Uscito negli Stati uniti come The Red nel 2013, questo romanzo di Linda Nagata (nata nel 1960) è una virulenta storia di fantascienza bellica in grado di reggere il confronto non solo con i classici del genere (il raffronto con il sommo Heinlein è d’obbligo), ma di gareggiare testa a testa con la letteratura moderna, Scalzi in primis. Solo che qui non siamo nello spazio, ma sulla Terra e la SAC, Squadra di Assalto Connessa, è un corpo d’elité che usa servoscheletri e connessioni neurali, trasformando i militi in perfette macchine da guerra interconnesse l’uno all’altro.
Il romanzo si apre con i servizi di pattuglia che il giovane tenente James Shelley conduce in Africa, pattugliando un fortino e monitorando quella zona del Sahel dove impera il dittatore Ahab Matugo e si profila una nuova guerra coloniale, nel complesso gioco economico che vede gli USA muoversi fra un conflitto e l’altro. Ma il tenente (finito suo malgrado nell’esercito per aver diffuso un video sulla violenza della polizia durante una manifestazione di protesta) ha una particolarità, un sesto senso, che l’avvisa del pericolo e gli permette di salvare sé stesso e i propri uomini… fino a quando, ascoltandolo a metà, viene ferito e mutilato delle gambe.
Il romanzo svolta in altra maniera, con il ritorno del reduce a casa, l’incontro con il padre, l’ex fidanzata, l’amico giornalista, e in seguito l’impianto di gambe al titanio che, assieme all’ampliamento della rete neurale, trasformano Shelley in una sorta di cyborg. Potrebbe sembrare l’inizio di un nuovo addestramento e di un nuovo impiego in zona operativa (ed è quel che succederà), ma altre possibilità si aprono, l’una dopo l’altra, che l’autrice elabora (e sbroglia piuttosto bene): domandandosi innanzitutto se quel “misterioso” avvertimento che giunge al tenente sia un fatto paranormale, o da addebitarsi, come sostiene la fanatica religiosa di turno (non a caso a capo di una fabbrica di armi) a un inganno del diavolo?
Oppure semplicemente, come sostiene la ragazza di Shelley, a un programma elaborato da qualcuno che si muove autonomo nel Cloud, cioè nella rete di informazioni che girano per l’etere? E sopratutto, questo “avvertimento” ha qualcosa a che vedere con lo show bellico che viene mandato in onda per raccontare le imprese di Shelley dal vivo? E con la misteriosa luce che chiamano Red?
Come nei migliori trattati di filosofia, insomma, qui le domande la fanno da padrone, ma le risposte sono sempre a mezzo, e il giovane tenente viene risistemato e ri-addestrato nella sua nuova forma, e rimesso in azione, nel mentre che i separatisti texani decidono di aprire il fuoco della secessione usando armi atomiche, e qualcuno inizia a pensare che questi accadimenti siano legati alle grandi multinazionali di armamenti che decidono la politica a stelle e strisce… E tutto verso un epilogo travolgente, che non è (o non sembra) proprio un lieto fine…
Che dire? Il romanzo, una volta iniziato, è impossibile da abbandonare. Anche perché fino alle ultime battute il lettore si domanda se ciò che accade sia veramente reale, cioè abbia un senso teleologico, si muova in una direzione, o invece si tratti di una serie di coincidenze significative che s’incastrano l’una dopo l’altra. Se poi è un lettore che detesta il cyberpunk e la fantascienza moderna, meglio ancora, perché avrà modo di leggere la distanza che separa Red, scritto da una specialista di “nanopunk” (il sottogenere che si occupa di nano-tecnologie, la cui conoscenza debbo alla nota di Giuseppe Lippi), e autrice di diverse opere, dalle prove della generazioni precedenti. A dire che i figli di quella brutta stagione tutta impastata su realtà virtuali, computer e simulazioni e industrie nipponiche hanno ritualmente ucciso i padri, e ora scrivono in modo avvincente e non tanatico.
Red appare insomma come un’assoluta novità nell’asfittico mondo della fantascienza odierna, di per sé abbastanza noiosa, e dopo la momentanea sospensione dell’epilogo (in cui quel che resta degli uomini di Shelley, dopo la battaglia con i texani, i mercenari del capitale e le industrie belliche, si trova ad affrontare media e giustizia pronunciando a piena voce la propria verità), prelude a un dittico, la cui seconda parte potremo magari leggere in futuro, ma che difficilmente avrà il medesimo impatto.
29 GENNAIO 2018