Enrico Terrinoni / Redshift – Blackshift

Enrico Terrinoni, La letteratura come materia oscura, Treccani, pp. 172, euro 17,00 stampa, euro 9,99 epub

Che cosa significa prendere sul serio l’oscurità della letteratura? Quali strumenti abbiamo per sondare le profondità di un testo che sfugge costantemente a qualsiasi definizione, che rimane per lo più invisibile, diventa invisibile quando ad esso ci accostiamo? Fin dall’inizio di questo saggio Enrico Terrinoni, sulfureo e brillante studioso, vero e proprio golden boy dell’Anglistica, gioca con l’ambiguità del termine “Materia oscura”, alludendo a volte alla Nigredo, all’Opera al Nero degli alchimisti, a volte alla materia oscura ipotizzata dalla cosmologia e dalla fisica contemporanee, la cui esistenza spiegherebbe alcuni strani fenomeni che si verificano nell’universo, come l’accelerazione delle galassie. Come è noto, sappiamo che l’universo si sta espandendo grazie al fenomeno denominato “Spostamento verso il rosso” (Redshift). In questo caso invece potremmo parlare di “Spostamento verso il nero” (Blackshift). Mentre il modello di Einstein ipotizzava che l’universo stesse progressivamente rallentando la sua espansione, le nuove teorie cosmologiche hanno introdotto la teoria dell’espansione accelerata dell’universo, teoria che presuppone l’esistenza della materia oscura e dell’ancora più misteriosa energia oscura, che sarebbero di gran lunga prevalenti nel nostro universo. Questa teoria prevede che, con il passare del tempo, le galassie si allontaneranno le une dalle altre a velocità sempre maggiore, e spariranno progressivamente dal nostro campo visivo, anche perché si muoveranno talmente veloci da raggiungere e forse addirittura superare la velocità della luce. La loro luce non riuscirà più ad arrivare fino a noi. Le stelle spariranno dal nostro campo visivo. Il cielo notturno diventerà completamente nero.

Da quando il Nobel per la fisica Murray Gell-Mann ha dato nome quarks alle stranissime particelle che rappresentano i mattoncini primari della materia, ispirandosi a un passo del Finnegans Wake  di James Joyce (“Three quarks for Muster Mark!”), la critica che studia le connessioni tra letteratura e scienza ha cominciato a interrogarsi sulle affinità profonde tra la fisica quantistica del Novecento e la letteratura, sulle implicazioni profonde che questo nuovo modo di vedere la realtà ha sulla nostra percezione, anche di un testo letterario. Ecco allora spuntare dei romanzi – come i romanzi di Thomas Pynchon – che non solo descrivono alcuni dei più arditi esperimenti teorici della meccanica quantistica, ma trasportano in ambito letterario il principio di indeterminazione di Heisenberg – e la simultaneità o entanglement delle particelle. Non è forse la letteratura che ci ha dimostrato come degli eventi che si svolgono a migliaia di km di distanza siano tra loro collegati da un legame che la scienza e la storia tradizionali non riescono a spiegare? Ecco allora il motivo per cui anche il primo romanzo di esordio di Terrinoni, A Beautiful Nothing (Blu Atlantide, 2024), si addentra in un territorio oscuro, tentando una ricostruzione più dettagliata del famoso soggiorno di Joyce a Roma tra il 1906 e il 1907, scoprendo straordinari collegamenti tra Joyce, gli anarchici, un misterioso attentato in Vaticano, la morte di Giordano Bruno sul rogo nel febbraio del 1600, uno strano Ordine religioso laico, ecc.

Riprendendo in questo suo saggio una geniale immagine di Giorgio Manganelli, Terrinoni ipotizza la figura dello scrittore bombarolo, cioè colui che prepara l’ordigno (letterario) per l’attentato, ma non sa esattamente chi lo trasporterà sul luogo del delitto, né quando questo ordigno verrà fatto esplodere, producendo i suoi effetti devastanti. Maneggiare la materia oscura della letteratura, un materiale ad alto potenziale esplosivo, può provocare il rilascio improvviso dell’energia oscura, e dunque ecco lo scrittore trasformarsi in un bombarolo sovversivo, in colui che di volta in volta destabilizza la letteratura al fine – in ultima analisi – di stabilizzarla, di permetterle di continuare a vivere o a sopravvivere. Ecco allora Terrinoni introdurre in questo libro quella che lui chiama l’interpretazione probabilistica di un testo, una interpretazione cui cerchiamo di avvicinarci per approssimazione infinita, in un infinito sforzo di rielaborazione e di reinterpretazione delle parole. Lo stesso dicasi per la traduzione di un testo letterario, che il traduttore necessariamente modifica quando gli si avvicina troppo e cerca di renderne il significato, diventando in questo modo un tradautore. Ecco allora entrare in gioco l’uso del wordplay, i giochi di parole cui spesso Terrinoni si abbandona in queste pagine, lasciandosi trasportare dal significante. Si tratta di calembours apparentemente irrilevanti, di aberrazioni del linguaggio, che però costituiscono uno strumento fondamentale per la scoperta di nuovi significati, per la rielaborazione di storie già narrate centinaia di volte, per far emergere e individuare la presenza di quella materia oscura e invisibile che è la letteratura.

In La letteratura come materia oscura, il tradautore Terrinoni è alla continua ricerca di nuovi significati, di significati che possano salvare il testo. Si tratta di una ricerca che in fondo nasconde un’angoscia profonda, l’angoscia che in un futuro non molto lontano questi testi diventeranno irrilevanti, che non ci saranno più lettori forti che si prendano la bega di aprire questi libri, di leggerli e di interpretarli. Se vogliamo che la civiltà del libro continui a esistere, se vogliamo salvare i testi, come dicevano Harold Bloom e i decostruzionisti americani. non possiamo e non dobbiamo smettere di giocare con le parole. Ecco perché il wordplay di Terrinoni è così vitale per la sopravvivenza stessa della letteratura, della lettura, e della critica letteraria.