Henry Jenkins è uno dei maggiori studiosi di cultura transmediale. Il suo saggio Convergence Culture (2006) analizza le dinamiche che nascono dall’espansione di un testo narrativo attraverso varie modalità di espressione e formati mediatici, fenomeno che ha permesso la proliferazione di opere ibride. Christian Metz ne individuava la nascita già negli anni ’70, soprattutto nel solco dell’affermazione del cinema alla pari delle altre discipline, essendo più di tutte portatore del “carattere arbitrario del verosimile”. Tutto questo ha condotto la narrativa contemporanea verso nuovi territori di espressione, tramite innumerevoli contaminazioni, dalla musica al teatro, dall’installazione alla video art.
In questo senso si muove la produzione letteraria di Donato Cutolo, classe ’77, autore, compositore e sound engineer. La sua narrativa si contraddistingue per la capacità di abitare diverse forme, ciascuna delle quali contribuisce ad arricchire l’esperienza della lettura attraverso un gioco ermeneutico da cui emergono le varietà dei livelli di lettura, le sottotracce, le analogie, le storie anteriori che un romanziere – dicendola sempre con Metz – ha l’obbligo etico di mantenere nell’ombra. È questo il grande potenziale della letteratura ibrida, una letteratura che rovescia i punti di vista dell’opera stessa e che si apre totalmente al lettore. Flor è opera completa. Il testo contiene in seconda di copertina le espansioni on-line dalle quali è possibile ascoltare la colonna sonora a cura di Fabio Tommasone e Fabrizio Bosso e la lettura-cortometraggio con la voce di Luigi Lo Cascio e l’interpretazione di Rosaria Natale nelle vesti di Flor, inattesa e insospettabile protagonista della storia. La vicenda si sviluppa nel solco del romanzo di formazione, ma è allo stesso tempo anche metafora della perdita dell’innocenza che avviene gradualmente nel corso della vita.
Ernesto, cinquantenne, referente estero per un’azienda del rame in Sud America, ricorda la sua adolescenza tormentata dai malesseri dell’anima, divisa tra la paura di vivere e il bisogno di condividere il sé più autentico. Sarà Roberto, suo coetaneo e orfano di entrambi i genitori, a fargli conoscere un mondo che aveva sempre ignorato, quello di Blanco, borgo di pescatori preda della miseria e degli speculatori finanziari, ma in cui resistono, a dispetto di tutto, i valori della solidarietà e della comunione. Ernesto condivide con i nuovi amici il suo personale senso di distanza nei confronti della società che lo porterà ben presto a condividere con loro la quotidiana lotta per la sopravvivenza. E tra loro emerge Flor, figlia di medici desaparecidos. È lei, con il suo mistero, ad accendere in Ernesto la curiosità e la fantasia, il sogno e i battiti di un cuore che da poco ha imparato a guardare alla vita con slancio, forza e desiderio. E sarà la scomparsa di Flor, in circostanze oscure, a segnare in Ernesto una traccia indelebile nella sua vita.
Il romanzo spicca per il grande equilibrio corale, le sobrie soluzioni narrative afferenti al soprannaturale letterario – tanto caro a Francesco Orlando – e al realismo magico. E soprattutto per i richiami ai temi dello sfruttamento della terra legato all’autoritarismo politico e militare, i quali, molto da vicino, non possono che non rimandare al referendum abrogativo in Italia del 2011, tradito dai grandi interessi della privatizzazione dell’acqua e delle aziende del nucleare.