Concentrare l’attenzione di un lettore in poche pagine è molto difficile. Catturarla è complesso. Mantenerla viva è difficoltoso. Eppure Cynan Jones ci riesce in questo che non possiamo considerare né un romanzo né un racconto lungo ma una sorta di memoir, un diario di bordo di un viaggio dentro se stessi.
Attraverso la lettura di questi pensieri possiamo empatizzare con il protagonista, comprendendo il suo smarrimento nel ricostruire ciò che è accaduto. Un fulmine probabilmente l’ha colpito mentre è uscito col suo kayak per pescare, le ceneri di suo padre sono ormai disperse in mare e il suo pensiero rimbalza dalla figura paterna alla figura di donna che, incinta, l’aspetta a casa.
Sono parole evocative quelle di Jones, quasi poetiche, volubili, che come le onde del mare ben si adattano a questa forma narrativa così poco usuale. Jones descrive l’immensità dell’oceano e rielabora in chiave originale lo scontro con le forze della natura che implacabili e incontrollabili non si arrestano di fronte all’insignificante uomo. Ma i suoi pensieri ci raccontano anche dell’attesa infinita e nervosa, carica di suspense, nell’adocchiare la terra, una baia o un qualsiasi spazio che gli consenta di giungere a riva e poggiare i piedi sulla terraferma. Attesa è anche la gravidanza della compagna e il tempo che occorre trascorra lontano da lei.
Infine il tema della sopravvivenza. Il fulmine che l’ha colpito l’ha fortunatamente solo ferito. Ora occorre razionare il cibo e l’acqua rimasti a bordo del kayak nella speranza di giungere presto a riva. E la narrazione è anche lo specchio di questi sentimenti. A ondate come l’acqua del mare, così i pensieri si increspano e sbattono contro il bordo del kayak, poi si agitano per tornare calmi come dopo la tempesta. Vivi, pullulano di pesci sempre in movimento, senza soste. E le parole del padre sussurrate nella mente del protagonista che lo riconducono ad un atteggiamento più concreto e privo di ansie.
Era forse quello lo scopo del suo viaggio in mare aperto? Ritrovare il se stesso figlio ora che il padre è venuto a mancare? Prendersi del tempo per elaborare il lutto? Non se lo ricorda, qualcosa, un evento inaspettato ha rimosso tutti i ricordi più recenti e non può far altro che concentrarsi sul presente. A recuperare la sua identità ci penserà poi. Ora conta solo il momento attuale.
Il lettore viene guidato in maniera rocambolesca per queste novanta pagine scarse, nella speranza di un lieto fine ma nella lotta tra uomo e natura non c’è mai fine, nessun arbitro fischierà mai il termine della partita e così le pagine di questo diario si interrompono bruscamente proprio sul più bello, quando l’uomo sembra essere in vantaggio.