Conosciamo tutti Whatsapp, ce l’abbiamo in tasca, vive con noi, poco poco ci manca che ci prepari pure cornetto e cappuccino. Ma se Whatsapp diventasse qualcosa d’altro? Se, pur mantenendo inalterate le proprie caratteristiche, fosse d’un tratto in grado di rilevare la sincerità dell’utente che sta scrivendo dalla parte opposta dello schermino?
È quanto accade in Anna sta mentendo, ultimo lavoro del milanese Federico Baccomo. Autore di romanzi di successo, in ben due casi traslati su grande schermo (Studio illegale e La gente che sta bene), dopo aver affrontato un altro paio di prove narrative davvero sorprendenti quanto a struttura e stile (Peep Show e Woody), in questa storia Baccomo indossa una nuova pelle ed entra con grande asciuttezza in un territorio difficile, e per sua natura non certo inedito. Il territorio delle menzogne, quelle che tutti pronunciamo – e digitiamo – senza nemmeno accorgercene.
Riccardo, il protagonista, svolge un lavoro particolare per un’azienda altrettanto particolare, la Dedala, dove si sviluppano idee. Di quale tipo e per quali utilizzi è del tutto irrilevante se pensiamo che straordinarie scoperte sono talvolta emerse per tentativi, se non per errore. Mentre il nostro si barcamena dunque nel suo singolare quotidiano, scarica un’applicazione che con insistenza promette esperienze di conversazione più realistiche. L’applicazione, Whatstrue, sostituisce Whatsapp e sembra mantenere la promessa, quando è Anna a chattare con Riccardo. È una collega, con lei sta cercando di ricostruirsi una vita a seguito di una relazione interrotta bruscamente.
Di tanto in tanto, però, mentre Anna compone il suo messaggio, la scritta che normalmente appariva sulla vecchia, miope versione cambia: in luogo del confortante “Anna sta scrivendo” si legge “Anna sta mentendo”. Non possiamo verosimilmente ipotizzare quanto una simile applicazione possa ritenersi realizzabile, ma se così fosse, se Whatstrue uscisse dalle pagine di un libro, come spesso è accaduto nel caso di alcuni romanzi dotati di una certa “luccicanza” in questo senso (e come sta in qualche modo capitando proprio in questi giorni, con l’avvento sul mercato dell’applicazione Sarahah), ci troveremmo forse ad affrontare la peggior emergenza sociale mai riscontrata a livello planetario.
Per fortuna nostra Anna sta mentendo è solo una storia – per ora. Un’ottima storia, capace d’inchiodare il lettore dalla prima all’ultima pagina in un crescendo di eventi dall’effetto a volte distopico e un finale splendido, al limite del geniale. Ma una cosa rimane sicura: una volta letto, saremo tutti molto, ma molto più accorti nel comunicare via chat. Le parole contano, sempre. E basta cambiarne una, una soltanto, perché il mondo crolli.
17 agosto 2017