C’erano una volta Francesca ed Elena, due ragazze desiderose di lasciare il segno. Le due fanciulle crescono e appena trentenni conservano ancora quel desiderio. Nasce così per Mondadori Storie della buonanotte per bambine ribelli, esempio vincente di crowdfunding riuscito a ottenere in meno di un mese oltre un milione di dollari provenienti da settanta Paesi diversi, oltre alla partecipazione di decine di artiste che hanno ritratto cento donne eccezionali.
Questo terzo volume da poco arrivato sugli scaffali delle librerie vede però come protagonista solo Elena Favilli: scrittrice e giornalista, ha lavorato per Rai, Il Post e La Repubblica, e insieme a Francesca Cavallo, scrittrice, giornalista e fondatrice di Sferracavalli, un Festival Internazionale di Immaginazione Sostenibile nel Sud Italia, nel 2012 ha creato a san Francisco il Timbuktu Labs, la prima rivista iPad per bambini mai realizzata.
Stanche degli stereotipi di genere e di tutte le figure femminili dimenticate, spesso sminuite, combattute dalla loro epoca ma oggi ammirate per genio e audacia, le due autrici hanno scelto di riunire in questo volume cento volti, cento bambine, piccole grandi donne che hanno saputo ribellarsi in diversi ambiti, dai diritti civili allo sport, passando per la scienza e la letteratura, e che con la loro storia certamente rappresentano un esempio da seguire.
All’interno del libro si legge: “Alle bambine ribelli di tutto il mondo: sognate più in grande, puntate più in alto, lottate con più energia. E, nel dubbio, ricordate: avete ragione voi”. Dopo l’incredibile successo del primo volume ne sono seguiti un secondo, un cofanetto e un terzo volume, questo, che raggruppa cento donne migranti che hanno saputo cambiare un pezzetto di mondo.
Il format rimane lo stesso, quello che in precedenza abbiamo imparato ad apprezzare e che ha riscosso talmente tanto successo da restare per lungo tempo al primo posto nelle classifiche di vendita. La storia del personaggio viene somministrata al lettore nella lunghezza di una pagina e accanto, ad accompagnare le parole, il ritratto della protagonista.
Sebbene sia indiscutibile la mole di vendite derivate dal tran tran mediatico e dalla perfetta operazione di marketing che ha permesso a questi libri di diffondersi ed essere tra i più venduti, qualche critica è giunta comunque. Michela Murgia, da sempre molto attenta a combattere discriminazioni di genere e pregiudizi verso il gentil sesso, nel suo programma Quante storie su Rai3 aveva infatti ammesso la propria difficoltà nel dover stroncare un libro che avrebbe meritato invece la lode. L’ha definito un’occasione mancata perché, se è vero che spesso nella produzione narrativa per l’infanzia l’esigua presenza di personaggi femminili è rappresentato da ragazze/bambine senza personalità, è altresì vero che i volumi si rivolgono specificatamente alle femmine e non ai maschi, contraddicendo la volontà di combattere il sessismo. Le sue critiche si concentrano sullo stile usato (troppo complesso, probabilmente più adatto a un pubblico adulto) e al testo che banalizza alcuni personaggi, come per esempio Virginia Woolf descritta al pari di persona timida, depressa, che sfoga con la scrittura la propria emotività.
Critiche a parte, i pareri favorevoli sono parecchi così come la costante richiesta da parte di bambini e ragazzi di testi che affrontino tematiche del genere, che abbattano conformismi, discriminazioni e che educhino al rispetto delle donne, e capaci di parlare loro di attualità e argomenti che conoscono e di situazioni direttamente vissute.