Controcorrente

Nanni Cagnone, A ritroso. 2020-1975, Nottetempo, pp. 176, euro 10,00 stampa, euro 5,49 epub

Nanni Cagnone frantuma delicatamente la propria riservatezza e l’illibatezza dei precedenti libri cogliendo “a ritroso” per la collottola una manciata di poesie – e, per non ritrovarsi “maleducato” nei loro confronti per eventuali frammentazioni, tralascia i poemi pubblicati dagli anni Ottanta in poi. Bisognerà cercare altrove i vari Vaticinio, The Book of Giving Back, Il popolo delle cose, etc. Negli ultimi anni, va detto, la bibliografia si è infoltita: sembra che dal ritiro in Bomarzo il poeta abbia dimenticato la smemoratezza della poesia. Con l’atto del ricordare, la capacità di scrivere versi (così dice lui) ha concentrato desideri e penultime parole (mai ultime, per carità), ed è probabile che tutto questo non solo serva a promulgare poesie d’amore ma anche a togliere di mezzo l’indulgenza verso poeti nuovi già morti. Nuovi? Che termine masturbatorio.

Così ora molti possono smettere di provare nostalgia per qualcosa che è andato via: Nanni Cagnone è qui, A ritroso. Come dire, prodigo al contrario. Chissà perché s’insiste più sulla sua capacità percussiva (da ex batterista jazz) che sull’incessante astrazione sensuale dei versi, qua e là assecondando (citazione autoriale) la “nostalgia d’una poesia più semplice”. Non sarà condannato per aver lasciato dietro di sé una collezione di scaffali vuoti, pur avendo frequentato l’attività d’editore. Si guarda intorno, non arretra di fronte allo sventurato mondo digitale. Semplicemente aspetta che quel contratto scada. La vita avventurosa è capitata prima dell’avvento elettronico: una fortuna. Dopo c’è stato tutto il tempo per brandire una vita infine solitaria.

Leggete queste poesie, v’imbatterete in miriadi di orgogli, smodate fatiche, eclettismi, umori, devozioni e inguaribili amori. Tutto dentro il fiume sotterraneo del conservatorismo più futuribile che ci sia. Non pensate al futuro tecnologico, dateci un taglio. Ma al futuro di Parmenide e Eschilo – parafrasando l’autore – remastered. La poesia di Cagnone sta tra il linguaggio e il mondo, forse appartiene a entrambi e forse no. Un po’ devota, un po’ selvatica, del tutto fuori dalle circostanze. E poi, bisogna proprio dirlo, è del tutto nuda. Condizione che fa crescere l’interesse di molti, e la noncuranza di altrettanti.

L’invincibile poesia sta ancora in mezzo a chi sogna le frecce lanciate contro le stelle. Non ci si può sottrarre alle tempeste odierne, tuttavia la poesia continua a vestire gli anni del ligure di Carcare, lei stessa dotata di abiti conoscibili e tuttavia remoti: da Eschilo in poi, nei suoi libri vediamo fierezza talvolta ostentata e talvolta addolcita d’affetti sicuri, in vertiginosi e intrecciati versi da accordare sulle cose. Cose che non si scoraggiano di fronte alla goffa profondità di cui si servono gli esseri umani, e da cui sono fottuti. È innegabile.