Ci si accorge subito quando uno scrittore conosce bene la letteratura. Dormi stanotte sul mio cuore è un titolo provocatorio, che ai profani del mestiere letterario potrebbe far pensare a un romanzo d’amore, ad un insulso romanzetto rosa, di quelli da soap opera e telenovelas. In realtà, è un verso dannunziano molto intenso, tratto da una poesia intitolata “Rimani”, dalla raccolta Canto Novo, (Sommaruga, 1882), dedicata al suo primo amore, Elda Zucconi.
Lo scrittore che, riproponendo D’Annunzio nelle sue vesti meno note, somministra un simile lusus letterario alla maniera ovidiana è Enrico Galiano, professore che sa farsi leggere, che negli ultimi anni ha riscosso molto successo con alcuni bestseller e pagine web molto frequentate.
Questo romanzo colpisce per l’apparente semplicità, che lo fa sembrare – soprattutto all’inizio – un libro per adolescenti. In realtà, proseguendo la lettura, il testo matura e si scopre che è indirizzato ad adulti mai cresciuti, rimasti in fondo sempre un po’ bambini. Del resto, come si fa a tracciare un confine netto?
“Mi sono chiesta molte volte quand’è che diventi grande. Quand’è quel momento in cui prima eri bambina e poi non più: se c’è da qualche parte, che ne so, una linea. Qualcosa che segni un di qua e un di là. La superi e allora vuol dire che sei nel mondo dei grandi”.
La protagonista è una donna di 29 anni, Mia, che si porta dentro un profondo trauma avvenuto quando aveva 12 anni; un fatto che le ha cambiato la vita lasciandole una triste eredità, l’afefobia, il dolore del contatto fisico con l’altro, tipico delle vittime di abusi sessuali avvenuti in età precoce. Dietro questo serio disturbo comportamentale si cela, in realtà, un grande vuoto affettivo, quello di Fede, fratello in affido proveniente dall’ex Jugoslavia e con una storia difficile, prelevato da un orfanotrofio quando lei aveva 11anni, poi brutalmente strappatole in una notte di pioggia in circostanze misteriose.
La ricerca della verità comincia con un viaggio nei ricordi, attraverso il quale, andando a ritroso nel tempo, Mia si sforza di ripercorrere i momenti trascorsi con Fede, dal suo arrivo.
Il suo disperato tentativo di far parlare un ragazzino perennemente muto, segnato dagli orrori della guerra, stride con l’ostinata perseveranza di lezioni di italiano improvvisate ogni giorno da una bambina con lavagna e dizionario di albanese alla mano.
I dubbi, le ansie e le preoccupazioni di una bambina che si fa donna si intrecciano ai suoi desideri più reconditi, mentre si instillano in lei la diffidenza, il sospetto, la paura di ciò che non sa e non si vuole che lei sappia. Confusa, sola contro tutti e avida di scoprire quel segreto, Mia inizia a condurre un’indagine sul personaggio di Fede, dipinto sempre più a tinte fosche dall’opinione pubblica e da recenti fatti di cronaca sui giornali.
La ragazzina può contare solo sulla complicità del mitico personaggio di Margherita (straordinario omaggio di Galiano a Margherita Hack, vera musa ispiratrice di questa storia), maestra elementare, divenuta negli anni la sua migliore amica, che raccoglie delle perle di saggezza su un quaderno e che man mano illustra a Mia, a seconda delle circostanze.
Attraverso questa storia appassionata, Galiano riesce a toccare corde profonde dell’animo umano e a farle vibrare con tocco leggero, sfiorando appena certe parole in grado di descrivere l’enormità di alcune situazioni che sanno sopraffare un individuo nella sua esistenza. Una forte carica patetica ed emotiva caratterizza il romanzo sin dalle prime pagine, che raggiunge il culmine nel momento in cui Mia si fa portavoce di quella mortificazione umana fin troppo diffusa quando si scopre che la realtà di un individuo che si ama non corrisponde all’immagine illusoria che ce ne siamo fatti. È così, forse, che si diventa grandi.
Dormi stanotte sul mio cuore è in verità un libro pieno di sorprese. Finge di essere scontato, come il titolo, ma non lo è. Uno sguardo più profondo rivela che i veri protagonisti non sono Fede e Mia, e neppure Margherita, quanto, piuttosto, il pregiudizio sempre in agguato anche nelle coscienze che potrebbero sembrarne più immuni e meno esposte; e una latente xenofobia, incline a sfociare nel razzismo vero e proprio, disseminata in tutti i diversi personaggi della storia.