«È sempre la stessa storia: quando un uomo si mette in testa di dover fare del male a qualcuno, le ragioni perdono di importanza e possono anche essere inventate». Sotto pelle è il nuovo romanzo di David Machado, autore portoghese, già edito in Italia da Neri Pozza con Indice medio di felicità, con il quale vinse nel 2015 l’EU Prize for Literature. La casa editrice Voland, sempre attenta alla narrativa contemporanea europea e alle tematiche proposte, pubblica questo libro dalle strutture particolari sostenute da un architrave comune: la violenza e la sua relativa redenzione.
Il romanzo è suddiviso in tre capitoli, lunghi quasi della misura di un racconto, e sono collocati su un asse temporale differente ma consequenziale. Ogni sezione sembra scollegata dalle altre, in quanto le voci narranti sono diverse ma, in verità, Machado ha dato mostra di essere un grande prestigiatore e in ogni suo cappello a cilindro sbuca un dettaglio di ripresa e rimando delle vicende narrate. Il primo racconto è quello di Jùlia, una ragazza di diciannove anni che da più di un anno non ha rapporti sociali; vive nella sua camera perennemente semi oscura, i genitori sono preoccupati, non comprendono cosa divora la figlia, ma percepiscono che la lotta contro il nemico invisibile della ragazza sia impari. Jùlia non ha più sogni né speranze, l’unico modo per staccarsi da quella nuova disturbante e sofferente realtà, creatasi da una violenza non inizialmente precisata, è “fumare”, concedersi un effimero oblio per dimenticare e processare cosa le è accaduto. Catarina una bimba di quattro anni, sua vicina di casa, potrebbe essere per la ragazza quella luce salvifica, un distillato di lucidità che le permetterebbe di uscire dal torpore e redimersi. «Ed è qui, in questo momento, che le viene un’idea importante: loro due, Jùlia e la bambina, da oggi saranno unite per sempre, come sorelle quasi avessero la stessa pelle. E questa idea le pulsa in tutto il corpo come una febbre».
Il secondo racconto narra, a distanza di anni dal primo capitolo, di un uomo in carcere intento a scrivere e mettere in ordine tra i passaggi e le vicissitudini della sua storia d’amore, per la quale ora si ritrova inghiottito tra le mura della sua prigione fisica e affettiva. «E per lui è sufficiente, per ora non ha bisogno di sapere altro. Eppure, l’ansia di dirle che anche lui passa i giorni a scrivere gli offusca la mente. Vuole che lei sappia. Che lei pensi a lui quando scrive e che provi quello che prova lui quando la pensa scrivere».
Il terzo capitolo racconta di Manuel, un ragazzino di undici anni che vive con la madre in una casa appartata in un bosco. In un walkman registra la propria voce, i suoi pensieri, la sua condizione di vita anomala fatta di solitudine; conscio di ignorare tutto quello che accade nel mondo, brama la conoscenza e il coinvolgimento che la vita sociale potrebbe offrigli. Manuel, anche se isolato, non è immune alla violenza e, come è successo agli altri personaggi dei racconti precedenti, è mosso da uno spirito di redenzione atto a liberarlo dalla oppressione che la brutalità scava creando e lacerando ferite a volte incurabili.
Come detto, qualcosa di profondo lega questi tre racconti, non solo gli atti di violenza e di affrancamento, ma anche un forte messaggio: la cura non è la solitudine o l’isolamento, non è la chiusura; la rete di protezione che gli affetti possono creare diventa quella barriera tra noi e la violenza che fa parte del genere umano, bisogna agire e per farlo il corpo, la mente e la pelle hanno bisogno di reazioni e interazioni. I tre racconti creano un romanzo teso e coeso; il secondo capitolo ha una costruzione particolare che colpisce per originalità, ma soprattutto cementa e regala profondità, generando quel collegamento fondamentale tra i primi due. All’apparenza il primo racconto può sembrare in alcuni punti, a livello narrativo, incoerente, ma quelle piccole incongruenze sono parte di un disegno più grande atto a prendere vita. Scritto con prosa sciolta, con qualche piccolo innesto di lirismo nel secondo capitolo, Machado guida il romanzo con una regia elegante e innovativa che ci permette, come sottolineato prima, di conoscere e apprezzare questo autore che, pur trattando un tema forte, scava nella sensibilità umana; un romanzo in cui ogni tessera di un domino ben posizionato cade schiacciando paura e smarrimento.