Corrado Augias / Una guida alla nostra epoca

Corrado Augias, La fine di Roma. Trionfo del cristianesimo, morte dell’Impero, Einaudi, pp. 296, euro 20,00 stampa, euro 9,99 epub

Corrado Augias s’immerge nella storia, antica e recente, col meritevole piglio che lo distingue e documentando fatti e passaggi che mettono a posto giunture temporali quasi sempre ignorate da certi personaggi più o meno televisivi e più o meno pubblicistici. Tenace, mai rassegnato, continua a riordinare la massa di artefatti attualmente in voga. Gran divulgatore di documenti e di ricostruzioni là dove monumenti e rovine hanno ancora voglia di parlare, di criticare i posteri, svelando quanto ai tanti resta oggi invisibile. Dall’attuale Augias è sconfortato e non suffraga, nell’involucro che procede ad alta velocità, la percezione di un tempo che spazza via i rimanenti impulsi sani del vivente. Per questo cammina nel paesaggio italiano, prova a narrare storia (poca) e mito (molto) del Cristo, costruisce documentari televisivi su città europee basati sui fatti e sulle azioni che le hanno determinate, contrastando le sottrazioni (belliche, sociali, programmatiche) a cui hanno dovuto sottostare lungo il corso dei secoli.

Il confuso è tra noi, guidato dall’espansione tecnologica, ma ogni libro di Augias tende a proteggere la residua identità, quella che un’attenta narrazione può riportare all’ascolto le menti contrarie al volgare appiattimento che ci circonda. Impossibile sottrarsi al salto d’epoca ma verità e bellezza pur essendo difficili, e dotati di una griffe alquanto tagliente, hanno bisogno di un’irresistibile cura. E dunque, in quest’ultima narrazione – costata all’autore ventisei mesi di lavoro – vengono riuniti momenti, figure, luoghi che sono stati testimoni del trionfo di una nuova stravolgente realtà e del declino (anche sanguinoso) di un mondo.

Come è successo, si chiede Augias, che dai profeti crocifissi si sia passati con “impensabile passaggio” a un potere che ha visto sul pianeta Terra l’esplicita Rivoluzione cristiana? La fine del mondo antico, della sua religione e dei suoi miti corrisponde a un giacimento di storie plurisecolari della cui testimonianza abbiamo gran sfoggio nella città di Roma. Il conflitto tra i seguaci della religione tradizionale e i fedeli del culto proclamantesi “unico e solo” e voluto da Dio, ha nelle vestigia (tra reperti, ricostruzioni e rimodellamenti) della città capitolina fonti ammirevoli e ammirate. Il mondo pagano e il mondo successivo hanno qui enormi quantità di tracce che testimoniano i combattimenti per l’affermarsi del nuovo. Non era mai accaduto, spiega Augias, che apparisse una fede per la cui affermazione s’era disposti a combattere e morire. Le divinità pagane erano ben diverse da ciò che il cristianesimo propugnava, giammai pensavano di poter imporre riferimenti morali, tutt’altro.

L’immagine di copertina del volume è luogo privilegiato perché mostra ed esprime il “quinto evangelista”, Paolo: una statua marmorea d’aspetto autorevole, munita di spada a doppio taglio, tagliente come la parola di Dio (Lettera agli Ebrei), e d’altronde arma con cui Paolo venne decapitato, riservandogli sorte meno crudele della crocifissione. Personaggio di cui si hanno notizie certe, gran viaggiatore e capace di scrivere lettere “di rilevante contenuto intellettuale”, disegno di una certa dottrina evangelica (più degli stessi Vangeli canonici) grazie alla quale alcuni studiosi lo considerano il più importante fondatore della religione cristiana.

La nuova disciplina di vita vinse sui costumi e sulle leggi romane, e contribuì nel bene e nel male alla caduta di un mondo. La storia di Roma è descritta in quest’opera attraverso le vicende di uomini, donne, luoghi e monumenti famosissimi o segreti ai più, si trasforma in una guida per passeggiatori dotati di occhi nuovi, per genti vogliose di conoscenza fuori da petulanti intenzioni, o pericolose derive reazionarie. Cosa è stato seppellito del pantheon romano dal cristianesimo originario, stravolto poi dal demone del potere temporale? Da perseguitati a persecutori i cristiani trovano in La fine di Roma una rete di narrazioni che Augias conduce dal trauma di Gerusalemme alle dimensioni mondiali assunte dalla religione cristiana soltanto tre secoli dopo. In ogni capitolo si svelano monumenti e rovine di Roma le cui pietre parlano ancora, con ricchezza inimmaginabile. La nostra epoca, dobbiamo crederlo, è tutta qui. Non saranno le piattaforme digitali, auguriamocelo, a stravolgerne struttura e voce.