Alessandro Robecchi, Follia maggiore, Sellerio editore, pp. 390, euro 15,00 stampa, euro 9,99 eBook
Sedetevi comodi sul divano, magari sorseggiando un bicchiere di buon vino, chiudete gli occhi e rilassatevi. Eccole, in sottofondo già si sentono le prime note di una melodia che attraversa la stanza e accompagna le immagini che lente scorrono nella vostra mente. Fuori piove e fa freddo, siamo in una Milano grigia e caotica come solo Milano sa essere, soprattutto col maltempo. Lasciatevi trasportare in un viaggio che il direttore d’orchestra Robecchi saprà ben condurre.
Il romanzo si apre infatti con un adagio, un viaggio in auto dalla capitale lombarda fino a Napoli, dove i nostri eroi, l’investigatore Oscar Falcone e il suo fido compagno Carlo Monterossi, ex autore di programmi televisivi, sono stati assunti dal figlio per riportare a casa l’anziano Umberto Serrani, ricco imprenditore in pensione che nella vita ha saputo gestire traffici finanziari più o meno leciti, accantonando così un bel capitale. E qui il maestro spinge su un andante. Viene infatti trovato il cadavere di tal Giulia Zerbi, anziana signora della Milano bene, caduta per caso nelle mani di un giro di usura finito male. La signora ha una figlia giovane di nome Sonia, una soprano che studia per diventare una star del settore. Come in una favola però, i nostri eroi verranno richiamati al lavoro dal Serrani che non solo aiuterà abbondantemente Sonia ad ottenere fama e gloria mondiali, ma sarà uno dei pezzi fondamentali del puzzle costruito dall’autore. A lui quella morte così casuale puzza, ci vuole veder chiaro, e ci tiene perché Giulia è stato il suo grande amore.
Ma facciamo un piccolo passo indietro, eravamo rimasti all’andante. La musica vira rapidamente in un allegro quando ad accavallarsi alle indagini di Falcone e Monterossi sull’omicidio della Zerbi, arrivano il sovrintendente Ghezzi e il collega Carella che fiutano immediatamente un giro di usura e traffico di droga manipolati da un collega corrotto. Il motivetto si fa ancora più allegro tra indagini, inseguimenti e storie d’amore – ma non si vuole svelare troppo perché l’orchestra è di gran classe e merita un ascolto attento.
In una Milano che appare sulla scena in maniera sobria ed elegante, mai esagerata il romanzo corre via veloce e piacevole, strappandoti una lacrimuccia sul finale e un’esclamazione: Milan l’è semper un gran Milan.