“Mi piace la primavera, qui. Il clima, i cactus in fiore. Lo spring training.
Questa stagione profuma di speranza”.
“Spring Training” significa, letteralmente, “allenamento primaverile”. In America, questa è l’espressione che viene usata per indicare una serie di partite amichevoli tra le squadre di baseball professioniste, un allenamento in vista del vero e proprio campionato della Major League of Baseball. In particolare la “Cactus League” raduna le squadre che si allenano in Arizona, a Scottsdale. Ed è in questo angolo degli States orientali che la scrittrice americana Emily Nemens ha ambientato Cactus League, pubblicato da noi da un editore particolarmente attento a letteratura americana e sport.
Cactus League è un chiaro omaggio al mondo del baseball; ma è anche un romanzo corale, con molti protagonisti le cui vicende sono narrate nei nove capitoli in cui si divide il romanzo. Capitoli che diventano, in realtà, una serie di racconti interconnessi fra loro. I personaggi e gli eventi descritti ruotano tutti attorno a Jason Goodyear, campione di baseball e stella dei “Los Angeles Lions” (nome fittizio inventato dall’autrice), squadra californiana che si allena nel nuovo stadio di Scottsdale. Tutta l’attenzione è puntata su Jason e sulla sua vita, sia professionale che privata. E sembra che il campione abbia qualche problema personale: forse con la giovane moglie, una maestra sposata nell’incredulità di tutti; forse, e questo sarebbe ben più grave, con il gioco d’azzardo, vizio per il quale avrebbe dilapidato il suo enorme patrimonio da stella dello sport nazionale d’America.
Tutti vogliono sapere quali segreti nasconda Jason, soprattutto un cronista sportivo di lunga data, l’unico a parlare in prima persona, precedendo ogni capitolo e di fatto stabilendo un legame tra i vari personaggi, introducendo avvenimenti, raccontando aneddoti e lasciandosi andare a divagazioni che comprendono riflessioni sull’era preistorica dell’Arizona. Pur non entrando mai nei dettagli di una partita e mantenendosi sempre ai margini degli eventi sportivi veri e propri, Nemens è bravissima a rendere l’atmosfera che deve circondare chi gravita attorno al mondo del baseball.
La terminologia tecnico-sportiva; i comportamenti di chi quel mondo lo vive da dentro, come giocatori, allenatori, manager, moglie e fidanzate; i luoghi che fanno da sfondo al romanzo: particolarmente evocativo è il capitolo ambientato nei dintorni di Scottsdale, a Taliesin West, la casa invernale dell’architetto Frank Lloyd Wright e punto di attrazione turistica, durante una serata che finirà molto male per Goodyear. Tutto è descritto con notevole conoscenza dell’ambiente professionistico, dei luoghi e con una capacità introspettiva che dà il giusto spessore ai personaggi.
Ma ciò che rende questo romanzo un perfetto connubio tra sport e letteratura è lo straordinario microcosmo che la Nemens ha creato, un piccolo campionario di esseri umani corredati da vizi e virtù che possiamo trovare universalmente in ogni esemplare della nostra specie, in qualunque ambiente e condizione viva. Ecco allora che abbiamo l’anziano allenatore che non accetta di essere messo da parte e andare in pensione; la quarantenne che ha bruciato troppo presto le tappe e frequenta lo stadio solo per abbordare uomini che la facciano sentire ancora giovane e desiderabile; il musicista jazz che ha avuto un discreto successo in gioventù e che ora suona l’organo allo stadio durante gli incontri e che ha il timore di essere sostituito da un computer; la madre single che vende hotdog allo stadio e che vive con i figli abusivamente in una delle ville non finite e abbandonare dopo la bolla immobiliare; il veterano che, dopo un infortunio grave, si stordisce di farmaci per poter giocare e non dover terminare la carriera prima del tempo; le mogli dei giocatori, che devono vedersela con la famiglia, i figli che crescono, i mariti sempre lontani e che cercano con delle futilità di riempire i vuoti delle loro vite; e così via.
Artista, illustratrice e anche musicista jazz, dopo essere stata per tre anni, dal 2018 al 2021, direttrice della rivista letteraria The Paris Review (americana, a dispetto del nome, con sede a New York), Nemens si dimostra una brillante romanziera con questo esordio che farà sicuramente felici sia gli amanti della letteratura sportiva, sia gli estimatori della buona narrativa nordamericana, sulla scia dei grandi scrittori contemporanei statunitensi che negli ultimi anni, grazie al lavoro di editori (come 66thand2nd) coraggiosi e lungimiranti, abbiamo avuto modo di vedere approdare nelle librerie italiane. Un plauso particolare al traduttore, Leonardo Taiuti, e alla copertina, che riprende quella dell’edizione originale.