A maggio 2020 è uscito con Watson Edizioni Il seme della speranza, la versione rinnovata del fantasy di Emiliano Reali, un romanzo strutturato su diversi livelli di scrittura che si offre ad altrettante sfide interpretative. La storia si manifesta per essere una amena lettura rivolta ai lettori più giovani che tanto sembrano apprezzare il genere, ma muove progressivamente un profondo e articolato spunto di riflessione su tematiche di stretta attualità. Come molti romanzi di fantascienza, le vicende narrate si sviluppano a cavallo tra due realtà, o mondi come vengono definiti in questo caso. Il primo, quello dominato dalla magia, simbolicamente perfetto in ogni sua manifestazione, e l’altro, corrispondente al pianeta Terra, dall’ambiente devastato e corrotto dalla depravazione dei suoi abitanti.
Nell’eterna lotta tra il bene e il male che è alla base de Il seme della speranza, entrano in gioco vari elementi tratti dall’immaginario collettivo o dalla tradizione religiosa. Un esempio lo troviamo nel libero arbitrio donato agli uomini della Terra da Spirya, la generatrice del mondo magico. Una libertà dosata male e usata in maniera anche peggiore e che condurrà all’apparente irreversibilità del degrado e della distruzione, tanto da coinvolgere anche la dea sovrana. Ma, come ogni fantasy che voglia definirsi tale, ci saranno gli impavidi protagonisti pronti a tutto pur di salvare il mondo reale e quello magico. Quattro Spiriti fratelli, che sono l’incarnazione degli elementi principali, acqua, aria, terra e fuoco, sono i protagonisti della narrazione.
Tra accadimenti avventurosi, ripensamenti e risentimenti, battute d’arresto e riprese motivazionali si snoda la seconda parte della storia, in parallelo tra i due mondi legati a doppio filo, nel bene e nel male. Un fantasy che a tratti sembra strizzare l’occhio alle più classiche delle fiabe per bambini, dove la morale invita tutti a non arrendersi mai, neanche davanti a difficoltà che sembrano insormontabili. A dire il vero, molti sono gli elementi presenti nel libro di Emiliano Reali che rimandano al mondo delle fiabe prima ancora che al fantasy vero e proprio. Non da ultimo il talismano magico che si rivelerà fondamentale per la buona riuscita dell’eroica impresa del protagonista, il seme della speranza appunto.
La parola d’ordine del libro comunque resta, senza ombra di dubbio alcuno, fantasia. L’autore ha dato libero sfogo alla sua fantasia, trascrivendo avventure e personaggi che deve aver coltivato per anni nel suo personale immaginario, inserendo nel testo una quantità davvero notevole di persone, oggetti, ambienti e situazioni, al punto che, a tratti, il libro tende ad assomigliare a un immenso calderone magico all’interno del quale ribollono tutti insieme, e il lettore si aspetta, da un momento all’altro, una grande e potente “esplosione”. Ed è proprio grazie a questo carico di elementi che si riesce a mantenere alto il livello di attenzione durante tutto lo sviluppo della trama, anche mantenuto da una scrittura che scorre costante fino alla conclusione. Il registro narrativo è semplice e chiaro, il fraseggio breve, fatta eccezione per la terminologia che potremmo definire tecnica del fantasy, studiata per agevolare la lettura da parte di un pubblico più giovane al pari della velatura protettiva con la quale sono nascosti gli argomenti più sensibili trattati nel testo, che potrebbero, in questo modo, anche sfuggire a una lettura più superficiale.