In una posizione di mediazione tra l’ambito del weird e quello del “marxismo gotico” – formulazione che, nelle sue teorizzazioni per così dire “più ortodosse”, non ha ancora ottenuto adeguata traduzione italiana – e a tratti invischiato nelle dinamiche che ancora oggi rendono difficile il commercio tra letteratura “alta” e di “genere”, il nome di China Miéville gode di una riconoscibilità peculiare, forse idiosincratica, sulla scena letteraria internazionale. In altre parole, il suo nome risulta certamente noto presso diversi tipi di pubblico, ma non può ancora vantare quella diffusione “generalista” che, di fatto, meriterebbe. Per tornare poi all’editoria italiana, molti romanzi di Miéville sono stati puntualmente pubblicati in Italia, da Fanucci, ma la sua produzione saggistica e di narrativa breve resta inesplorata, con l’eccezione di Ottobre. Storia della rivoluzione russa, nel centenario della rivoluzione russa e pubblicato in Italia da Nutrimenti).
Risponde anche a questa lacuna l’iniziativa editoriale di Moscabianca Edizioni, che da qualche mese ha accolto il racconto A Jake, con amore – brillantemente tradotto da Lucrezia Pei e illustrato (con un’estetica curiosamente aggiornata, nell’inevitabile passaggio del tempo e delle generazioni) da Simone Pace – come quinto numero della collana di racconti illustrati “Cuspidi”, diretta da Diletta Crudeli. L’originale, Looking for Jake, era il racconto di apertura dell’omonima raccolta di racconti, la prima ad essere stata pubblicata da Miéville nel 2005: scritto ancora prima, nel 1998, il testo è stato con ogni probabilità una delle prime prove di narrativa dell’autore (e qualche elemento del testo, in effetti, risente della scrittura d’esordio). Tuttavia, oltre a fornire qualche spunto filologico ai lettori più fedeli (nonché, si auspica, a qualche voce critica in più), il racconto risulta anche in perfetta sintonia con la situazione in cui viene pubblicata la traduzione italiana, quasi venticinque anni dopo.
Si sta parlando di distopia, naturalmente, nell’ambito di quella distopia realizzata che è ormai intorno a noi. Tuttavia, la narrazione di A Jake, con amore è più localizzata, essendo ambientata in una Londra desolata e messa in scacco da alcuni non meglio precisati temibili predatori. Notevole, a questo proposito, anche il riferimento temporale contenuto in un rapido accenno alla Guy Fawkes Night, o “notte dei falò”, ossia al 5 novembre, data che ricorda l’arresto di Guy Fawkes, nel 1605, e lo sventato complotto ai danni della monarchia britannica. D’altronde, è proprio nella stagione che va dalla scrittura alla pubblicazione in volume del racconto di Miéville che escono anche libro (1998) e film (2005) di V per Vendetta e, dato ancora più importante, la cosiddetta “maschera di Guy Fawkes” entrerà nell’uso di molti gruppi di attivisti e hacktivisti.
Insomma, non è una fine del mondo qualunque, quella di Miéville, ma centellina indizi nella tradizione del weird, in virtù dei quali la progressiva sparizione di esseri umani dallo scenario di Londra potrebbe essere indice di qualcos’altro. Senza entrare nel merito di questo “qualcos’altro”, per evitare di orientare in alcun modo l’esperienza di lettura del testo, resta però opportuno rilevare la presenza di un’altra suggestione che, a quasi venticinque anni di distanza, risulta molto interessante: l’attraversamento della città desolata e pericolosa potrebbe essere l’inizio di un nuovo mito (cruciali i due riferimenti a Orfeo, in questo senso), ma il narratore sa che un presente marcato dalla distopia non può generare nuove mitologie senza correre il rischio di banalizzare la propria stessa interpretazione.
Un monito che la forma epistolare del racconto indirizza verso chi legge questa lettera A Jake, con amore a più di due decenni di distanza, in un momento in cui distopia e mito della distopia hanno direttamente di fronte a loro questo rischio – specie se non si è letto Miéville, anche questo Miéville.