Adriana, l’Adriatico fatto donna

Donatella Di Pietrantonio, Borgo Sud, Einaudi, pp. 160, euro 18,00 stampa, euro 9,99 epub

“Mia madre l’aveva indovinato il futuro delle sue figlie femmine, lo presentiva dentro di sé in quel suo modo viscerale, fisico, come una colica, una turbolenza dell’intestino. Mia madre era nei presagi.

A quali tempi si possa coniugare il verbo appartenere per l’Arminuta – i cui vari tentativi di (ri)costruzione dell’io si scompongono sempre con l’impossibilità di un’identità e il ritorno al punto di partenza – ha strettamente a che vedere col valore aspettuale dell’abbandono. Un destino tracciato dal grembo che la perseguita fin da adulta. Svezzata alla vita precocemente dall’acre sapore del suo amaro retrogusto, cerca ora di estrarne il miele. Un matrimonio felice, una cattedra all’università di Grenoble. La perfezione apparente di una serenità materiale dove, spesso, si nascondono i tarli della consapevolezza.

“Conservo una fotografia di noi due che ci guardiamo innamorati, Piero con l’alloro in testa, gli occhi della devozione. Su un bordo compare Adriana, è entrata nello scatto all’ultimo momento: la sua immagine è mossa, i capelli tracciano una scia bruna. Non è mai stata discreta, si è intromessa in tutto quello che mi riguardava come fosse anche suo”.

E, poi, lei, Adriana, “un po’ di mare è colato nel suo nome”, la vera protagonista insieme all’Abruzzo e all’Adriatico – “respiravamo un’aria sempre un po’ azzurra, entrava dalla terrazza affacciata sul mare. Il mare evaporava in casa nostra.” – di entrambi i romanzi di Donatella Di Pietrantonio.

“Eccola, Adriana, con un vestito a bretelle che iniziava celeste sul seno e sfumava in tutte le gradazioni scendendo blu alla caviglia. Si specchiava compiaciuta, voltandosi a guardare l’effetto sulla schiena. […] Adriana è uscita scalza in terrazza con l’abito. La brezza glielo muoveva a onde dai fianchi in giù, un lembo di mare. Allacciato al collo della madre, Vincenzo nudo cercava di staccare una conchiglia dal corpetto. Erano il ritratto dell’estate, della vita.”

Un’irruzione prepotente nella storia, con la sua sfrontata indiscrezione di sorella parafulmine che sa essere al contempo figlia sciagurata e madre amorevole, amante libertina e moglie devota, seppur in quella sua indole violentemente ribelle; rivale e complice in uno sventurato destino che richiama entrambe all’abbandono.

“Con mia sorella ho spartito un’eredità di parole non dette, gesti omessi, cure negate. E rare, improvvise attenzioni. Siamo state figlie di nessuna madre. Siamo ancora, come sempre, due scappate di casa. […] Che famiglia siamo noi? – ha chiesto. […] Tornava per sentirsi figlia, nata, viva sulla Terra. […] Rientravo il sabato pomeriggio per ricongiungermi alla stessa radice dolorosa.”

È Adriana l’unica certezza di odio e di amore per l’Arminuta, nell’ostinazione di quel legame un po’ rude e controverso che, come un diamante grezzo da levigare, ne impreziosisce la vita da quando l’ha incontrata. Solo ora ne prende lentamente coscienza, in un racconto a ritroso che ne ripercorre le bravate giovanili fino all’ultima, per la quale sta tuttora combattendo.

“– Aspetto che ti riprendi, non parto, – la rassicuro ora. Quello che ho costruito oltre le Alpi mi appare all’improvviso piccino, misero, meno importante del tovagliolo che Adriana ha forse inseguito nel vento.”

In tal senso, Borgo Sud si configura come un canto elegiaco, il lamento intervallato da speranze disperate e necessarie che cedono, infine, il posto a una realtà di condivisione, l’unica possibile per entrambe per la sopravvivenza agli abbandoni.

“Una preghiera, vuole Adriana, e io non ne so più. Da bambine sì, tutte a memoria. Non le ho proprio dimenticate, ma se provo a bisbigliarne una tra le labbra suona finta. Come il segno della croce quando entro in una chiesa soltanto per vederla. Ho smesso di credere da così tanti anni. Eppure sta crescendo anche nella mia bocca una misteriosa gratitudine per questa salvezza.”