Elena Basile / Il tempo adulto

Elena Basile, In famiglia, La nave di Teseo, pp. 427, euro 18,00 stampa, euro 9,99 epub

Elena Basile, i cui rapporti col mondo sono cari alla letteratura che “sa” della gente, dei famigliari, degli amici, dei conoscenti incontrati una sera – ed è tutto: per certi versi, senza mondanità sgarbata, la letteratura non contempla le classifiche ma per lo più sveste tutti quanti. Talvolta fa danni senza preoccuparsi, e talvolta svela racconti e libertà con grande spirito. A patto che gli autori non perdano per strada (per sentieri, per viottoli) il proprio, di spirito: il che vuol dire non pensare alle differenze generazionali ma scoprire i rapporti inestinguibili lungo gli assi parentali, ampie digressioni comprese. Siccome la storia si fa un baffo dei molteplici rami, freschi o secchi che siano, vale per essa il criterio unico che governa la realtà: un onnicomprensivo “presente” dove lo scrittore può affondare le mani senza tema di bagnarsele in qualcosa di urticante.

Anche così fosse, non pare che a Basile sfugga l’ampio tentativo d’allestire un affresco, diviso per capitoli, per temi domestici o per allargamenti geografici. Ampie possibilità s’incontrano negli sviluppi del romanzo, dove gli eventi comandano (e comandare significa disporre dei molteplici piani temporali) su tutto, perfino sulle escursioni dei protagonisti nelle varie età biologiche, e sulle incursioni dell’autrice nella gran massa degli avvenimenti. Che sono tanti, come ne è dotto chiunque si soffermi sulla propria venuta al mondo. Su chi l’ha preceduto, dandogli la possibilità d’esistere, e fantasticando su coloro che verranno dopo. Nell’universo delle idee, Basile sa bene come amare ancora di più le risorse familiari, lustrando i resti delle redini di donne forti che ancora la sorprendono, e sorprendono noi durante la lettura.

Chi ha rammentato Truffaut non sbaglia, sa che nemmeno Proust ha scadenza nei tempi attuali, pur vertiginosamente sconclusionati. Ed è una fortuna poterlo ricordare e dire, in romanzi e scritture dal lieve sapore di belle époque, quella che sapeva prevedere i fumi torbidi: quanti nel presente, nonostante le tradizioni italiche, possono ancora riconoscerli? L’inattualità di un romanzo pubblicato ai giorni nostri ha di per sé un valore, qualcosa da tramandare fosse soltanto per una manciata di anni. Il tempo “adulto” in questo romanzo è reso in forma di memoria, i nomi in esso contenuti incoraggiano a seguirne rimescolii, clamori e emozioni, funzionano come risultati della somma di dettagli fino al risultato finale, esteso, contenente vecchi e nuovi maestri, e allievi. Non serve qui comporre il bignami o il florilegio anagrafico, così come Basile non intende restaurare il passato.

Ma quanto la biografia eccelle in parate spesso disordinate e suppletive? È quanto non accade in In famiglia, ci accorgiamo molto bene come l’autrice abbia forti desideri verso la realtà e la sua ragion d’essere. Il romanzo non prende il posto che non gli compete, la scrittura sta ben lontana dal “poetico” sempre in agguato: come certi registi sanno, basta l’azione a spargere intorno quel che di lirico si sostanzia nelle menti di protagonisti e comprimari: e tutto si fa dialogo. Complicato, forse, ma il copione è questo.