Émilie Frèche / Il dolce e l’amaro

Émilie Frèche, Chouquette, tr. Marina Karam, LiberAria Editrice, pp. 130, euro 18,00 stampa

Il genere commedia è molto diffuso in campo cinematografico, probabilmente un po’ meno in quello letterario. Superficialmente si presenta leggero e divertente ma le opere veramente riuscite riescono a indagare la società e le persone che ne fanno parte offrendo uno spaccato della realtà: inducono sorrisi molto spesso amari. La Francia, con il suo cinema e la sua letteratura, è il paese europeo più all’avanguardia e forse solo gli Usa possono insidiare, secondo me, queste sue eccellenze. Per interpreti e registi, contemporanei e passati, per scrittori e ampiezza dei temi, la maggiore qualità è incontestabile, a parte qualche rara eccezione.

LiberAria, piccola casa editrice di Bari che in questi anni ha presentato molti testi interessanti, ci offre un romanzo davvero intrigante: Chouquette, di Émilie Frèche, da cui nel 2017 è stato tratto l’omonimo film. Il titolo del libro è il soprannome, come un tipico dolce francese, con cui veniva chiamata da giovane la protagonista: Catherine ha sessantaquattro anni, un marito facoltoso che l’ha sempre tradita e che l’ha lasciata da tempo, anche se lei non vuole ammetterlo facendo dubitare della sua sanità mentale, una figlia, Adèle, che si occupa di aiuti umanitari e un nipote, Lucas, da cui non si fa chiamare nonna, ma col soprannome giovanile. Non si occupa del nipote, la figlia deve arrangiarsi. Nonostante l’età Catherine vuole ancora vivere la sua vita da ricca che passa nell’attesa estenuante che il marito Jean-Pierre torni da lei.

Siamo nell’estate del 2014, alla vigilia del tracollo economico che travolgerà l’intero pianeta, e lei come sempre si trasferirà nella loro casa di Saint Tropez, dove avrà l’occasione di frequentare l’alta società francese. Per cercare di farsi raggiungere dal marito invita una sua vecchia amante, Diane, una donna di dieci anni più giovane di lei, ancora molto affascinante e sempre alla ricerca di nuove avventure. Adèle le chiede di occuparsi di Lucas, dato che deve partire con il marito per lo Zaire dove è in costruzione un ospedale, ma lei è troppo occupata per dedicarsi al nipote. Tutto viene sparigliato quando Lucas si ammala di morbillo e deve essere immediatamente allontanato dalla colonia estiva dove avrebbe dovuto passare l’estate. Catherine è costretta ad andare a prenderlo e a portarselo a Saint Tropez, e sarà il loro nuovo rapporto, alimentato dalla sincerità del bambino, a farla rinsavire e a farle recuperare il rapporto con la figlia che non le ha mai perdonato la sua assenza

Gli ingredienti della commedia ci sono tutti, un party della Durex che presenta un nuovo profilattico, feste in yacht da favola, drammatiche reazioni alla crisi finanziaria imminente da parte di magnati della finanza che perdono milioni in poche ore, ragazze alla ricerca del riccone di turno che le mantengano, domestiche che si trovano in situazioni complicate, alcol, droga e vestiti firmati. La scrittrice francese smaschera una società che fa della ricchezza il proprio traguardo, che privilegia l’apparire piuttosto dell’essere, che ha paura che le proprie certezze divengano illusorie, che fanno dei rapporti personali un mero fatto estetico. Ci sono diverse dinamiche affettive che si muovono all’interno della trama, di coppia, di amicizia e di parentela, che ci pongono di fronte a diversi modi di intendere le relazioni e la vita. Una lettura piacevole e scorrevole, situazioni paradossali al limite dell’assurdo per un paio d’ore di divertissement non privo di spunti utili anche a fare i conti con se stessi.