Fra i molti aneddoti più o meno neri che si raccontano su Claude Seignolle (1917-2018), uno dei maggiori narratori fantastici di lingua francese nonché folklorista e compilatore della monumentale raccolta in quattro volumi Contes, récits et légendes des pays de France, c’è anche quello di essere stato il “santo” patrono della seconda chiesa di Satana torinese. Come certamente già sanno gli esperti in materia, e come confermato sulla pagina del CESNUR (Centro studi sulle nuove religioni) di Massimo Introvigne e Pier Luigi Zoccatelli, a Torino si impiantò nei tardi anni ’60, una prima chiesa satanica affiliata a quella californiana di Anton Szandor LaVey, ma la visione ateistica e razionalista di quest’ultima non soddisfaceva un nucleo occultista di adepti che, cercando il “vero satanismo”, si rivolse all’autore de Les Evangiles du Diable, Seignolle appunto, il quale, pur provenendo da studi etnologici e antropologici di stampo accademico, si dipingeva fantasiosamente come un esoterista depositario di conoscenze stregonesche apprese sul campo. Dopo averli ricevuti a Parigi lo scrittore – fra il serio e il faceto – benedisse i devoti satanisti torinesi e li invitò a perpetuare il culto. Così avvenne. Ancora oggi dovrebbe esistere a Torino una scismatica chiesa di Satana che deriva la propria “iniziazione” direttamente dall’insolito e presumibilmente lepido “papa nero” Claude Seignolle.
Satanismi e diavolerie a parte, Seignolle è uno scrittore di tutto rispetto, apprezzato e sostenuto da grandi della letteratura internazionale come Blaise Cendrars e Lawrence Durrell, è stato invece ignorato per anni in Italia. Ha fatto comunque in tempo a vedere finalmente pubblicata almeno una delle sue opere: nel 2001 – tradotta e curata da Daniela Cirillo che lo incontra personalmente e scrive un saggio critico su di lui, Claude Seignolle la scrittura e il sogno (2005) – esce La notte di Halles, una delle sue rare raccolte di ghost-stories urbane, percorrendo la vecchia Parigi sulle orme di Villon e di Nerval, e non rurali, ambientate nelle campagne della provincia, come di solito. Ora anche la collana Bizarre di Agenzia Alcatraz annuncia l’imminente pubblicazione dei Contes Macabres, usciti nel 1966 per la Bibliothèque Marabout. Ma è la Hypnos, nella collana Novecento fantastico, ad aggiudicarsi uno dei romanzi più importanti e conosciuti di Seignolle, pubblicato nel 1952 e suo primo grande e indiscusso successo: La Malvenue.
Romanzo affascinante che promana dalle profonde conoscenze folkloriche dell’autore, attinte percorrendo le campagne, frequentando cascinali e fattorie sperdute, assistendo a rituali arcaici, interrogando vecchi contadini, fattucchiere e santoni di provincia. Eppure, nello stesso tempo, Seignolle guarda anche ai grandi classici colti del fantastico francese, ai tòpoi romantici della bella dannata e della statua animata e mortifera, dalla Venere d’Ille di Prosper Mérimée alle dee d’oltretomba di Théophile Gautier, per distillare un concentrato di terrore superstizioso, di personaggi barbarici da romanzo verista alla Giovanni Verga – assai più che da naturalismo francese, troppo cittadino – di allucinati paesaggi palustri, di forte tensione erotica e di fantomatiche apparizioni.
Malvenue è una figura affascinante, ingenua ragazzina e malefica posseduta, innocente vittima predestinata e complice perpetuatrice di ignominie, preda del senso di colpa e della paura e insieme del compiacimento per il suo esaltante potere seduttivo: manipolatrice a sua volta manipolata da forze occulte e nefaste. Bella ma marchiata da un segno diabolico sulla fronte, fragile e spietata: intorno a lei ruotano corteggiatori e amanti, persecutori e perseguitati, fantasmi rimossi e oscure maledizioni, nell’incubo infernale della piromania. Lo stile ricco e sinuoso di Seignolle disegna scenari di una natura abbacinante che si squaderna epifanicamente attraverso le percezioni simultanee di tutti i cinque sensi contenendo e rivelando il sovrannaturale: cloache ribollenti di fanghiglie palustri, minacciose sabbie mobili, livide nebbie miasmatiche, segreti indicibili di una melma che inghiotte o che rivela misteri sepolti, che accoglie il primo selvaggio amplesso della sensuale fanciulla durante un temporale scatenato e intanto accerchia e intrappola la futura preda da sacrificare. Il contesto rurale e la collocazione temporale primonovecentesca accrescono il fascino sottilmente remoto e il gusto malsano di tutta la tenebrosa vicenda.
Sicuramente un testo da leggere e un autore da seguire, riscattando quell’indifferenza che fino a oggi nel nostro paese gli è stata riservata.