Sono passati più di dieci anni dalla prima pubblicazione in lingua originale di Anime, il romanzo della statunitense Christine Schutt, finalista al premio Pulitzer 2009. La storia è ambientata alla fine anni Novanta ed è stato tradotto e pubblicato per la prima volta in italiano da Playground. Nonostante il passare degli anni, il romanzo non ha affatto perso di attualità.
La storia si svolge a New York, ma è una metropoli che fa a malapena da sfondo alla narrazione. Gli unici luoghi a venir menzionati, appena descritti e con scarsi particolari, sono le abitazioni, l’ospedale e il protagonista indiscusso del romanzo, la prestigiosa Siddons School, il liceo femminile per alunne provenienti da famiglie facoltose. Ma nemmeno il luogo eletto a contenere la vicenda, in quanto centro in cui si intrecciano in un modo o nell’altro le vite di tutti i personaggi, riesce ad assumere un’identità dominante, una caratterizzazione di spazio con una storia. La narrazione si snoda attraverso i punti di vista che passano efficacemente tra i vari personaggi. Ognuno descrive attraverso le sue parole ciò che sta vivendo, diventando il narratore di alcune parti della storia e insieme mettendo a nudo qualcosa di sé.
La storia ha inizio quando la comunità che si raccoglie attorno al liceo viene scossa dalla malattia di Astra Dell, una delle ragazze più popolari della scuola, e il cancro entra prepotentemente nella vita delle alunne per cambiare le loro vite. Le osserveremo nel mutare della loro quotidianità, quando Marlene fa visita ad Astra e la protegge dalla sua migliore amica Car e dalle sue lettere piene di parole dure, o quando le altre compagne Alex, Suki, Lisa, Kitty iniziano a reagire alla sua assenza. La malattia di Astra diventa progressivamente un nuovo centro verso cui anche gli adulti si confrontano: i suoi insegnanti, Anna Mazur e Tim Weeks che vanno a trovarla in ospedale e che trovano un terreno di condivisione inaspettato, così la madre di Lisa e quella di Car che osservano sgomente i cambiamenti delle loro figlie. E Astra, come richiama il suo nome, è una stella, una ragazza con una condotta impeccabile che diventa ancora più perfetta nella tragedia.
Nonostante la gravità dell’evento, nel procedere della narrazione si coglie sempre più quanto il dramma della protagonista sia un pretesto per scavare nell’interiorità dei personaggi, per raccontare ciò che accade non a lei ma attorno a lei. La malattia di una giovane ragazza, nonostante sia sfortunatamente comune, rimane qualcosa di dissonante, qualcosa che non dovrebbe accadere, e che crea disagio e insicurezza nelle persone messe di fronte a un evento stonato che non sono capaci di affrontare. “Un sacco di gente non piange davvero per lei. È tutta una recita”, asserisce una delle ragazze. Ed è vero, sicuramente il dolore degli altri colpisce, ma diventa anche un palcoscenico in cui mostrarci agli altri e osservare noi stessi, sondare le nostre capacità recitative nell’esprimere afflizione e vicinanza alle tragedie di qualcun altro. Si dice che conoscere le disgrazie degli altri ci ricorda la fortuna dell’averle evitate e ci rassicura, non è capitato a noi ma a loro. Quanto è un dolore sentito e quanto uno che riteniamo di dover provare? Le uniche persone assorbite dalla sofferenza sono Astra, a livello fisico, e il signor Dell, suo padre, atterrito e quasi impacciato di fronte a questo decadimento della figlia adolescente che non riesce ad accettare.
Anime è un romanzo che parla dell’universo della giovinezza, immenso e denso di emozioni che ci sembrano più forti di tutto, ma che sono solo un assaggio della vita reale. Ci parla di dolori, abusi e difficoltà che queste ragazze, con fatica e con grande forza, cercano di affrontare e superare, non sempre riuscendoci, spesso circondate da una pesante solitudine. Ma è soprattutto una storia di figli e di genitori, di giovani e adulti separati da un muro di incomprensione che sembra insormontabile. Adulti infantili, pieni di insicurezze e di paure, genitori inetti che hanno cresciuto giovani che molto probabilmente si trasformeranno nelle loro copie. Alcuni che tentano di fare di meglio e altri troppo assorbiti da sé stessi anche solo per provaci.
La scrittura scorre fluida, senza intoppi; lo stile dell’autrice è essenziale ma allo stesso tempo ricco, con una ottima capacità di costruzione della psicologia dei personaggi. Ma, alla fine della lettura, la trama non sembra essere riuscita a raggiungere quella profondità verso cui la vicenda sembrava volersi dirigere, forse a causa della scelta di affrontare un tema inflazionato che è difficile rendere in maniera innovativa, ma che rimane narrativamente interessante.