spirito d’avventura che avevamo deposto in soffitta. Ci sveglia, ci fa partire. Si toccano molte tappe, dal noir di Pessimi segnali (Gallimard-Marsilio 2003) alle avventure per ragazzi anti-maghi (Fuga da Magopoli e Battaglia a Magopoli, Marcos y Marcos, 2017), alla leggendaria Zia subacquea e altri abissi famigliari (Mondadori 2015), solo per citarne alcuni indispensabili nella nostra libreria. Sono numerosi i libri e le rassegne periodiche che hanno come nucleo la città di Firenze.

Perché Carabba – fiorentino – è fissato con Firenze, come lo era anche Giorgio Vasari. Essendo un grande amante del mare, di certo riuscirà a portarlo a Firenze. A Firenze ha dedicato una guida turistica (In gita a Firenze con Enzo Fileno Carabba, Paravia 1997), ha passeggiato con Lorenzo il Magnifico, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti (Il Palazzo, Edizioni Clichy, 2016), fiorentine sono le candide assassine di Con un poco di zucchero (Mondadori 2011), ingarbugliate sull’Arno sono Le colline oscure (Barbera editore 2008), e casentina è l’ambientazione delle Storie Fantastiche di Paura (Giunti 2019). Forse da bambino Giorgio Vasari ci passeggiava, da bravo aretino, in quelle valli stregate narrate da Carabba.

Le Vite di Vasari ebbero due edizioni, la seconda è assai corposa. Con stile asciutto, astronautico e soavemente umoristico, Enzo Carabba ne ha scelte cinquantacinque e le ha trasognate. I geni del rinascimento italiano diventano figure vive, con le loro ossessioni, con i problemi per sbarcare il lunario, con gli amori folli e le malattie, e diventano adorabili. Se Vasari racconta un tipo di personalità, Carabba ne approfondisce i lati invisibili, su intuizioni dedotte da una navigata psicologia del profondo e una sfrenata fantasia. “Ogni vita indaga uno stato d’animo o uno stato di grazia. Si tratta di vite passate ma di sentimenti presenti […] Filippo Lippi e la capacità di farsi amare e perdonare. Verrocchio e i pericoli dello studio eccessivo. Andrea del Castagno e il rancore. Botticelli e la soavità mentale. Leon Battista Alberti e la nostalgia…”

Cimabue gettava nell’Arno i dipinti che gli venivano criticati, e poi Giotto andava a ripescarli con la lenza. Buffalmacco credeva nel valore artistico del riposo ed escogitò un sistema geniale per convincere il suo maestro a non svegliarlo di notte. Brunelleschi è piovuto dal cielo per costruire la cupola del Duomo di Firenze. “La mente di Filippo era inarrestabile, si espandeva di pari passo con la cupola. Appena si presentava un problema inventava una soluzione: ideò macchine per sollevar pesi che tempo dopo lasciarono stupefatto anche Leonardo da Vinci. Intagliava modelli nelle rape. Dispose i mattoni a spina di pesce, una tecnica che aveva imparato a Roma e che aumentava la forza dell’edificio. Pensò a buche e aperture per far rompere i venti, che lassù infuriano. Considerò vapori e terremoti. La cupola si gonfiava nel cielo. Quelli che lavoravano impiegavano troppo tempo e troppe energie quando scendevano per mangiare. Così fece aprire cucine e osterie lassù in alto, sulla struttura in costruzione, che io immagino diventare una specie di mondo a parte, con le sue emozioni e le sue leggende, una specie di base spaziale.”

Piero della Francesca era nato agitato e la madre Francesca gli preparava le erbe calmanti. Beato Angelico era santo e riservato, come un maestro zen. Piero di Cosimo chiedeva alle sue mani, come vi sentite stamattina? Bartolomeo della Gatta aveva un daimon che lo seguiva, una gatta, e solo lui la vedeva. Antonello da Messina guardò il mare messinese, odoroso di alghe e comprese il segreto della pittura a olio. Properzia de’ Rossi prima di essere accettata come donna scultora se ne dovette inventare di tutti i colori.

Impossibile sintetizzare testi che sono gioielli di scintillanza. Il libro è frutto di studio approfondito negli anni. Carabba ha letto e osservato dal vivo, con la sua abilità a scovare i tesori nascosti, essendo un bravo sub. È vertiginoso conoscere e riconoscere che tipo di giganti siano nati in Italia, nel periodo che noi chiamiamo Rinascimento, dilatando il tempo per un certo numero di secoli. Si racconta un’epoca di Papi litigiosi e Signori capricciosi, ma colti, vanitosi e lungimiranti. Si parla di botteghe in cui lavoravano spalla a spalla quelli che noi oggi consideriamo dèi, figure immortali di perfezione e bellezza.

Il libro di Carabba ce li fa sentire vicini, vivi, e ci regala una incontenibile contentezza. Un’opera che ogni italiano dovrebbe leggere, anche a scuola, per scoprire quanto l’arte italiana abbia toccato vette sublimi, e possiamo amarla, è per sempre nostra.