Negli ultimi tempi sono apparsi numerosissimi volumi dedicati alle serie sceneggiate negli anni Sessanta e Settanta da un maestro del fumetto: Alfredo Castelli. L’autore milanese, forse parallelamente all’imbiancarsi della barba, sta pensando bene di mettere ordine e promuovere la ripubblicazione di fumetti, forse un po’ messi in ombra dalla celebrità e longevità della sua creazione più famosa: Martin Mystère. L’editore Nona Arte ha pubblicato per la prima volta in volume L’Ombra e Gli Aristocratici (con i disegni di Ferdinando Tacconi), gli Astrostoppisti (con Nevio Zeccara) e Mister Charade (con Renato Polese), i racconti provenienti dalla mitica rivista Horror e le sue strips raccolte nel volume Eroi a strisce. Ma non finisce qui! Infatti a questi volumi si aggiunge ora una vera raffinatezza quasi-inedita.
Lode a Cut-Up Publishing che ha recuperato questa vera e propria chicca appartenente agli anni d’oro delle riviste a fumetti. Cut-Up, casa editrice di La Spezia, è attiva ormai da vent’anni nel campo della nona arte sia con saggi dedicati a personaggi o autori (consigliatissimo il volume di Moreno Burattini Una vita da Numero 1 dedicato al grande Max Bunker) sia con volumi a fumetti (tra i tanti mi fa piacere segnalare i due libri che ripubblicano in maniera completa e organica le storie folli, volgari e drogatissime di Pasol, creato da Luca Laka Montagliani).
Grazie al formato scelto dalla casa editrice (21 cm x 30 cm) possiamo avvicinarci all’esperienza che i lettori degli anni Sessanta, in Italia o all’estero, potevano fare con un numero molto alto di riviste che, con diverso genere, stile e contenuto, popolavano le allora ricche edicole.
La storia di Sir Aladdin è tortuosa ma dà modo di conoscere alcune realtà editoriali europee allora strettamente legate. Dopo il successo di riviste come Métal Hurlant o L’écho des savanes, la casa editrice Vaillant, già conosciuta per il suo grande successo Pif Gadget (ve le ricordate le riviste coi gadget? In Italia c’era Più, con incredibili regali come una misteriosa pietra dai poteri magici…che ovviamente ho perduto!) crea una rivista di grande qualità chiamata Bazar. Gli autori che vi collaborano sono eccezionali: tra gli altri Jean-Claude Forest, che vi firmava un nuovo episodio di Barbarella, Alexis e Gotlib, Quino, Mordillo e Franc. Ad accompagnare questi sceneggiatori e disegnatori ci sono anche due personaggi dalla personalità diversa ma di eguale intensità come Alfredo Castelli e George Pichard. Il nostro Alfredo non era nuovo a collaborazioni con mensili stranieri (gli stessi Aristocratici nacquero per una pubblicazione tedesca) e nelle riviste si è sempre trovato molto a suo agio. Pichard nel 1975 aveva già creato Ténébrax, Blanche Epiphanie e Ulysse (tutti con Lob), Paulette (con Georges Wolinski) e Lolly-strip (con Danie Dubos). Insomma era già un maestro assoluto, dal tratto spigoloso e ondulato allo stesso tempo, sporco e precisissimo, riconoscibile in un attimo e dalle figure femminili che definire indimenticabili sarebbe un eufemismo. Un maestro dell’erotismo che ha saputo creare immagini e situazioni, corpi e atteggiamenti di potenza straordinaria, senza disdegnare alcune fughe nel bondage, nell’estetica della tortura, nella piscopatologia più sfrenata. Spesso con ironia, le avventure rocambolesche delle sue eroine si fondevano con momenti satirici mai solamente d’evasione o banalmente pruriginosi. Comunque sia, i suoi fumetti oggi sono impensabili, le sue storie osarono come oggi forse solo alcuni giapponesi sanno fare, con diversissima atmosfera. Pichard è scomparso nel 2003, a 83 anni e siamo di conseguenza felici di questo recupero, insieme al ritorno di Paulette per le edizioni Oblomov.
La grande apertura mentale e la curiosità di Castelli erano tali che una sua collaborazione con Pichard, apparentemente ai suoi antipodi, poteva rientrare nell’alveo delle possibilità. La rivista, però, venne tirata in sole 150 copie, per un numero zero di prova che non ebbe successo. E da allora finì nel dimenticatoio fino a quando venne riscoperta per un documentario del canale franco-tedesco Arte. Ora Cut-up raccoglie non solo quel primo episodio a colori ma anche il secondo in bianco e nero, sempre disegnato da Pichard per Scop magazine (altra rivista dimenticata) e il terzo e quarto, usciti in Italia per Il Mago e disegnati da Enzo Jannuzzi con stile molto diverso dal collega francese. Un’introduzione dello stesso Castelli, come al solito ricca di citazioni, immagini e vari altri bonus (tra cui un racconto breve costruito interamente con immagini derivate da una banconota da 10 franchi) completano il volume.
Il personaggio, variazione di un altro lord inglese creato insieme a Bonvi per un breve racconto, è un erede di tutti i personaggi di cui sfoggia il nome, come una sorta di summa parodica degli archetipi dell’avventura (comprese quella d’amore). Prodotto della spiccata tendenza post-moderna di Castelli, Sir Aladdin, grande esempio di imbecille-che-si-crede-genio, raccontatore di aneddoti presso il Liars Club (club dei mentitori) collezionista di occupazioni assurde come lo sperimentatore di dischi volanti per conto di George Adamski o l’aiuto-cacciatore di vampiri per Van Helsing, è un personaggio comico che avrebbe potuto generare una serie infinita di episodi, vista anche la cultura enciclopedica dell’autore, se solo avesse avuto una fortuna editoriale un po’ meno complessa. Una comicità citazionista che allora stava diffondendosi (Tiziano Sclavi ne fu un altro esponente) e che andava a nozze con lo stile leggero delle riviste dell’epoca.
Un personaggio minore di Castelli? Forse. E nonostante questo, siamo qua con questi racconti in mano, a rileggerli più volte, col gusto di ritornare indietro con le pagine, a più di quarant’anni dall’uscita.