Christoph Ransmayr / Il transito nella Natura di Homo Sapiens

Christoph Ransmayr, L’inchino del gigante. Cinque brevi libri di viaggi e metamorfosi, tr. Marco Federici Solari, L’orma Editore, pp. 256, euro 22,00 stampa, euro 9,99 epub

Non conoscevo Christoph Ransmayr, austriaco nato nel 1954 e autore di numerosi romanzi e saggi, prima di avere in mano L’inchino del gigante. A essere sincero, devo ammettere che non avevo mai sentito il suo nome, lacuna imperdonabile per chiunque ami la letteratura. A parziale rimedio di questa mancanza ecco il volume edito da L’orma che raccoglie cinque suoi brevi libri, scelti dalla casa editrice insieme all’autore. Se il filo rosso che lega i racconti sono i viaggi – e non poteva essere altrimenti per un uomo che ha visitato i luoghi più remoti del nostro pianeta – in relazione alla metamorfosi, credo che questa definizione, seppure azzeccata, non sia esaustiva della potenza stilistica, filosofica e sociale che Ransmayr esprime nei suoi scritti.

L’immaginazione estrema e il crudo realismo che convivono magicamente nella sua narrativa formano una miscela micidiale, una denuncia sociale a cui non si è mai sottratto. Negli undici discorsi che ha tenuto in occasione del ritiro di premi letterari, onorificenze e mostre, non ha mai risparmiato accuse, neanche a chi lo ospitava: l’inumanità del capitalismo, il cinismo dei potenti, l’emarginazione dei più deboli, la mancanza di solidarietà e accoglienza verso gli immigrati, il predominio del potere economico su quello politico, la mancanza della redistribuzione globale delle risorse, i nazionalismi, il razzismo, l’abolizione dei diritti civili e dei diritti umani in nome di guerre preventive, le invasioni, i genocidi che fanno parte della storia dell’Europa e degli Stati Uniti, la distruzione delle culture e degli usi autoctoni da parte dei missionari europei, la mancanza di un valore univoco per ogni essere umano.

Nelle duecentocinquantasei pagine Ransmayr ci parla di tutto questo, con una lucidità impressionante, con un narrare apparentemente placido ma che entra prepotentemente nelle coscienze. E lo fa parlandoci dei suoi viaggi, in luoghi esotici ed estremi, dove la natura ha ancora la libertà di esprimere tutta la sua forza senza che nessuno cerchi di asservirla ai propri scopi. Perché se la letteratura, ogni lettura che facciamo – come ogni viaggio che intraprendiamo – porta a una metamorfosi, a un cambiamento, il suo contributo al miglioramento del mondo è di poca importanza: “Per farvi un esempio, voglio citare una figura il cui nome, a differenza di un’orda di generali e di sudditi complici – tra i quali non pochi poeti –, viene spesso dimenticato nelle enciclopedie, l’operaio Georg Elser: se il suo attentato dinamitardo contro Adolf Hitler – compiuto nel novembre 1939 e per il quale pagò con la vita – avesse avuto successo, allora verosimilmente un singolo uomo avrebbe esercitato un effetto politico di gran lunga più rilevante di tutta la letteratura della sua lingua e del suo tempo messa insieme.”

Nel Signore e signori sott’acqua ci narra, ispirato da sette fotografie di Manfred Wakolbinger, della metamorfosi di un uomo che si ritrova trasformato in un calamaro di Lesson. Il signor Blueher era custode di un museo, timido e asociale che non amava gli esseri umani e talmente timoroso dell’acqua che non aveva neanche imparato a nuotare. I suoi ricordi d’aria, come li definisce il protagonista, sono ancora vivi nella sua mente e un giorno scopre che non è l’unico al mondo ad aver subito una metamorfosi che apprezza: nel mondo marino si trova più a suo agio che sulla terra, i suoi rapporti con i suoi simili ex umani sono gradevoli, e piano piano la comunità si allarga a sette esemplari. A un certo punto capisce che la loro trasformazione non è che un primo passo verso una forma ancora più primitiva, come se raggiungere la semplicità assoluta li libererà da ogni legame mentale e libererà, definitivamente, il mondo dalla presenza degli umani. E il cosmo potrà generare figure e creature magari grottesche e malvagie ma (forse) più affettuose e benevole di quanto noi non siamo mai stati. Così si chiude questo racconto immaginifico, caustico e definitivo che racchiude l’essenza di questo splendido e prezioso libro e la forza di uno scrittore fondamentale per la letteratura europea e non solo.