La poesia, stando nella propria regione di libertà, dovrebbe distendersi per ogni dove: e dunque, spiagge sì, e campagne, montagne e deserti, e persino – pensate un po’ – camere e stanze in cui qualcuno lotta e qualcuno sta bene. Essenziale, e causa di libertà, con grandi ampiezze di bussola e voci la cui consapevolezza, nei vari tempi storici, ha saputo rinverdire il mondo. Poiché dare nomi alle cose è quanto il poeta può e deve fare. Nelle infinite epoche, di tradizione occidentale e orientale, i poeti hanno scritto quel che hanno saputo – attraverso le loro lingue e idiomi – intorno allo strumento di parole che definiamo “poesia”: ora tutto è lì, in attesa di un metodo che uno o molti decidano di apprestare per rafforzare la memoria, e testimoniare la presenza in vita, nel mondo, di esseri umani che vedono al di là del mero ambiente circostante. Si tratta pur sempre di frequenze ottiche, di infinite onde che comunicando costruiscono la realtà.
Vale, dunque, frequentare un libro come questo: bell’allestimento da parte di colui che per molti decenni ha lavorato al servizio della poesia mondiale. Dal 1981 in poi migliaia di pagine pubblicate nella rivista “Poesia”, in libri editi e traduzioni di tutti i maggiori poeti greci fino all’enorme recente versione integrale del capolavoro di Kasantzakis, Odissea. Sette anni di lavoro per Nicola Crocetti, guida primaria di Poesie da spiaggia a cui si affida un Jovanotti (Lorenzo Cherubini) per nulla estraneo a questo mondo di parole e linguaggi. Lo dimostrano le domande dirette che lui pone a Crocetti nell’introduzione, con un gioco e di rimandi e affabilità che s’incrociano fra il “tipo da spiaggia” e “l’editore” riuscendo a dare il meglio di sé affinché il pubblico giovane possa accostarsi ai classici che subito dopo l’antologia presenta. Perché di “classici” si tratta, non ci si lasci fuorviare da una presunta operazione “commerciale”, al netto del fatto che per una volta commercio potrebbe non essere una bestemmia. Un libro simile Crocetti avrebbe potuto pubblicarlo anche qualche anno fa, prima dell’unione con Feltrinelli, ma le realtà editoriali sono complesse, l’economia lo è, anche la poesia fa la sua bella parte riguardo alle difficoltà. Di comprensione e di diffusione. Contro il disimpegno e l’effimero Crocetti è stato campione, e ora fiduciosamente si allea con Jovanotti, colui che fa cantare e sognare milioni di italiani ormai di diverse generazioni: ben oltre la soglia dei cinquant’anni certamente riesce a convincere chiunque che le canzoni possono essere bellissime, ma “la poesia è un’altra cosa, e anche più bella”.
La poesia può contrastare i tempi miserabili che viviamo, a questo serve Poesie da spiaggia, al sole o all’ombra o dovunque si ponga il libro ben aperto: Kavafis, Rimbaud, Neruda, Viviani, Dickinson, Lowell, Shakespeare, Ritsos, Baudelaire, Pasolini, Cattafi, Campana, Walcott, Mandel’štam, Stevens, Bachmann, Anedda, Montale, Cvetaeva, Brodskij, Lorca, Nove, De Angelis, Loi e decine di altri, aprono le frontiere, abbattono i sistemi, livellano i confini, e mostrano al lettore di ogni età come poter avviare la conoscenza del mondo e dei diversi destini. Certamente Jovanotti, incontrando centinaia di migliaia di persone, inviterà a innamorarsi, non importa di chi, ma importa come e a quale vicenda rivolgersi. Entro i termini di una vita è di certo apprezzabile, e le diverse lingue si spera conducano a una felicità mentale, all’abbondanza di parole fuori dalla propaganda. Leggere come i poeti hanno ascoltato la natura rende meno passivi, e dalla spiaggia alla vastità del mare i passi si allungano con forza rinnovata.